mercoledì 28 novembre 2007

Gioventù bruciata

La settimana scorsa ho partecipato a un incontro con l' Assessore al Lavoro della Regione Sardegna Romina Congera e Amalia Schirru, parlamentare impegnata nella Commissione Lavoro della Camera. Sono emerse prepotenti dal pubblico alcune domande sulle cooperative/agenzie interinali considerate uno dei peggiori effetti della legge 30/2003 sul lavoro, la cosiddetta legge Biagi. Domenica invece è la trasmissione Report a dedicare un intera puntata all'attività di queste agenzie che somministrano lavoro grazie agli appalti che ricevono dalle amministrazioni pubbliche che ormai non assumono più se non per le figure altamente qualificate. Ciò che stupisce è che di fronte a questa situazione, peraltro ben nota, è che non accada assolutamente nulla come lamenta giustamente nel suo blog Doktorgeiger.
Queste agenzie infatti non solo intermediano nell'incontro tra domanda e offerta di lavoro ma successivamente continuano a incassare buona parte dello stipendio del somministrato e continuano quindi a guadagnare sul suo lavoro. Nel caso degli appalti pubblici, come denunciato da Report, queste agenzie ricevono anche 15 euro per ora lavorata e al somministrato lasciano la miseria di 6,50 euro. E' quella che si può definire secondo la vecchia legge 1369/60 abolita in seguito all'approvazione della legge 30/2003, intemediazione di manodopera, allora vietata. Ciò che non si capisce è che ruolo abbiano queste agenzie e cosa giustifichi l'enorme quantità di denaro che ricevono sul lavoro altrui e ancor più grave è il fatto che le pubbliche amministrazioni si rivolgano ormai unicamente a queste agenzie, semplicemente perché in questo modo possono meglio controllare la distribuzione di posti di lavoro e garantire le loro clientele.
E tutto ciò avviene soprattutto sulle spalle di noi giovani, poco abituati a lottare per i nostri diritti e più attenti al nostro look e alle vicende dei reality-show. Tempo fa ho visto un film di Bertolucci(Novecento) dove un giovane contadino interpretato da Gerard Depardieu di fronte alla delusione dei suoi compagni per la latitanza della Lega e del Partito durante il Ventennio dice loro: "il partito sta dove c'è uno che lavora"

lunedì 26 novembre 2007

Il governissimo di Walteroni Berluscalter

In un recente post ho già sottolineato i rischi per Prodi di un dialogo per le riforme tra maggioranza e opposizione. Dicevo che Berlusconi avrebbe teso i suoi tranelli con il rischio che Veltroni e la maggioranza si ritrovassero in mano con un pugno di mosche.
Ora le sirene iniziano a cantare, si fa più chiara la strategia del neonato Popolo/Partito delle Libertà. Così, ieri, in occasione dell'incontro a Saint Vincent, Giulio Tremonti ha affermato con voce soave che le riforme si possono fare ma ha ricordato a tutti che la Costituzione Repubblicana fu scritta con un governo dove stavano insieme Togliatti e De Gasperi e che "non si può collaborare al mattino e alla sera fare opposizione". L' Espresso di questa settimana pone in prima pagina una gigantografia di Berlusconi e ne esalta le doti di stratega. Le grandi manovre sembrano iniziate.
Condivido di fondo le parole di Tremonti ma come ho scritto qualche giorno fa bisogna stare attenti a non farsi prendere di sorpresa (o detta volgarmente, a farsela mettere nel culo). Se si ha una reale volontà di riformare il nostro sistema per realizzre una democrazia compiuta allora sul piatto dovrà essere messa anche la riforma del sistema radiotelevisivo.
Un informazione televisiva plurale, una Tv che dia ai cittadini tutte le informazioni necessarie a formarsi un opinione da esprimere attraverso un voto val bene il governo Prodi.

giovedì 22 novembre 2007

I fascisti non cambiano

La polizia italiana è fascista? Chiedetelo a Mark Covell

A Genova furono violati i principali diritti umani? Chiedetelo a Mark Covell

Negli ultimi cinque anni in Italia esisteva la libertà di informazione? Chiedetelo a Mark Covell

Inchiesta Parlamentare o Corte europea dei diritti umani di Strasburgo? Chiedetelo sempre a lui, Mark Covell

"L' Unione Europea potrebbe sospendere l' Italia dall' Unione finchè tollerate il fascismo se vincessimo, e vinceremo"

Vai avanti Mark, non ti fermare. Fallo per gli italiani ma soprattutto per te stesso.

martedì 20 novembre 2007

La nuova stagione (delle riforme)

Occhio al bluff.
Dopo il 14 novembre sarebbe dovuta implodere la maggioranza e invece è esplosa la minoranza. Gli stracci che volano sono così tanti che riescono a coprire il cielo. Il venditore di vasi esce dall'angolo in cui si era infilato e si rilancia con una ingegnosa operazione di marketing. Crea nuovamente un partito dal nulla (in realtà è sempre lo stesso con unico padrone e un unico pensiero) per lanciare un imponente operazione mediatica e stritolare i suoi (ex)alleati.
E' evidente che si apre una nuova stagione (delle riforme). L' omino di burro cerca di legittimarsi come leader e unico rappresentante della minoranza e umilmente chiede al neonato PD questo favore. Veltroni dovrà stare molto attento e molto attenta dovrà stare tutta la maggioranza. Il soggetto cerca infatti nuove mani a cui aggrapparsi e non bisogna offrirgli ciambelle di salvataggio. Come? Veltroni dovrà tenere sempre la palla dell'azione e non cedere ai ricatti e alle condizioni, trattare da una posizione di forza e ben attento agli umori della maggioranza. Si rischia di essere coinvolti nell'implosione generale e Veltroni ha una grande opportunità di essere la guida di riforma di un intero sistema Paese. Stavolta dovrà mostrare tutta la sua capacità politica perché anche il baffetto (che la politica la conosce bene) cadde sotto i tranelli dello psiconano che in quanto ad abilità nella politica politicante non ha rivali.

domenica 18 novembre 2007

Il tentativo di Golpe

Che Berlusconi tenti di impostare il dibattito politico per vie mediatiche non è una novità. Fin dalla sua "discesa in campo" ha sempre cercato di instaurare un rapporto diretto con la popolazione attraverso i media e ha rifiutato il confronto con la classe politica che esercita costituzionalmente la sovranità popolare. Un modo di fare politica sempre avversato da chi crede la politica si faccia in altra maniera, con capacità di dialogo e di persuasione.
In questi giorni però la strategia berlusconiana ha fatto un salto di qualità preoccupante. La raccolta di firme per chiedere elezioni è un vero e proprio tentativo di colpo di Stato. La democrazia si fonda su regole condivise nel cui seno i cittadini e i loro rappresentanti si confrontano pacificamente e questo insieme di regole sono scritte nella nostra Costituzione. Periodicamente i cittadini vengono chiamati ad esprimersi tramite elezioni con cui nominano i loro rappresentati in Parlamento avallando un sistema di democrazia rappresentativa che finora ha dimostrato di funzionare decisamente meglio dei sistemi di democrazia diretta che hanno invece sempre portato al caos, allo scontro violento e all'instaurazione di regimi dittatoriali. E' la cosiddetta costituzione perfetta di Polibio dove il popolo esercita il potere democratico esprimendo le sue volontà e le sue esigenze e nomina un capo di governo, il quale esercita il potere monarchico con il compito di soddisfare le loro esigenze. Nella sua azione il capo di governo (o monarca) è controllato da un elité di (chiamiamoli così) intellettuali anch'essi nominati direttamente dal popolo, nell'esercizio di quello che Polibio definì il potere aristocratico. Perché questo sistema funziona? E' impossibile chiedere al popolo di decidere e di esprimersi su ogni singola azione di governo, è in sostanza inapplicabile la democrazia diretta perché l'esercizio dell' arte di governo richiede una conoscenza profonda delle cose che non tutti ovviamente possono avere e probabilmente non vogliono neppure. Così si rendono necessari dei delegati del popolo che abbiano il compito di tenersi continuamente aggiornati sull'azione del governo e lo controllano. Sono gli eletti, ossia i prescelti che in linea teorica dovrebbero rappresentare il meglio della nostra società. L'eliminazione di questo tramite porta a quel regime dittatoriale che gli storici definiscono "bonapartismo".
Quindi chiedere nuove elezioni (con 5, 10 o 15 milioni di firme) quando c'è un governo sostenuto nei fatti da una maggioranza parlamentare nominata dal popolo è un tentativo di golpe bonapartista. Si mette in discussione l'intero impianto costituzionale che permette di confrontarci liberamente e pacificamente. Se passasse questo proposito allora anche le forze politiche del centrosinistra potrebbero chiedere all'indomani di elezioni vinte dal centrodestra ancora nuove elezioni e non la finiremo più se non con una guerra civile. Un governo non deve durare necessariamente lo spazio di una legislatura ma può essere deposto solo se privo di una maggioranza parlamentare.
Per fortuna al Quirinale c'è Napolitano e per fortuna il centrosinistra non ha ceduto alle proposte di Berlusconi a suo tempo, altrimenti chissà che pericolosa strada avrebbe potuto prendere questa iniziativa.

martedì 13 novembre 2007

Calcio o non calcio, questo è il problema

Negli ultimi tempi negli stadi ormai si era riusciti a mettere la museruola ai tifosi o comunque a farli apparire come il male del calcio e quindi a isolarli. Alla prima occasione hanno cercato di prendersi la rivincita e di mettere a ferro e fuoco gli stadi e le città per dimostrare che sono ancora loro i padroni del calcio. Ma è stato il colpo di coda di una bestia prossima a esser domata, una volta applicato con efficacia il decreto Pisanu e le recenti innovazioni del decreto Amato-Melandri si porrà definitivamente fine al dominio degli stadi di questi personaggi spesso guidati da menti eversive.
Sono un tifoso di calcio da sempre, da quando ero bambino e aspettavo pazientemente il mercoledì di coppa per guardarmi tutte le partite. Poi sono cresciuto e ho iniziato ad andare allo stadio, anche in curva, anche tra gli ultras. Quello che vedevo erano personaggi sbandati, in cerco di un passatempo, poco preoccupati della sorte della loro squadra e molto preoccupati invece di rimarcare la loro identità e di esaltare epicamente il loro scontro con le forze dell'ordine, persone che concepivano la curva come una zona franca o peggio, come un territorio di loro giurisdizione. Si gridava al coro:"onore ai diffidati" che molti cantavano senza conoscerne il significato ma semplicemente perché era bello cantare tutti insieme o:"anche repressi non molleremo". Poi ho smesso perché non mi piaceva mischiarmi a un gruppo di sbandati e stanco di dover rischiare le botte o le cariche della polizia. L'unico vero motivo per cui andavo allo stadio era godermi lo spettacolo del calcio e tifare per la mia squadra del cuore. Da piccolo pensavo che i veri tifosi fossero loro ma mi sbagliavo. Oggi allo stadio non vado più, forse perché ci vedo ormai poco di spettacolare, ma anche perché mi fa rabbia sentire me, la partita e il mio sport ostaggio di quei beoni e ancor più fastidio mi da essere sottoposto alla legge della curva.
Sogno uno stadio all'inglese, a contatto con i giocatori, dove tutti stanno seduti, senza striscioni o bandiere spesso utilizzati come corpi contundenti. I colori della squadra si possono portare ugualmente, con una maglietta, un capellino o una sciarpa. Sogno società di calcio che considerino loro risorsa solo i veri tifosi, persone educate e civili che non hanno nessuna pretesa di essere protagonisti ma solo di assistere a uno spettacolo. Sogno tifosi che vanno a una partita come si va a un concerto, che tifino, che si esaltino, che piangano ma soprattutto che rispettino gli altri, gli avversari, i valori dello sport e sappiano accettare serenamente una sconfitta.
Quando nelle giovanili giocavo a pallone e i miei allenatori mi dicevano la famosa frase: "l'importante non è vincere, ma partecipare" non gli credevo e scendevo in campo determinato con un solo obiettivo: vincere; e mi arrabbiavo moltissimo se non ci riuscivo. Poi ho capito il senso di quelle parole. Partecipare non significa solo fare presenza ma dare il meglio di sé stessi in un confronto con l'altro, cercare di andare oltre i propri limiti e di migliorarsi continuamente e rispettare anche il tuo avversario perché è grazie a lui che puoi "partecipare". Credo che nel calcio di oggi, ma non solo nel calcio, manchi questa cultura sportiva.
Se oggi fossi l'allenatore di una squadra di bambini che danno il meglio di loro stessi ma non riescono a vincere anche io direi loro: "l' importante non è vincere, ma partecipare".

domenica 11 novembre 2007

La mia prima assemblea da Democratico

Ieri ho assistito alla prima Assemblea Regionale del Partito Democratico. Soru non ha mancato di lanciare le sue frecciate e i suoi gli sono andati subito a ruota. Nel discorso iniziale Cabras infatti propone di rinviare la votazione per l'elezione del presidente dell'Assemblea come stabilito da accordi nelle stanze per evitare una spaccatura sin dalla prima riunione. La platea vota all'unanimità ma evidentemente con forti mal di pancia.
Infatti Soru quando interviene afferma che si poteva eleggere un presidente anche con lo scarto di un voto, ma il presidente dovrebbe avere un ruolo di garanzia e quindi rappresentare tutti e inoltre Soru non ha i numeri per eleggerne uno della sua parte. Dopodichè intervengono alcuni suoi adepti, si lamentano della proposta che loro stessi hanno votato e dei vizi della vecchia politica e si esprimono in maniera abbastanza colorita(non avevo mai sentito dire parolacce in contesti così ampi come può essere un' assemblea regionale). Comunque i soriani mi son sembrati molto determinati, poco preparati ad affrontare il dialogo assembleare e le politiche di concertazione ma per questo molto freschi e nuovi.
Sembra di assistere a un dialogo tra una parte saggia ed esperta e un'altra giovane, irruenta ma impreparata. Ho trovato positivo che tramite il PD nuove persone si siano avvicinate alla politica ma si renderanno conto presto che c'è da faticare per arrivare a delle soluzioni ragionate.
Nell'intervento conclusivo infatti Cabras basta da solo per lanciare le sue eleganti stoccate e per dimostrare che non è disposto a fare la parte della vittima sacrificale e del vecchio rimbambito. Ci si rivede il 24 per discutere della nomina dei coordinamenti provinciali: sembra prevalente la voglia di nuove primarie.

Dossier Caritas sull'immigrazione

La storia insegna che i flussi migratori non si possono fermare, al massimo si possono governare. I mezzi di comunicazione, in primo luogo quelli di massa, ci trasmettono continuamente l'idea che l'immigrazione sia un fenomeno pericoloso e lo fanno non tanto per razzismo ma perché a loro più conveniente. Fa sicuramente più effetto e più audience un delitto che ha per protagonista un albanese o un rumeno che un normale delitto compiuto da un normale camorrista. Si cavalca così la paura per ciò che è diverso e ciò che non si conosce e tutti noi dovremo fare lo sforzo di conoscere meglio la realtà dell' immigrazione e di farla conoscere agli altri per evitare pericolose derive xenofobe che attraversano l'Italia e che rischiano di condizionare il governo e il sistema politico italiano nelle sue decisioni. Sembra quasi di essere tornati al tempo del fascismo quando essere poveri e miserabili era una colpa e la rivendicazione di diritti una pretesa inaccettabile. Di seguito elenco i risultati del Dossier Statistico 2007 sull'immigrazione pubblicato qualche settimana fa dal Centro Studi e Ricerche IDOS su commissione della Caritas/Migrantes dove linkando potrete trovare la versione integrale.


L'incidenza della popolazione immigrata è ormai del 6,2%(3.690.000) sulla popolazione complessiva e l'Italia è uno dei paesi europei a più alto tasso immigratorio. Stanno sopra di noi solo la Germania e la Spagna. Bisogna dire però che altri paesi come la Francia e l'Inghilterra hanno un'alta percentuale di immigrati di seconda e terza generazione che hanno acquistato la cittadinanza e come tali non rientrano nelle statistiche ma portano comunque gli stessi problemi della popolazione immigrata.
L'intensità dei flussi irregolari è favorita da quote di ingresso non adeguate (rimasugli della Bossi-Fini) che porta a una diffusione del lavoro nero. Si presume che gli immigrati arrivino in Italia solo dopo essere stati ufficialmente assunti, in realtà il permesso arriva dopo che questo è già avvenuto. Nel 2006 il governo ha predisposto 170mila ingressi a fronte di 540mila richieste di assunzione di forza-lavoro immigrata. C'è quindi una carenza nel meccanismo di incontro tra domanda e offerta.
Le misure di rimpatrio spesso sono inefficaci. Per rimpatriare un immigrato è infatti necessario la sua collaborazione: questo deve dichiarare la sua identità e la sua provenienza, cosa che spesso non avviene. L'immigrato viene quindi trattenuto nei Centri di Permanenza Temporanea e costa allo Stato 40 euro al giorno. Nel 2006 su 124.383 immigrati irregolari, solo il 36,5% è stato rimpatriato(45.559). Come suggerisce anche il rapporto della Commissione De Mistura(istituita dall'Onu) sono necessarie misure che favoriscano il rimpatrio tramite il coinvolgimento degli irregolari come limitare il divieto di reingresso a 2 anni(anziché gli attuali 10) e ampliando la categoria dei beneficiari dei rimpatri assistiti.
L'irregolarità favorisce la criminalità. I cittadini stranieri incidono per quasi un quarto sulle denunce penali e sempre per quasi un quarto sulle presenze in carcere. Tra questi la percentuale degli irregolari è dell'80%. Gli stranieri regolari incidono invece sulla popolazione carceraria con un 6%, ossia la stessa identica percentuale di incidenza sulla popolazione complessiva. Ciò dimostra che non esiste assolutamente una predisposizione atavica alla criminalità della popolazione immigrata, ma sono in realtà le condizioni disagiate a favorire i comportamenti devianti.
La capacità di inserimento della popolazione immigrata è dimostrata anche dai dati sul PIL. Il tasso di occupazione è infatti molto alto e gli immigrati producono il 6,1% del PIL. Essi pagano 1,87 miliardi di euro di tasse e con le rimesse contribuiscono notevolmente al risparmio e allo sviluppo dei loro paesi di provenienza. Non a caso il 60% si concentra nel Settentrione.
I gruppi nazionali hanno una spiccata vocazione territoriale. Gli ex jugosalvi si concentrano nel Friuli Venezia Giulia, gli ecuadoriani in Liguria, i filippini e i polacchi a Roma per via della sua particolare attrazione come centro del cattolicesimo.
Cresce la ultimamente discussa presenza dei romeni in Italia favorita dall'ingresso della Romania nell'Ue e dall'affinità culturale sentita dai romeni nei confronti del nostro paese. L'ingresso fu fortemente sostenuto dall'attuale opposizione nella scorsa legislatura (come oggi sostiene l'ingresso della Turchia) senza prenderne in considerazione gli effetti migratori. Molto considerati furono invece gli effetti positivi che avrebbe avuto sul capitale italiano, tanto che oggi
vi operano 20mila delle nostra società anche di rilevante entità. Insomma,come un bambino capriccioso l'opposizione dice sì ai diritti, no ai doveri.
Cresce la presenza femminile impiegata soprattutto nel settore del lavoro domestico e di cura delle persone tanto che oggi si è arrivati a una sostanziale parità dei sessi. Un elemento che favorisce l'integrazione sociale verso cui le donne hanno sempre mostrato maggiore disponibilità e apertura.
Secondo un'indagine della "Makno&Consulting" l'85% degli italiani si fa un'idea dell'immigrazione attraverso i telegiornali e sono convinti che gli irregolari siano almeno il 50% in più dei regolari. Ciò significa che gli italiani sono convinti che la popolazione irregolare sia di 4,5 milioni di persone.
L' Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni ha riscontrato nel 2006, 218 casi di discriminazione su base etnica e razziale nei luoghi di lavoro, l'alloggio, ma anche (cosa ben più grave) nell'erogazione di servizi da parte degli uffici pubblici e delle banche. A essere maggiormente penalizzati sono soprattuto gli africani per il loro diverso colore della pelle.
La forza lavoro straniera è di 1.475.000 persone ed è impiegata principalmente nell'industria e nel terziario. L'85% è occupato come dipendente. La crescita di lavoratori immigrati non è accompagnata da una crescita dei diritti. Spesso sono sottopagati e sfruttati ma crescono le iscrizioni ai sindacati (680.000).
1 milione sono i musulmani insediati con 735 luoghi di preghiera, ma costituiscono solo un terzo della popolazione immigrata. I cristiani sono più della metà e la quota restante si divide tra le varie religioni orientali.
Per realizzare una società interculturale ed interetnica è necessaria una preparazione di tutti che miri a conciliare le diversità dei nuovi venuti con le linee portanti della tradizione occidentale. La base unificante è una società laica come contenitore aperto alle diverse scelte etiche e religiose nel rispetto dei principi fondamentali che stanno alla base del vivere civile. Questo non significa mettere da parte le religioni che spesso hanno una funzione civilizzatrice e un effetto costruttivo per l'intera società.

martedì 6 novembre 2007

Addio al grande Enzo

Oggi un breve post per dedicare un caro saluto al grande Enzo Biagi.

Saranno forse le vicende degli ultimi anni, la tristezza di un Biagi umiliato negli ultimi anni di carriera, l'aver scoperto con l'Editto di Sofia che essere bravi non basta ma bisogna essere servizioveli col potente di turno; ma oggi sento un profondo cordoglio.

Leggendo i post su Kilombo mi rendo conto di non essere l'unico ad avere questo stato d'animo e me ne rallegro. Biagi era un uomo libero, un uomo vero; figlio dei tempi che furono quando rimanere fedeli a sé stessi e tenere la schiena dritta era onorevole. Un decano dei giornalisti e un grande professionista.

Mille grazie per ciò che mi hai dato: la fame di verità e di conoscenza.
Ciao Enzo (seguono il ritorno di Biagi in Tv e la sua lettera all'indomani dell'Editto)





La verità è sempre rivoluzionaria

Antonio Gramsci

venerdì 2 novembre 2007

Lo squadrismo di Genova


Sono rimasto molto contrariato nel sapere che in Commissione Affari Costituzionali l'Udeur e l'Idv hanno votato contro l'istituzione di una Commissione d'Inchiesta parlamentare che indaghi sul G8 di Genova. Contrariato ma non stupito.

L'Italia è il paese dove si cerca di insabbiare sempre tutto e dove rimane un filo nero che ci lega al fascismo (Sifar, Ustica, P2, etc.). Carabinieri e Polizia si resero protagonisti di vere e proprie azioni di squadrismo nei confronti dei manifestanti per il semplice fatto che erano dei manifestanti, per questo motivo si possono definire azioni squadriste. La "macelleria messicana", il sangue raggrumato nella pareti della Diaz, i Carabinieri che fracassano le ossa dei manifestanti a terra ormai moribondi, la notte cilena (come la definì D'Alema), le torture fisiche e psicologiche nei confronti dei manifestanti rinchiusi senza una regolare denuncia (anche perché non vi erano gli estremi) nella caserma di Bolzaneto, sono fatti che gettano discredito sulle forze di polizia e su tutte le istituzioni pubbliche responsabili dell'ordine pubblico. Sono una violazione dello Stato di diritto e dello Stato democratico. Manifestare è un diritto è non si può essere pestati solo per questo peraltro da chi questo diritto dovrebbe proteggerlo, così come è un diritto non essere trattenuto e torturato in una caserma di polizia senza regolare denuncia. Alcuni anche sostengono che le forze dell'ordine agirono in questo modo perchè esasperate dai facinorosi e si lasciaron prendere la mano, ma anche questa è una grave responsabilità perchè sono un istituzione che ha il compito di tutelare l'ordnie appunto e non di fare guerriglia.

Perché si è arrivati a quel punto? E' stato alimentato ad arte un clima di tensione che è sfociato in atti di estrema violenza. Ma a chi si possono imputare le responsabilità? Ai singoli manifestanti? Ai singoli rappresentanti delle forze dell'ordine? Per individuare le responsabilità dei singoli bastano i tribunali e la giustizia ordinaria che già sta svolgendo il suo lavoro (e chissà quanto denaro pubblico dovrà essere utlizzato per ripagare i danni morali e materiali allevittime), ma per individuare le responsabilità politiche e istituzionali è assolutamente necessaria una Commissione Parlamentare d'Inchiesta. Chi ha ordinato il massacro alla Diaz? Chi comandava le forze dell'ordine in quei giorni? Come sono state preparate a quest'evento? In che clima? Sono domande che in uno Stato di diritto non possono rimanere senza risposte, un cittadino deve sentirsi protetto dalle forze dell'ordine quando esercita i suoi diritti e non minacciato.

Di Pietro sostiene che per esprimere parere favorevole vuole un'istituzione che indaghi a 360°, ossia anche sulle responsabilità dei manifestanti. Ma perché? I manifestanti esercitavano funzioni pubbliche quel giorno? Non basta la giustizia ordinaria per individuare quelle responsabilità? Oppure Di Pietro pensa che i facinorosi avessero pure loro un mandato politico?