martedì 29 dicembre 2015

Il risanamento di Flumini come anno zero del suo sviluppo

Nelle scorse settimane in Consiglio Comunale, il presidente della Commissione Urbanistica, Lucio Torru, ha dichiarato in sostanza che non c’è nulla da fare per sbloccare i 29 piani di risanamento di Flumini. Di fatto ha dichiarato l’inutilità di sé stesso e dei suoi colleghi, intaccando la fiducia nelle istituzioni e nell’idea stessa di comunità che faticosamente i cittadini volenterosi cercano di tenere in piedi.
Sembra esserci un interesse recondito a far sì che Flumini rimanga in una situazione da Far West (anche se ci troviamo a Est di Quartu). Un territorio abbandonato a sé stesso che conquista però grandi attenzioni al momento del voto. Ad ogni tornata c’è chi lucra tramite le false promesse e – chi amministra – tramite la realizzazione di piccoli interventi riparatori.
Tanto si è parlato delle enormi potenzialità di un territorio che si trova tra città, mare e montagna. Potenzialità che rimangono inespresse senza l’attuazione di quei piani di risanamento che porrebbero tutti, cittadini compresi, di fronte alle loro responsabilità. Sarebbe un anno zero da cui ripartire, da cui creare uno sviluppo ordinato e in armonia con il territorio. Il perdurare di questa situazione di illegalità fa comodo a chi vuole conservare Flumini come territorio sommerso con una economia sommersa che alimenta sì oneste esigenze, ma ha il grave demerito di compromettere lo spirito civico dei suoi abitanti.
Lo sviluppo di Quartu passa anche per quello di Flumini, ma la maggioranza dei “responsabili” ha dimostrato – in questa occasione, come in tante altre – la sua incapacità di gestire i problemi veri della città.

martedì 22 dicembre 2015

Le elezioni spagnole confermano la fragilità dell'Europa

Le elezioni spagnole confermano l'avanzata dei partiti "antisistema" in Europa. Antisistema perché evadono dai tradizionali sistemi di partito. In Italia questa esigenza di cambiamento è stata già intercettata dal M5S, che ha per certi versi precorso i tempi. La nostra fragilità non ha infatti origine nella crisi economica dell'ultimo decennio, ma è conseguenza di Tangentopoli e della fine della guerra fredda.
L'unica alternativa possibile sono le forze regionaliste e localistiche. Scozia, Corsica e Catalogna tracciano una linea in questo senso. I cittadini europei sentono sempre più forte la distanza dalle istituzioni e vedono la soluzione in forze politiche che siano espressione specifica del territorio. L'UE ha cercato fino ad oggi di dare risposte organizzative e comunicative, ma non risposte politiche.
In Sardegna i sintomi ci sono tutti. Alle scorse elezioni regionali le liste regionali hanno ottenuto il 35% dei consensi. Alle scorse comunali a Quartu c'è stato un floriregio di liste civiche e candidati che hanno ottenuto anche un buon risultato, per un totale del 46% dei voti espressi. Medesimo floriregio si annuncia per le elezioni di Cagliari dell'anno venturo. Solo un'amministrazione targata PD-Sel che si è preoccupata in primo luogo di amministrare la città, può resistere a quest'onda. 
Ecco dove sta la soluzione. Il PD in particolare è riuscito a resistere finora grazie a una classe amministrativa locale capace di rappresentare gli interessi del territorio. Oggi invece è in atto una deriva centralista, piegata a interessi globali, che rischia pregiudicare tutto questo lavoro e di aprire le porte a forze cosiddette "antisistema" che in uno scenario di questo tipo non possono che apparire come l'inevitabile soluzione.