lunedì 30 luglio 2007

Due paroline su Kilombo

Devo ammettere che quando ho chiesto di diventare parte di questa comunità l'ho fatto soprattutto per dare spazio alla mia voce e proporre le mie opinioni. Il progetto Kilombo mi è subito piaciuto perché offriva a me e a tante altre persone la possibilità di confrontarsi politicamente. Utile anche l'obbligo che viene posto ai membri di consentire i commenti al loro post. Quando si parla di confrontarsi è necessario infatti, più che parlare, ascoltare.
Sembra che molti kilombiani non l'abbiano capito e così capita che inseriscano più post al giorno e probabilmente non ne leggono neanche uno, violando così lo spirito della comunità espresso nella art.3 della carta(mi riferisco al socialista Giovanidubbiosi); e la parentesi che spiega che basta essere un blog collettivo per postare due volte mi sembra poco seria perché in uno spazio indefinito e incontrollabile come il web, chiunque può dichiarare di possedere un blog collettivo(ci metto mia zia, mia nonna, e tutti gli amici di quartiere e il gioco è fatto).

Poi ti capita di incontrare chi richiede per commentare l'iscrizione al suo sito e stranamente è un sito che appartiene a Sinistra Democratica (mi riferisco a Insiemeasinistra). Non mi sembra sia lecito chiedere l'iscrizione a un sito per commentare, non sarebbe un commento libero e la considero una violazione palese dell art.4 della carta. Insomma, la mia iscrizione potrebbe essere usata per qualsiasi motivo, per fini statistici o per spammare il mio indirizzo di posta elettronica, magari a fini propagandistici(le mie sono solo allusioni), e non ho mai commentato su questo blog semplicemente perché la sento come una violenza a cui non credevo di essere sottoposto entrando a far parte di questa comunità. Comunque questi due esempi sono una dimostrazione della salute di cui gode Kilombo in quanto sta diventando terreno di caccia per conquistare nuovi adepti.

Poi ci sono gli amici-compagni dell'estrema sinistra che ritenendosi depositari di una verità assoluta si sentono spesso e volentieri autorizzati a usare epiteti offensivi e risposte sprezzanti contro chi esprime opinioni differenti o contrastanti con le loro e dopo invocano a gran voce la libertà di parola che a me pare più che altro un diritto di offendere e quindi una prepotenza tipica di chi si sente il dominus del gruppo. Violano così palesemente gli articoli 9 e 10 della carta.

Si è discusso recentemente sulla possibilità dell'espulsione di uno kilombiano per questi motivi. Credo che questa fosse una soluzione estrema, ma è necessario prevedere altre forme di penalità che limitino questi comportamenti (ad esempio la sospensione alla pubblicazione di post per un certo periodo). Le polemiche nei confronti della redazione per la censura di alcuni post sono incomprensibili: la redazione è eletta proprio per svolgere questo compito, per tutelare il rispetto della carta, quindi non può consentire la pubblicazione di post contrari a questi principi altrimenti Kilombo rischia di diventare un "puttanaio", come si dice dalle mie parti, e il confronto politico andrebbe a farsi benedire: sarebbe solo una cagnara.

giovedì 26 luglio 2007

Plutone è ancora un pianeta?

Mi spiace deludervi ma in questo post non si parla di scienza. Il titolo prende spunto da un'ordine del giorno fissato dalla Commissione Cultura del comune di Lamezia Terme, un odg valido come pretesto per intascare il gettone di presenza, come se una commissione comunale abbia il compito o sia capace di sostituirsi ai professionisti della scienza. E' con queste parole che si conclude il libro La casta di Rizzo e Stella: se non avete ancora capito dove diavolo vanno a finire i soldi versati allo Stato leggetevi questo libro dove troverete notizie spaventose.
Ad esempio scoprirete che il governo Berlusconi nei sue cinque anni di governo ha speso la bellezza di 650 milioni di euro per acquistare nuove proprietà e per ristrutturarle o ancora che la Regione Sicilia dispone di 18000 mila dipendenti. Varie sono le informazioni che vengono date tanto che ci si perde nei numeri, ma è lampante che la nostra classe politica si comporta come una moderna aristocrazia. Trasporti gratis, ristoranti a prezzi stracciati, tessera del cinema, diaria e contributi per i portaborse che si aggirano sui 5mila euro (oltretutto i portaborse spesso lavorano in nero). Pensavamo di esserci liberati di un certo modo di fare e di concepire la politica con Tangentopoli ma in realtà le cose sono addirittura peggiorate. Nel '91 ci fu una legge che vietava il finanziamento pubblico ai partiti aggirata con la norma sui rimborsi elettorali. Si parte da un rimborso di 1600 lire di allora per ogni elettore e si arriva, col consenso compatto di tutte le forze politiche, a 10 euro per elettore. Ciò significa che ogni volta che andate a votare la lista su cui segnate una croce incasserà dieci euro, quindi la lista Uniti nell'Ulivo ha ricevuto qualcosa come 110 milioni di euro per le politiche del 2006. E questo succede per ogni elezione: regionali, provinciali, comunali e anche i comitati referendari ricevono un rimborso. Tutto ciò è spaventoso, così come sono spaventose le spese delle istituzioni per l'acquisto di nuovi edifici, per l'assunzione di numerosi impiegati, per l'acquisto di consulenze esterne: tutto per conservare il proprio serbatoio elettorale. Come i principi medievali i nostri politici vivono nel lusso e distribuiscono favori a destra e a manca per conservare le loro posizioni di potere, sono oramai dei cortigiani che in Parlamento si scornano per conservare il loro potere disinteressandosi delle esigenze del popolo. Si dice che Rizzo e Stella abbiamo scatenato un nuovo sentimento di antipolitica ma io non ci vedo nulla di antipolitico nel chiedere moderazione nell'uso dei soldi pubblici e in generale nel rispetto di tutto ciò che è pubblico, ruoli compresi. Credo invece che l'antipolitica sia esercitata proprio dalla nostra classe politica.

lunedì 23 luglio 2007

Costi retroattivi del governo Berlusconi

Nei post precedenti, si è cercato di verificare il successo della “rivoluzione digitale” introdotto dalla legge Gasparri (c.d. salva rete 4) e come è stato facile constatare non è risultato essere quel successo tanto sbandierato. E’ dei giorni scorsi la notizia che anche la Commissione UE ha bocciato la riforma dell’ex ministro auspicando un riassetto del sistema radiotelevisivo italiano che consenta e permetta un effettivo ingresso da parte di nuovi soggetti. In sintesi, l’UE boccia la legge nel momento in cui non fa altro che trasferire dall’analogico al digitale il duopolio Rai-Mediaset. Il parlamento ha ora due mesi di tempo per approvare la nuova legge (proposta dal ministro Gentiloni) pena il ricorso davanti alla Corte di Giustizia europea. La conseguenza potrebbe essere una sanzione economica a carico dell’Italia che come giustamente ha fatto notare qualcuno pagherebbero i cittadini per una delle tante leggi “ad personam” del governo Berlusconi.

di Tore

venerdì 20 luglio 2007

L'accordo sulle pensioni

Dalla riunione del Consiglio dei Ministri si è giunti ad un accordo per la riforma del sistema pensionistico alle ore 5.31 del 20 luglio:

  • dal primo gennaio 2008 si andrà in pensione a 58 anni.
  • dall' 1 luglio 2009 si andrà in pensione a quota 95 (somma di età e di anni di contributi) o in alternativa a 59 anni.
  • dall'1 gennaio 2011 in pensione si va a quota 96 o a 60 anni.
  • dall' 1 gennaio 2013 si andrà in pensione a quota 97 o a 61 anni.

Questo per i lavoratori dipendenti mentre per i lavoratori autonomi basta aumentare tutti i dati forniti di una unità per individuare le quote necessarie.

Sono stati stabiliti anche i criteri per determinare quali sono i lavori usuranti:

  • i lavoratori impegnati in attività previsto dal decreto del Ministero del Lavoro del 1999 (decreto Salvi)
  • lavoratori considerati notturni
  • lavoratori adetti a linea catena: lavoratori dell'industria addetti alla produzione in serie; lavoratori vincolati all'osservanza di un determinato ritmo produttivo; lavoratori che ripetono continuamente lo stesso ciclo lavorativo su parti staccate di un prodotto finale;
  • conducenti di mezzi pubblici pesanti

Costoro potranno richiedere il diritto a pensione con requisito anagrafico ridotto di tre anni rispetto a quello previsto purchè abbiamo svolto tale attività per almeno metà del periodo di lavoro complessivo o almeno 7 anni negli ultimi dieci di attività lavorativa.

Mi pare un buon accordo tutto sommato, un accordo che da respiro a questo governo moribondo e che permette di non scaricare ingiustamente tutto il peso di una situazione insostenibile su un unica classe d'età. Si respira un po'.

giovedì 19 luglio 2007

Il Partito Democratico è....


Create polls and vote for free. dPolls.com



Cosa è il partito democratico? E' una domanda che un po' tutti si fanno, aderenti e non aderenti. Questo sondaggio è più che altro un termometro delle speranze e forse ne ho tralasciata qualcuna. Ovviamente io, così come il 29% dei partecipanti, spero che sarà un partito liberalsocialista che vada oltre i dottrinarismi delle due chiese che hanno dominato l'Italia negli ultimi cinquant'anni(Urss e Vaticano). Spero che sia la prosecuzione dell'azione di Gramsci e Gobetti che puntavano a realizzare una democrazia compiuta nel nostro paese. Il 46% invece spera che sarà una Dc che guarda a sinistra e a sperarlo è soprattutto la sinistra rimasta fuori da questo progetto, ma potrebbero rimanere delusi. Il 25% per un partito cattocomunista è invece la scelta dei diffidenti che vedono in questo progetto semplicemente l'unione di due partiti, niente di nuovo sotto il sole anche se, visti i tempi caratterizzati dalla continua frammentazione partitica, la novità è veramente tale.

martedì 17 luglio 2007

Delle giovanili di partito

Esistono due scuole di pensiero sulle giovanili di partito. Una, la maggioritaria, ritiene che abbiano la loro utilità nel permettere ai giovani di formarsi politicamente e di "giocare" a fare politica; avvicinano altri giovani e rappresentano le problematiche specifiche di una generazione. L'altra la considera un limite all'azione politica dei giovani: un luogo dove rifugiarsi e ghettizzarsi, un luogo utile più che altro agli adulti nel tenere a freno gli ardori giovanili.
Per i giovani è difficile comprendere l'utilità e la necessità dell'impegno politico perché per natura non abituati a programmare, a pensare al futuro; soprattutto in una generazione viziata e abituata a tutti i confort e sottoposta a un incessante bombardamento mediatico che li invita a preoccuparsi unicamente del loro look. Aggregare quindi queste forze fresche può essere utile a creare contatti e relazioni che si svilupperanno nel tempo, ad avvicinare lentamente i giovani al mondo della politica, a prepararli alle insidie che nasconde, alle invidie, alle tensioni, alle ambizioni che inevitabilmente l'esercizio del potere comporta.

Per contro bisogna dire che spesso e volentieri essere "giovane" diventa un etichetta e un limite. Se sei giovane puoi aspettare, se sei giovane devi ancora crescere, non sei maturo, quindi devi rimanere in panchina. "Il tempo è dalla tua parte", "il futuro è vostro", ma spesso al futuro bisogna iniziare a pensare da subito e quando si inizia a farlo è troppo tardi.

La giovanile serve ai partiti per formare una classe dirigente che cresca "giocando" o è un efficace organizzazione in grado di rappresentare una categoria sociale e di raccogliere consenso politico? Nel primo caso la considero inutile, anzi un limite alle forze fresche di esprimersi: Gramsci e Gobetti non ebbero bisogno delle giovanili per emergere nello scenario politico. Nel secondo caso invece la considero qualcosa che manca, incapace di sviluppare nei giovani una coscienza politica, qualcosa di cui al giorno d'oggi si sente una forte necessità, giovanili o non giovanili di partito.

venerdì 13 luglio 2007

La rivoluzione digitale - Atto II: l'involuzione

La TV digitale è destinata a diventare, per legge, l'unico modo di trasmettere programmi televisivi. Lo switchover avrà luogo, in momenti diversi, tra il 2008 ed il 2012, in Italia, in tutta Europa ed in USA, decretando la fine del segnale analogico. Sia la televisione satellitare, sia la televisione digitale terrestre, sia la televisione via cavo, sia la televisione via Internet, sia la televisione su dispositivi mobili utilizzano infatti un protocollo di trasmissione digitale del segnale.
I risultati "visti" finora, come già detto nel post precedente, stanno lasciando un'espressione perplessa sul volto di tutti i cittadini della Sardegna e Val d'Aosta, ma non è questo l'aspetto più drammatico.
Nel primo post si discuteva sulle motivazioni che hanno spinto all'adozione del digitale. Si è parlato anche di un'ipotetica possibilità per nuovi soggetti di affacciarsi nel panorama radiotelevisivo. All'orizzonte invece non un processo di liberalizzazione nel mondo radiotelevisivo, bensì un panorama potenzialmente involuto.

Il digitale risulterà meno accessibile della vecchia Tv analogica: il DVB Project

Fondato nel 1993, il DVB (Digital Video Broadcasting = TV digitale) Project è un consorzio CHIUSO di 260 aziende che sviluppano gli standard necessari alla trasmissione digitale del segnale in molti Paesi del mondo: DVB-S (satellitare), DVB-C (via cavo), DVB-T (digitale terrestre), DVB-H (sistemi mobili). Le aziende che fanno parte del DVB Project rappresentano la maggioranza dei produttori mondiali, per cui gli strumenti tecnici da loro prodotti rispondono solo ed esclusivamente agli standard da loro stessi definiti. Anche se non esiste una legge, si può dire che il DVB Project ha, attraverso la tecnica, stabilito una legge. Chi volesse trasmettere segnali audio e video digitali nel mondo deve sottostare agli standard del DVB Project. A meno di utilizzare prodotti e standard alternativi, con tutti i problemi e le difficoltà connesse. Ma il dramma non è finito. Se all'inizio il DVB si occupava di sviluppare standards e il loro interesse terminava laddove avveniva la ricezione del segnale, a partire dal 2003 il DVB si è dedicato, spendendo sempre più energie col tempo, ad un nuovo progetto, il progetto CPCM, che mina il principio di libertà in molti campi. Il CPCM, acronimo che sta per "Content Protection and Copy Management", è un progetto che, a detta del DVB Project, sarebbe destinato a proteggere i diritti legali dei produttori di contenuti, ma che in realtà prevede alcuni gravi, quanto assurdi, vincoli che rappresentano, potenzialmente, una forte limitazione alla competitività nell'industria tecnologica, allo sviluppo, alla crescita artistica, alla libertà di informazione, ai diritti del consumatore. Il CPCM, spacciato dal DVB come un sistema in difesa del copyright, andrebbe a difendere dei diritti che non sono previsti da alcun sistema nazionale di copyright, né dalla Convenzione di Berna. Ancora, le possibilità di azione da parte del DVB consentirebbero di operare anche forme di censura su contenuti scomodi, ovviamente sotto la direzione del potere politico di turno. Si tratta di forme di controllo operate attraverso un monopolio tecnologico e con l'uso di vincoli implementati sia a livello software che hardware, vincoli ineludibili neppure a livello teorico.

- Le critiche al DVB mosse dall'EFF (Electronic Frontier Foundation)
- Iniziativa per la diffusione di queste informazioni volte a proteggere la televisione digitale

martedì 10 luglio 2007

La rivoluzione digitale

Forse c’è stata e non me ne sono accorto, ma la tanto agognata rivoluzione digitale non credo abbia avuto il successo sperato e propagandato. Il problema viene da lontano. Il duopolio radiotelevisivo, pubblico–privato, che caratterizza il nostro paese ha inizio negli anni ‘80 quando Fininvest acquista Rete 4 e Italia 1. Inizia così la lunga storia che arriva oggi al nostro digitale terrestre. Nel mezzo ci sono le sentenze della Corte Costituzionale che ripetutamente bocciano il sistema venutosi a creare in quanto non garantisce il pluralismo dell’informazione; il D.L. 807/1984 chiamato anche “Berlusconi”, dal principale beneficiario, se non unico, del decreto stesso e l’ultima riforma del 2004 con Gasparri (il c.d. decreto salva rete 4; sì, perché la Consulta per aprire al maggior numero di voci possibile, aveva proposto di privare una rete pubblica della possibilità di trasmettere pubblicità, liberando risorse, mentre sarebbe stato ridotto a due il numero di concessioni nazionali private permettendo però allo stesso soggetto di trasmettere sul satellite). Il digitale in definitiva avrebbe dovuto aprire le porte ad un effettivo pluralismo nell’informazione offrendo la possibilità di uscire dal numero limitato di frequenze che offre il sistema analogico permettendo così l’affacciarsi di nuovi soggetti nel panorama radiotelevisivo. Senza considerare le possibilità stesse che il digitale ha in termini di servizi (e-government, interattività). Ma come possiamo facilmente constatare tutto questo non ha avuto il benché minimo seguito e anche Soru ha alzato bandiera bianca dirottando le cifre per la diffusione dei decoder verso altri progetti. Per il momento la rivoluzione digitale ha conquistato gli appassionati di calcio, consentendo loro di vedere le partite della squadra del cuore e arricchito coloro che hanno prodotto i decoder per la ricezione del segnale digitale. Nella finanziaria del 2004 vennero stanziati 110 milioni di euro al fine di incentivare la diffusione del decoder, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti. La rivoluzione digitale oggi no, domani forse, ma dopodomani (forse 2012) sicuramente.

Il paraculismo democratico

Devo dirlo: sono parecchio deluso dalla piega che sta prendendo questo specchietto per le allodole che è il Partito Democratico.

Il partito democratico sarà il partito di coloro che nel 2010 avranno vent'anni

E ci abbiamo stupidamente creduto, sperando che finalmente avremo assistito a un ricambio della classe politica, ma soprattutto di un certo modo di fare politica. Invece si inizia con un Comitato Promotore che doveva essere di 30 ed è diventato di 45 perché nessuno dei vecchi voleva stare fuori. Così vi entrano ministri e presidenti di regione e nessun under 50.

Sarà un partito aperto a chiunque voglia partecipare, un partito della gente. Ci sarà un'assemblea costituente eletta con libere elezioni primarie
E vai con liste bloccate, premier deciso da prima senza neanche discutere in un congresso "democratico" che tipo di partito si vuole fare, pressione su candidati forti che vogliono candidarsi.
Il PD sarà un partito forte, un partito di governo in grado di prendere decisioni nell'interesse del paese, un partito che mira a semplificare il sistema politico

E Veltroni ci informa che sostiene il referendum ma non lo firma, perché deve badare anche alle opinioni che ci sono nel resto della coalizione. Ancora non è segretario del PD e già vuole fare il candidato premier e non si rende conto che come candidato segretario dovrebbe capire che chi sostiene questo progetto politico lo fa soprattutto perché ne ha le scatole piene di vedere i governi che noi votiamo essere continuamente ricattati dalla prepotenza della sinistra radicale. Sarò pure io democratico, caro Veltroni: ti sostengo ma non ti voto, come dice anche pietro d.
La mia scheda sarà bianca, anzi, se mi chiederanno cifre esose per delle elezioni fasulle, a votare non ci andrò neanche.

lunedì 9 luglio 2007

A un anno dal titolo

Proprio un anno fa la nostra squadra nazionale di calcio vinceva il titolo mondiale. Da appassionato tifoso e giocatore di calcio attendevo quel momento da tanto tempo e con mia sorpresa l'ho vissuto invece con molta tristezza. Ancora oggi credo che la nostra nazionale avrebbe fatto molto meglio a non partecipare a quel mondiale. Lo scandalo Moggiopoli è stato un duro colpo ai valori sportivi e c'era bisogno di un messaggio forte di pulizia interna, per far capire che senza determinati principi lo sport non è più tale. Invece come sempre si fa in Italia, si cerca di insabbiare tutto e di dare agli italiani qualche cosa che gli faccia dimenticare tutto.
Ho visto gente che di calcio si disinteressa da sempre ebbra di gioia per aver vinto una partita, tutti a sventolare il tricolore come se il nostro calcio sia qualcosa di cui ci possiamo vantare. D'altronde il progetto di insabbiamento era chiaro, già quando stavamo ai quarti alcuni senatori della Repubblica lo dicevano:"se vinciamo il mondiale, un'amnistia per il nostro calcio" come se il problema stesse nel fatto che i corrotti non dessero vittorie. Il problema sta nel fatto che i corrotti vincevano e continuano a vincere(vedi Milan e Inter). Così ho avuto la prova definitiva che anche nel calcio ci sono poteri forti che non hanno intenzione di cedere il passo ai poveri del pallone(son cresciuto sognando che con l'impegno e la voglia tutti potevano vincere), e juventini e antijuventini, pseudo tifosi di calcio, appoggiarono la causa con la motivazione che non è giusto punire gli incolpevoli tifosi mentre proprio i tifosi italiani, che non hanno cultura sportiva, che consiste nell'accettazione della sconfitta, sono i veri responsabili di un fenomeno di malcostume. Chissà che anche quella vittoria non sia stata decisa a tavolino, come quelle della Juventus, per risollevare la quarta industria del paese.

Così vincemmo il mondiale e tutto divenne più lieve. Eravamo campioni del mondo, che cazzo! chissenefrega di Moggi! Potevamo rallegrarci perché il nostro calcio non faceva così schifo e invece a un anno di distanza ci sono stati i fatti di Catania, scandali plusvalenze, Matarrese presidente di Lega e Abete di Federcalcio.

La mia disillusione sta nel fatto che ho capito che non c'è nessuna gloria nella vittoria in sè. Non è importante cosa vinci, ma come vinci, questo è il significato della famosa frase "l'importante è partecipare". Non è un detto da perdenti, ma da persone oneste. E' stata la prima volta che non ho tifato per la nostra nazionale e probabilmente non lo farò mai più, ma forse sto solo invecchiando.

giovedì 5 luglio 2007

Un interesse della sinistra: un efficace sistema elettorale

Il comitato per il referendum ha raccolto fino ad oggi 400mila firme. Ne mancano ancora centomila da raccogliere entro il 24 luglio (cosa piuttosto fattibile), dopodiché toccherà alla Corte Costituzionale ammettere la costituzionalità del referendum e poi si deciderà quando votarlo.
Personalmente mi impegnerò in queste ultime settimane perché si possa raccogliere il numero necessario di firme. Nonostante ritenga le modifiche che verranno fuori da un eventuale successo del referendum insoddisfacenti, credo che la situazione odierna sia insostenibile. Berlusconi fu molto furbo nell'introdurre una legge elettorale che non fa che danneggiare il suo avversario politico. Si sa che gli elettori di sinistra amano distinguersi, amano sentirsi rappresentati il più possibile, amano mettere tutto in discussione; mentre quelli che votano a destra non discutono di nulla, semplicemente si adeguano alle decisioni che vengono prese ai piani superiori, secondo una concezione verticistica e classista della società. Quindi per sua natura, lo schieramento di centro-sinistra tende a dividersi più che può a differenza di quello di centro-destra che invece è maggiormente compatto. Ha ragione il capo dell'opposizione quando dice che la Cdl sarebbe in grado di governare anche con questa legge elettorale, tanto da quella parte si prendono solo ordini. L'attuale maggioranza deve comprendere invece che in queste condizioni non è in grado di governare. E' interesse di tutto lo schieramento politico che sta a sinistra creare un sistema che gli permetta di organizzare le proprie forze nell'interesse del paese. Purtroppo c'è chi ha poco interesse a governare e pensa invece a difendere gli interessi di bottega e così anche forze come Margherita e Ds, che avrebbero tutto da guadagnare dalle modifiche elettorali, non hanno il coraggio di impegnarsi per non destabilizzare ulteriormente questo governo morente. Ad oggi An è il partito che presta il maggiore contributo alla causa referendaria.
Così già arrivare a raccogliere 500mila firme senza l'appoggio delle macchine organizzative dei partiti, sarebbe un enorme successo per il Comitato referendario. Ma perché si arrivi al raggiungimento del quorum è necessario che l'atteggiamento dei partiti cambi, altrimenti la gente non andrà a votare e governare in uno schieramento che non manca occasione per marcare le sue differenze sarà impossibile.

martedì 3 luglio 2007

Nuovo richiamo dell'UE al governo.

Anche oggi gli istituti internazionali ci fanno la predica. La UE, per bocca di Klaus Regling, direttore generale affari economici della commissione europea, ritiene le politiche del governo contrarie "alla lettera e lo spirito della parte preventiva del patto di stabilità".
Così come Confindustria invita il governo a non introdurre lo "scalino" in sostituzione dell'ingiusto "scalone" che prevede nel 2008 l'innalzamento dell'età pensionabile da 57 a 60 anni. Così chi compirà 57 anni proprio l'anno prossimo verrà fregato e anziché andare in pensione l'anno prossimo ci andrà tra tre anni. Non mi sembra una cosa giusta far ricadere su una ristretta minoranza tutti i problemi del debito pubblico italiano. Capisco che sia un problema non rinviabile ma è possibile in questo Paese avere ancora un minimo di solidarietà ed equità sociale? Il principio dello "scalino" mi pare più equo e umano, poi se i tempi di risanamento dovessero allungarsi ulteriormente pazienza, d'altronde non siamo mica bestie predisposte unicamente al soddisfacimento di esigenze economiche: sto cavolo di patto di stabilità non sarà mica una bibbia!

lunedì 2 luglio 2007

Un incubo americano

Il governo degli Stati Uniti non è preoccupato solo da eventuali attacchi terroristici ma anche dalla delinquenza giovanile che viene portata avanti dalle gang giovanili. La Mara Salvatrucha è oggi una gang organizzata che ha le sue ramificazioni e si diffonde a macchia d'olio. I suoi membri vanno in giro con il machete, sono tatuati e non mancano i riti di iniziazione che consistono nel pestaggio di gruppo per i maschi e nello stupro di gruppo per le femmine. Una famiglia controllata dall' FBI e che ammazza chi trova negli autobus. In questi gruppi è diffuso il principio che l'uso della forza è l'unica strada in grado di proteggerti dalla minacce esterne. Come si è diffuso questo principio? C'entrerà qualcosa la politica estera degli USA?