Alla direzione
nazionale del Pd (23/04/2013) è emersa una retorica anti-Social,
verso Facebook, Twitter e Blogs, che mette a nudo il tasso di
conformismo e di inadeguatezza dei suoi vertici. Oltreché una
moderata smemoratezza.
Ci si dimentica
probabilmente quanto è avvenuto appena due anni fa, alle elezioni
amministrative del 2011. Allora il centrosinistra riuscì un'impresa
storica: conquistare la guida di città come Milano e come Cagliari.
Cosa che fino ad allora sembrava impossibile. I vertici PD si
dimenticano del ruolo che giocarono in quella tornata i Social
network. O forse non l'hanno mai realizzato e fino ad oggi sono
rimasti convinti che quel risultato fosse dovuto unicamente ai loro
colpi di genio. O forse proprio non gli stava bene vincere in questo modo? In ogni caso qualcosa non va. Non si può negare quanto sia stato determinante il
tam-tam che correva sui Social, dove puntualmente venivano sputtanate
e ridicolizzate le esternazioni di Santanchè e di altri esponenti
del centrodestra, trasformandole di fatto in un boomerang. Vogliono
negare l'importanza delle pagine È tutta colpa di Pisapia o
degli hashtags #batcaverna e #Sucate? E il video Il favoloso mondo di Pisapie pubblicato su youtube, poi diffuso tramite i social, era solo
contorno o ha spostato voti? E la successiva campagna per i
referendum? I quattro motorini Sì Piaggio che invitavano a votare 4
sì al referendum, ce li siamo
dimenticati?
Ai miei occhi
l'invito di Bersani, Bindi e Franceschini, ad ignorare quanto viene da
questo mondo appare retrogrado ed imbarazzante. Appare come il
tentativo di conservazione di un mondo vecchio che non vuole
adeguarsi alla realtà del progresso. Nel 1500 avrebbero contrastato
Martin Lutero denigrando le tipografie e a inizio '900 avrebbero
giustificato l'ascesa di Mussolini e Hitler denigrando la radio e il
cinematografo. Si aspettavano forse che i social avrebbero portato
vantaggi solo per loro. Un luogo dove avrebbero potuto rappresentare
sé stessi come piaceva loro, dove avrebbero potuto raggiungere
facilmente potenziali elettori. E a costi ridotti per giunta. Ma allo
stesso tempo sono gli elettori che possono raggiungere facilmente i
loro eletti, è il rovescio della medaglia. E in un democrazia,
quando il rapporto tra eletto ed elettore diventa più snello, non mi
sembra che sia una cattiva cosa, anzi. Sì, è vero, i leader devono
prendere decisioni, ma questo non significa che non debbano prestare
attenzione all'umore dell'opinione pubblica, che oggi si esprime e si
forma tramite questi nuovi strumenti. Se c'è qualcosa che ha
sbagliato il PD e il csx, è stato proprio quello di stare troppo
lontano da questo mondo, e non viceversa. O meglio ancora, di non
essere stato capace di coinvolgere quelle forze fresche che di questi
strumenti hanno padronanza.
P.S. “non sopravvive il più forte o il più intelligente, ma chi si adatta più velocemente al cambiamento”. (Charles Darwin)