mercoledì 24 aprile 2013

La retorica anti-Social (e antistorica) del PD


Alla direzione nazionale del Pd (23/04/2013) è emersa una retorica anti-Social, verso Facebook, Twitter e Blogs, che mette a nudo il tasso di conformismo e di inadeguatezza dei suoi vertici. Oltreché una moderata smemoratezza.
Ci si dimentica probabilmente quanto è avvenuto appena due anni fa, alle elezioni amministrative del 2011. Allora il centrosinistra riuscì un'impresa storica: conquistare la guida di città come Milano e come Cagliari. Cosa che fino ad allora sembrava impossibile. I vertici PD si dimenticano del ruolo che giocarono in quella tornata i Social network. O forse non l'hanno mai realizzato e fino ad oggi sono rimasti convinti che quel risultato fosse dovuto unicamente ai loro colpi di genio. O forse proprio non gli stava bene vincere in questo modo? In ogni caso qualcosa non va. Non si può negare quanto sia stato determinante il tam-tam che correva sui Social, dove puntualmente venivano sputtanate e ridicolizzate le esternazioni di Santanchè e di altri esponenti del centrodestra, trasformandole di fatto in un boomerang. Vogliono negare l'importanza delle pagine È tutta colpa di Pisapia o degli hashtags #batcaverna e #Sucate? E il video Il favoloso mondo di Pisapie pubblicato su youtube, poi diffuso tramite i social, era solo contorno o ha spostato voti? E la successiva campagna per i referendum? I quattro motorini Sì Piaggio che invitavano a votare 4 sì al referendum, ce li siamo dimenticati?



Ai miei occhi l'invito di Bersani, Bindi e Franceschini, ad ignorare quanto viene da questo mondo appare retrogrado ed imbarazzante. Appare come il tentativo di conservazione di un mondo vecchio che non vuole adeguarsi alla realtà del progresso. Nel 1500 avrebbero contrastato Martin Lutero denigrando le tipografie e a inizio '900 avrebbero giustificato l'ascesa di Mussolini e Hitler denigrando la radio e il cinematografo. Si aspettavano forse che i social avrebbero portato vantaggi solo per loro. Un luogo dove avrebbero potuto rappresentare sé stessi come piaceva loro, dove avrebbero potuto raggiungere facilmente potenziali elettori. E a costi ridotti per giunta. Ma allo stesso tempo sono gli elettori che possono raggiungere facilmente i loro eletti, è il rovescio della medaglia. E in un democrazia, quando il rapporto tra eletto ed elettore diventa più snello, non mi sembra che sia una cattiva cosa, anzi. Sì, è vero, i leader devono prendere decisioni, ma questo non significa che non debbano prestare attenzione all'umore dell'opinione pubblica, che oggi si esprime e si forma tramite questi nuovi strumenti. Se c'è qualcosa che ha sbagliato il PD e il csx, è stato proprio quello di stare troppo lontano da questo mondo, e non viceversa. O meglio ancora, di non essere stato capace di coinvolgere quelle forze fresche che di questi strumenti hanno padronanza.

P.S. “non sopravvive il più forte o il più intelligente, ma chi si adatta più velocemente al cambiamento”.  (Charles Darwin)