Sono quartese da diverse generazioni. E in queste condizioni ho potuto conoscere i racconti di una città che in pochi anni è passata dall’essere un piccolo paese agricolo a un grande centro di servizi. Da quando ci voleva un’intera giornata di cammino per andare e tornare da Cagliari, sono cambiate parecchie cose.
Quartu è cresciuta a dismisura, in particolar modo negli anni ’80. La speculazione edilizia ha fatto nascere interi quartieri come Pitz’e Serra, e ha portato la popolazione da 30mila a 60mila abitanti nello spazio temporale di vent’anni (censimenti 1971-1991). Oggi gli abitanti sfiorano le 70mila unità, ma la città non è ancora riuscita a modificare la visione e la prospettiva di sé stessa. Rimane condizionata dal suo campanilismo e dal suo primordiale spirito agricolo e vive il confronto con il territorio circostante con conflittualità. Pesa l’assenza nel dibattito cittadino dei neoquartesi, principalmente cagliaritani trasferitisi nel nostro borgo, che faticano a vivere la città con protagonismo.
Proprio loro possono essere i promotori del cambiamento di questa città verso una dimensione metropolitana; una nuova cittadinanza dove il confine tra quartese, cagliaritano, selargino, etc. è sempre più labile e indefinito. L’incremento del numero di abitanti ha generato una crescita dei servizi tale che oggi non ci sono solo i quartesi che lavorano a Cagliari, ma anche i cagliaritani che lavorano a Quartu. Il nuovo cittadino dell’Area Vasta è quindi metropolitano.
Un contributo significativo in questo cambio di visione possono e devono darlo quei cittadini che fanno parte della cosiddetta generazione Erasmus, cioè quei giovani e meno giovani che hanno visto il mondo e hanno sviluppato uno sguardo aperto verso tutte le realtà che ci circondano. Loro, insieme ai neoquartesi, formano la Generazione Metropolitana.
http://cambiamoquartu.wordpress.com/2014/07/21/generazione-metropolitana/
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