lunedì 28 gennaio 2008

Tre buone notizie

Ieri, domenica 27 gennaio 2008, tre buone notizie:
  1. La Rai si ricorda di essere una rete di servizio pubblico e dedica l'intera puntata di Domenica In al Giorno della Memoria.
  2. Barack Obama vince in maniera schiacciante le primarie in South Carolina e ottiene l'appoggio della famiglia Kennedy, che lo dichiara erede spirituale di JFK. Le accuse di Bill Clinton non pagano, anzi hanno l'effetto opposto. Un'altra controtendenza - rispetto alla storia recente USA - importante emersa in questa campagna per le primarie.
  3. Il Cagliari finalmente ha un po'(molto di più veramente) di fortuna e riesce a ribaltare il risultato nei minuti di recupero.

domenica 27 gennaio 2008

Commemorazione dell' Olocausto




Kilombo sceglie di dedicare il giorno di commemorazione dell' Olocausto alle vittime omosessuali. Per non dimenticare.

venerdì 25 gennaio 2008

Prodi cade in piedi: elogio funebre e sguardo al futuro

Aver portato la crisi nelle aule parlamentari è una nota di merito per Romano Prodi. In un momento difficile e di fronte a una sconfitta annunciata ha dato all' Italia un'immagine di serietà sulla linea dello slogan che lo ha portato a vincere appena 20 mesi fa. Romano Prodi ha resistito strenuamente alle tensioni di una maggioranza troppo eterogenea dove i suoi alleati si lanciavano insulti e accuse un giorno sì e l'altro pure. E' riuscito a tenerli insieme e a governare, a fare qualcosa di buono per l' Italia ma ancora una volta non è riuscito a portare a termine il suo lavoro. La fine di Prodi indica la fine di una fase politica incentrata sullo sconto tra antiberlusconiani e anticomunisti, una fase dove si cerca di imbarcare più alleati possibili allo scopo di sconfiggere l'avversario. Come dice il Ministro Ferrero "il governo non è un fine ma un mezzo" e per incidere sulla società italiana non è necessario stare al governo come dimostra la storia del Partito Comunista Italiano che mai stette al governo ma difficilmente si può sostenere che non ebbe un ruolo nella costruzione della moderna democrazia. E' la fine di un modello politico che si può definire prodismo, è una fine che ha un valore storico.
Da oggi bisogna lavorare per il domani e mettersi alle spalle il passato. Bisogna completare la transizione iniziata con Tangentopoli che ha decretato la fine della Prima Repubblica. La Seconda Repubblica non è stata capace di perdere i vizi del passato e non ha offerto ai cittadini le risposte che volevano. E' necessario avviare una fase politica volta alla costruzione di una Terza Repubblica.
Si parla tanto della necessità di prolungare questa legislatura al fine di consentire la promulgazione di una legge elettorale o quantomeno che consenta ai cittadini la possibilità di esprimersi con il Referendum. Le riforme son possibili solo se se ne fanno protagoniste le principali forze politiche di questo paese, ossia Pd e Forza Italia. Ovviamente maggiore è il consenso attorno a una riforma, maggiore è la stabilità che è in grado di offrire, ma non si possono pensare accordi che resistano al tempo senza queste due forze. Altrimenti meglio il referendum.
Se ciò non si avverasse tutte le forze politiche dovranno lavorare per prepararsi a nuove elezioni in uno scenario politico in movimento. Mi auguro che Veltroni sappia tenere fede alle sue parole e non si faccia intimidire dalle critiche che gli piovono addosso in questi giorni. E' vero che le sue dichiarazioni sono causa della fine di questo governo e sono state inopportune, intempestive. Ma è anche vero che rappresentano il progetto politico, l'aspirazione del nuovo Partito: ridurre la frammentazione e presentare agli elettori un programma coerente di governo.
Se Veltroni tenesse fede alle sue parole, se queste fossero un espressione di principio e non un atto di arroganza, allora il Pd correrebbe da solo e genererebbe processi incontrovertibili. La "cosa rossa" non potrebbe anch'essa che presentarsi da sola con un proprio candidato visto che non avrebbe niente da guadagnare da ulteriori alleanze. Si potrebbe costituire anche una "cosa bianca" che raccolga gli scontenti dell'Udc, probabilmente l'Udeur e tutti i moderati antiberlusconiani. Ci sarebbe poi il cartello berlusconiano con An, Fi e Lega. Le altre piccole forze scomparirebbero a meno che non trovassero asilo in qualche altra formazione. Per Di Pietro e Boselli la vedo dura perché niente hanno da spartire con la "cosa rossa" e non gli rimarrebbe che scomparire o farsi inglobare nel Pd. Gli effetti del referendum così si realizzerebbero da sé. Il Partito Democratico non deve avere paura di andare all'opposizione perché suo obiettivo non è andare al governo ma cambiare questo paese.

In questo scenario non è così scontato il ritorno di Berlusconi. Il Pd è l'unica forza che si proporrebbe agli elettori come partito, quindi che offrirebbe maggiori garanzie e credibilità nella realizzazione del suo programma che si deve realizzare sostanzialmente in:

  • riforme istituzionali con il rafforzamento e l'elezione diretta del premier
  • riforma elettorale per un doppio turno alla francese
  • perseguimento di un opera di risanamento dei conti pubblici
  • ripresa delle politiche redistributive con riduzione delle tasse per i meno abbienti e politiche per la casa e le famiglie
  • democratizzazione del sistema radiotelevisivo e delle comunicazioni
  • politica estera euromediterranea e europeista
  • apertura verso le novità scientifiche e la società civile

Il Partito Democratico deve essere una forza di sinistra che guarda al centro come avviene in tutti i sistemi bipolari che si basano sull'alternanza. Il perseguimento di una politica prodiana. Il superamento di una fase storica e politica. Oggi è già domani.

martedì 22 gennaio 2008

Troppa apertura nel Pd

Come uno dei 3,5 milioni di votanti alle primarie del 14 ottobre e come futuro aderente e quindi potenziale candidato mi è venuto da chiedermi cosa diavolo ci facesse Giuliano Ferrara l' Ateo Devoto alle riunioni della Commissione Manifesto dei Valori e per quale stramaledetto motivo abbia avuto l'opportunità di dire la sua a differenza non solo degli elettori, ma anche degli eletti all' Assemblea Costituente. Qualche motivazione la dà Marco Travaglio in un articolo sull' Espresso che riportò qua sotto:

Lo smemorato della 194
DI MARCO TRAVAGLIO


Tutto si può dire del Pd, ma non che sia un partito prevedibile. Pochi dei 3,5 milioni dei votanti alle primarie di ottobre potevano immaginare (tra questi io) che Walter Veltroni avrebbe discusso la legge sull'aborto con Giuliano Ferrara e che il medesimo Ferrara avrebbe preso la parte al comitato Valori del Pd, addirittura invitato a prendervi la parola dal presidente Alfredo Reichlin. La bizzarra rimpatriata tra ex comunisti - un déjà vu anni Settanta - pareva impensabile ancora pochi giorni prima, quando un' illuminante intervista alla Stampa il supermazziere berlusconian-vaticano aveva gettato la maschera sul movente tutto politico della sua "crociata" contro l' aborto: "Mi piacerebbe che i promotori di questa iniziativa fossero un "cattolico adulto" come Prodi, una cattolica democratica come la Bindi e una cattolica ex-comunista come la Turco". E perché non l'amico Silvio, che si dice cattolico a ogni piè sospinto? Ecco: la cosiddetta moratoria non riduce gli aborti, ma in compenso getta una questione sensibile come la 194 tra le ruote già storte del Pd. Altrimenti sarebbe partita durante il governo Berlusconi, che ben si guardò dallo sfiorare il tema. Anche perché la signora Veronica, in una sofferta intervista a Maria Latella, ha raccontato:"Al quinto mese di gravidanza ho saputo che il bambino che aspettavo era malformato e per i due successivi mesi ho cercato di capire, con l'aiuto dei medici, cosa potevo fare, cosa fosse più giusto fare. Al settimo mese sono dolorosamente arrivata alla conclusione di dover abortire" (Corriere della Sera, 8 aprile 2005). A sentire Ferrara ultimo modello, la signora - che tra l'altro è il suo editore - sarebbe un' omicida. Per nobilitare una campagna tutta politica, l'astuto Ferrara invoca il diritto alla vita, sancito dalla Dichiarazione dei diritti dell' uomo del 1948 e due "laici perbene, seri e responsabili": Norberto Bobbio e Pier Paolo Pasolini, che si pronunciarono coraggiosamente contro l'aborto nel 1981 e nel 1975 (quando Ferrara era abortista sfegatato). Quanto al diritto alla vita, è singolare che a farsene paladino sia un ultrà della guerra in Iraq che sorvola sulle centinaia di migliaia di civili ammazzati e giustifica le torture di Abu Ghraib e le detenzioni illegali a Guantanamo. Quanto al compianto Bobbio, le annate del Foglio sono un florilegio di attacchi al filosofo torinese, dipinto come papa laico, guru azionista, moralista e giacobino da strapazzo che "non ha i titoli di profeta e guida della nuova Italia, "parla e scrive col ditino alzato" e "dovrebbe portare rispetto a se stesso, alla sua complicata storia etica e morale (18.5.1996) perché " scriveva lettere d'amore al Duce" (12.1.1999) e "lusingava Togliatti facendosene lusingare" (17.1.1998). Uno che osa vibrare "pugnalate sicarie" a Berlusconi "con gesti verbali da domatore di circo equestre" e lascia incustodita la Costituzione, purché a manometterla siano gli amici" ( 13.11.1996). Insomma un tipaccio abituato a "servire non la verità, ma i suoi rancori personali" e ad " aggiogarsi al carro dei vincitori" (15.9.1999). Il che, detto da Ferrara a Bobbio, fa già ridere. Mai però quanto Ferrara che fa il suo ingresso trionfale al comitato Valori del Pd.



A parte il paragone che fa Travaglio tra Ferrara e Bobbio, dove appare chiaro che le accuse rivolte dall' Ateo Devoto potrebbero benissimo essere a lui stesso indirizzate in un processo psicologico che solo Freud potrebbe spiegarci, a parte la sua storia personale, segnata da innumerevoli cambiamenti di posizione, a parte la storia personale di Veronica Berlusconi che dovrebbe chiarire meglio quanto la decisione di abortire sia sempre sofferta e spetti sempre e comunque al portatore del feto, questo articolo fa riflettere sulla natura del Pd e sugli errori finora commessi.
L'ultima frase di Travaglio è abbastanza sintetica nell'esprimere una situazione paradossale dove lui ride ma molti di noi avrebbero voglia di piangere e di spaccare il muso a qualcuno. E' vero che il Partito Democratico è aperto a chiunque voglia offrire il suo contributo ma a farlo dovrebbero essere solo coloro che si sentono parte di questo progetto, coloro che esercitano il diritto alla partecipazione, ma anche i suoi doveri. Porte aperte a Ferrara, ma se vuole intervenire nelle nostre assemblee deve prima farsi eleggere dai sostenitori del Pd. E non mi si dica che questa è una chiusura, nella società di Diritto ad ogni diritto corrisponde un dovere. E' bene tracciare dei limiti per evitare che alle primarie vengano a votare anche rappresentanti istituzionali eletti nelle file dell'opposizione, come accaduto dalle mie parti. Non sarebbe male richiedere di registrarsi due mesi prima in liste apposite per poter esercitare il voto. Troppa apertura rischia di far inserire in questa azione cavalli di Troia del nemico.

lunedì 21 gennaio 2008

La caduta di Mastella apre la via al governissimo

Son rimasto stupito quando Clemente Mastella ha presentato le sue dimissioni. L'ho considerato un atto di onestà politica e di rispetto per gli organi dello Stato. Mi sbagliavo.
Era un atto di opportunità politica. Mastella cerca infatti con questo gesto disperato un modo per sopravvivere, lui e il suo partito. Da una parte chiede a tutta la maggioranza di schierarsi dalla sua parte nella lotta contro la magistratura, organo indipendente dello Stato. Accusa la magistratura di eversione ma i magistrati fanno quello che devono, far rispettare la legge. Che poi la concussione sia diventata una cosa normale e una cosa che fan tutti non è una valida giustificazione. Nel caso ciò non accadesse Mastella minaccia la crisi di governo e tutto ciò che comporta, come l'annullamento del Referendum sulla legge elettorale che si dovrebbe tenere nei prossimi mesi se questa legislatura avrà fine.
Spero che qualcuno non ceda a questo ricatto e difenda gli interessi del paese. Spero che si abbia il coraggio di fare quello che deve essere fatto anche se impopolare. Spero che si decida. Spero che le belle parole non siano solo slogan elettorali ma espressioni di principi. Spero che in nome di un interesse superiore qualcuno sia disposto anche a sporcarsi le mani di fronte agli occhi dell'opinione pubblica. Spero che sia disposto anche a un governo di unità nazionale nei prossimi mesi e tenga in piedi questa legislatura in modo che gli italiani possano esprimersi con il referendum. Spero che ci libereremo in un solo colpo dei Mastella, dei Dini e dei Boselli che rappresentano quel modo di fare politica orientato alla difesa dei propri particolari interessi. Spero che l' Italia non affondi nel particolarismo e nell'individualismo.

sabato 19 gennaio 2008

La classe operaia è andata in paradiso

Sono diversi gli eventi che negli ultimi tempi hanno attirato la mia attenzione.
Il primo riguarda le dimissioni del ministro della Giustizia. Ho ritenuto vergognoso il suo attacco alla magistratura. “Lascio per senso dello Stato”, peccato che il senso dello Stato non l’abbia frenato dall’accusare i giudici di un complotto ordito ai suoi danni. Ho ritenuto ancor più vergognoso il comportamento della maggior parte di tutti i suoi onorevoli colleghi che hanno applaudito il suo intervento a Montecitorio.Penose le lacrime del ministro, gli abbracci e le pacche sulle spalle.
Esilaranti i commenti del caso, “siamo in piena emergenza democratica”, che ultimamente va di moda e si adatta facilmente a tutte le situazioni. Cosa cavolo significa qualcuno spero me lo spieghi.
“E’ un fatto sconvolgente, ora i magistrati se la prendono con le nostre mogli” (Dini) è fantastico.
Suscitano ulteriore ilarità i commenti del giorno dopo da parte dell’ex ministro (accusato tra le tante cose di concussione), “posso aver raccomandato qualcuno, ma solo i più bravi”.
La consulta ha dato via libera al referendum che salvo interventi da parte del parlamento andremo a votare tra i 15 aprile e il 15 giugno.
I quesiti puntano a cancellare il “Porcellum”.
Le soluzioni alternative al referendum sono diverse: Vassalum, sistema misto tedesco spagnolo con filtro del 5%; bozza Bianco, sistema tedesco corretto proporzionale nelle circoscrizioni con effetto maggioritario senza dimenticare che come trazione per due anche se fosse supercazzola bitumata, ha lo scappellamento a destra.
Il pattume napoletano cercano di smistarlo per tutta Italia. Le soluzioni a quanto pare ci sarebbero (tipo costruire termovalorizzatori) ma tra lo scarica barile generale e il frazionamento infinito delle competenze e tutti i miliardi gettati “al vento” i risultati sono sotto i nostri occhi.
La Sardegna riceve parte dei rifiuti campani. Posso essere anche d’accordo sulla solidarietà espressa però una delle ultime volte in cui ci si ricordò della Sardegna era per portaci scorie nucleari da interrare nelle miniere.
Fortunatamente a rallegrare la situazione ci pensa la storia d’amore tra Sarkozy e la Bruni e l’ultima tra Chavez e Naomi Campbell.

E intanto la classe operaia va in paradiso.
Gli operai della Thyssen Krupp sono già dimenticati.La tragedia ha intristito… proprio sotto Natale!
La colpa si è detto anche essere stata degli operai stessi, che avrebbero dovuto vigilare sulla loro sicurezza.
Loro, gli operai, che avrebbero dovuto premunirsi, tra l’altro, di verificare lo stato degli estintori.
Si è detto che gli investimenti per mettere in sicurezza l’impianto sarebbero stati stimati in 800.000 euro.
Troppi, decisamente troppi per un impianto in chiusura.
I sindacati dov’erano?

venerdì 18 gennaio 2008

Problema rifiuti: chiamate Re Mida

Sono giorni in cui il tema rifiuti è in primissimo piano, come se prima di oggi non fosse un problema. I rifiuti ci sono e dobbiamo saperli gestire, dobbiamo trovare soluzioni ottimali per minimizzare un problema che non si può evitare. Qualcuno è anche capace di parlare dei rifiuti come una “ricchezza”. I rifiuti sono un problema, sempre e comunque, perchè il bilancio finale, comprensivo dell’aspetto economico, ambientale e sociale, è negativo. Nell’affrontare il problema sui rifiuti, si deve cercare la soluzione muovendosi lungo il ciclo di vita dei rifiuti da monte verso valle. Banalmente, la migliore delle soluzioni, quella utopica, sarebbe poter avere una produzione di rifiuti pari a zero; ma i rifiuti ci sono e qualcosa va fatta. In questo post voglio semplicemente fare un quadro generale del ciclo dei rifiuti (quelli urbani, detti RSU), senza scendere troppo nei dettagli di natura tecnica. Per altre tipologie di rifiuti (pericolosi, sanitari, ecc.) le strade da percorrere sono diverse.
La soluzione ideale del problema rifiuti, quella non utopica, va cercata nei sistemi integrati di smaltimento, con i quali si prevede (sempre muovendoci da monte verso valle): la riduzione del quantitativo di rifiuti da smaltire; il riutilizzo, il ricupero e il riciclaggio; il ricupero energetico per combustione delle frazioni a più alto potere calorifico; il compostaggio o la digestione anaerobica della frazione organica; la minimizzazione dell'impatto ambientale.
In altre parole si deve dare priorità alla minimizzazione nella produzione dei rifiuti. Come? Per prima cosa immettere nel circuito consumistico un quantitativo minore di contenitori monouso. Favorire il riutilizzo quindi, ma anche il ricupero e il riciclaggio. Ricupero e riciclaggio sono possibili laddove funzioni la raccolta differenziata, la cui corretta pianificazione e gestione è di fondamentale importanza, al fine di recuperare o riciclare carta e cartone, vetro, plastica, ferro, sostanza organica, ecc. A questo punto, quello che non è possibile riutilizzare, recuperare o riciclare deve per forza di cose essere smaltito. Laddove è economicamente conveniente (non sempre lo è), i materiali che bruciando garantiscono una elevata produzione di energia (in termini di calore o anche di energia elettrica) conviene vengano termicamente distrutti negli inceneritori. Spesso questi impianti sono chiamati termovalorizzatori per sottolineare il fatto che si ha un recupero energetico, ma nella normativa di riferimento (D. Lgs. 133/05 e D.Lgs. 152/06) non si fa mai uso di questo termine. I rifiuti di natura organica andrebbero invece trattati in impianti di compostaggio o di digestione aerobica, impianti che consentono di produrre compost, ossia materiale utile come fertilizzante. L’ultima spiaggia è la discarica controllata, ed è quindi auspicabile che qui finisca il minor quantitativo possibile di rifiuti. Quali sono questi rifiuti? I prodotti residui della combustione in uscita dall’inceneritore, e, attualmente, anche i rifiuti organici, che invece, come detto prima, sarebbe auspicabile venissero trattati negli impianti di compostaggio. E visto che qualcosa in discarica ci finisce, occorre allora minimizzare l’impatto ambientale, con tutte le scelte progettuali e gestionali del caso. Ma minimizzare l’impatto ambientale è anche una priorità che non riguarda solo le discariche controllate ovviamente, ma anche tutti gli altri processi (pensiamo alle emissioni inquinanti degli inceneritori per esempio) ed interessa anche l’aspetto sociale e paesaggistico.

giovedì 17 gennaio 2008

Democrats Caucus

Nel 2004 sostenni la candidatura di John Forbes Kerry collaborando con l’Associazione Italians For Kerry, convinto che sull’onda del movimento internazionale di opposizione alla guerra in Iraq la Dottrina della Guerra Preventiva sarebbe stata sconfitta in patria. Fu una grossa delusione vedere Kerry arretrare su questi temi e George Bush uscire come un trionfatore in quelle elezioni. Dal quel giorno pensai che non poteva ormai venire fuori più niente di buono dagli Stati Uniti e cominciai a considerare la loro mentalità isolazionista e di frontiera come un avversario politico pericoloso per il nostro futuro. Per questo sono rimasto abbastanza disinteressato di fronte alla campagna per le primarie che si tenevano negli Stati Uniti, ma vedere così tanto entusiasmo attorno ai candidati democratici e un alto tasso di partecipazione mi fa sperare che, come dice Obama, something is happening.
Così mi son preso la briga di seguire parte dei discorsi dei candidati democratici e ciò che appare subito evidente e il continuo utilizzo della parola “cambiamento”. Obama conduce la sua campagna elettorale sul motto “il tempo per il cambiamento è arrivato”, mentre i sostenitori di Hillary Clinton espongono striscioni con la scritta “Pronti a cambiare”.
Barack Obama potrebbe essere il primo presidente di colore nella storia degli Stati Uniti e nella sua campagna si fa forte della sua opposizione alla guerra in Iraq sin dal principio. Afferma infatti che “sarà il presidente che porrà fine alla guerra in Iraq e finalmente riporterà le truppe a casa” o ancora che gli Stati Uniti con lui “non useranno mai l’ 11 settembre”. Pone forte l’accento sull’unità del suo paese(noi siamo una nazione, noi siamo un popolo) e invita donne e uomini ad avere il coraggio di costruire il mondo per ciò che deve essere perché “insieme le persone ordinarie possono costruire qualcosa di straordinario.” Obama incita i suoi sostenitori a credere ancora col il motto Yes we can.
Hillary Clinton potrebbe essere la prima donna presidente degli Stati Uniti e mentre si mostra reticente su un tema importante come la guerra in Iraq (in Senato votò a favore del finanziamento a differenza di Obama) propone un cambiamento nella politica interna comunque importante. Si rivolge principalmente a coloro che non possono permettersi di pagare le bollette e le assicurazioni sanitarie e afferma che “voi non sarete più invisibili”. Si pronuncia sostenitrice della classe media che deve crescere e prosperare nuovamente. Le sue parole più forti sono quando dice, rivolgendosi alle compagnie petrolifere, compagnie farmaceutiche e compagnie di assicurazioni sanitarie; che “hanno avuto per otto anni un presidente che governava per loro, è giunto il momento di un presidente che governi per il popolo; è giunto il momento di un governo del popolo, dal popolo, per il popolo”. Pone l’accento sulla necessità di un sistema sanitario che possa garantire i servizi essenziali anche per coloro che non possono permetterselo.
John Edwards è il candidato più debole dei tre anche perché il più ambiguo avendo votato sia a favore dell’ intervento statunitense in Iraq e del Patriot Act (che ha ridotto le libertà civili), sia per essersi dichiarato a favore dell’aborto e della pena di morte. Anch’ egli sostiene di parlare per la classe media e per tutti coloro che non hanno voce. Sostiene la necessità di un sistema che garantisca la copertura sanitaria e invoca l’impegno di tutti noi per garantire ai nostri figli un vita migliore della nostra.
Obama si mostra più convinto nel portare avanti la sua linea di cambiamento e dà un immagine di maggiore freschezza e novità, ma Clinton ha più forza ed esperienza per realizzare questi propositi. Edwards è invece il terzo incomodo che può fungere da termometro per valutare il gradimento dell’elettorato democratico e può giungere in soccorso a uno dei due candidati come ha fatto recentemente esprimendo più volte il suo gradimento per Obama. In ogni caso i democratici propongono un cambiamento a sostegno delle politiche pubbliche, una controtendenza in un paese segnato e che ha segnato negli ultimi trent’ anni il trionfo delle politiche neoliberiste che proprio negli Stati Uniti sono state ideate dalla Scuola di Chicago. In campo internazionale propongono invece un Paese sicuramente più aperto al dialogo e alla concertazione col resto del mondo e il rafforzamento delle istituzioni sovranazionali come l’ ONU.
Sono importanti le novità che propongono i candidati democratici ed è auspicabile dopo otto anni di amministrazione repubblicana che ha ulteriormente diviso gli Stati Uniti e li ha allontanati dalla comunità internazionale, che uno di loro riesca a vincere la corsa alla Casa Bianca che, volenti o nolenti, ha un ruolo fondamentale nelle dinamiche politiche internazionali.

mercoledì 16 gennaio 2008

Anticlericalismo galoppante

Il Papa come uomo religioso è sicuramente uomo di cultura e di scienza quindi ha pieno titolo per partecipare a un dibattito anche nelle sedi accademiche. Non a caso Paolo VI e Giovanni Paolo II ebbero l'opportunità di intervenire proprio all' Università La Sapienza. Stavolta invece non è stato possibile per l'esplosione di una protesta di natura anticlericale.
L' anticlericalismo esiste se esiste il clericalismo e l'Italia in questi anni si sta avviando su questa strada. La presenza fortemente simbolica di Giovanni Paolo II in Parlamento e la posizione strategicamente efficace ma politicamente inopportuna della Cei in occasione del referendum sulla legge 40 hanno sancito l'inizio di questo nuovo periodo nei rapporti tra Chiesa e Stato repubblicano. Favorito da un servilismo stomachevole di alcuni nostri politici il Vaticano infatti ha continuato a spingere per imporre a tutti gli italiani la morale cattolica attraverso la forza delle leggi repubblicani, ha cioè cercato di appropriarsi di qualcosa che non gli appartiene.
Contemporaneamente però cresce e si evolve un movimento anticlericale che cerca di difendersi dall'alleanza tra clero e classe politica, che ricorda l'alleanza di epoca feudale utile a soggiogare il popolo. E' lecito che in democrazia ognuno abbia l'opportunità di esprimersi, ma è altrettanto lecito esprimere consenso o dissenso su ciò che si dice. Ritenersi depositari di una verità assoluta per tutti coloro che risiedono nella Repubblica e considerarsi unico lecito interprete di questa verità non è un atteggiamento democratico. I nostri politici dovrebbero rendersi conto di questa voglia di Repubblica che è ancora viva e vegeta e comportarsi di conseguenza altrimenti saranno i cittadini a prendersi quello che vogliono, pacificamente o meno.
Niente accade per caso e inevitabilmente chi predica intolleranza e destinato a rimanerne vittima. Chi semina vento raccoglie tempesta o per dirla scientificamente, ogni azione genera una reazione.

lunedì 14 gennaio 2008

Thinking Blogger Award

Dopo essere stato nominato partecipo anche io al "Thinking Blogger Award" e nomino i 5 blogs che mi fanno pensare:



Progetti di riforma elettorale

Come previsto Silvio Berlusconi ritratta la sua disponibilità al dialogo sulle legge elettorale. In un momento di difficoltà si è mostrato disponibile per riguadagnare credito agli occhi delle altre forze politiche e dell'opinione pubblica, ma ora cerca di imporre le sue condizioni al dialogo come la cesura del ddl Gentiloni. Berlusconi si pone in una posizione di forza, nel senso che se si accettasse le sue condizioni le sue televisioni sarebbero salve, se non le si accettasse una nuova legge elettorale sarebbe irrealizzabile. Questo secondo Berlusconi e secondo Veltroni che hanno tutto l'interesse a evitare una riforma fino al prossimo referendum. Comprensibile il loro atteggiamento visto le forze politiche che rappresentano, poco comprensibile invece la strategia politica dei piccoli partiti che probabilmente non si rendono conto che la terra gli sta franando sotto i piedi.
Una volta che si arriverà al referendum è scontato che Pd, Fi e An lo appoggeranno e con molta probabilità avrà esito positivo. Allora i piccoli partiti saranno con l'acqua alla gola e chiederanno di trattare per una nuova legge elettorale ma in queste condizioni Pd e il nuovo Pdl detteranno loro le condizioni. Ciò che non capisco e perché non cerchino un accordo oggi che le condizioni politiche lo permettono. Domani sarà troppo tardi ma forse la gloria di condurre una battaglia di principio e più importante della sopravvivenza politica. Ma le spinte che ci sono all'interno del Pd per un sistema bipolare non sono ininfluenti.

lunedì 7 gennaio 2008

Embrione di Statuto del Pd

Il Partito Democratico si avvia a grandi passi verso la sua forma definitiva. Entro la fine di febbraio la Commissione Statuto darà alla luce il vestito che dovranno calzare tutti gli aderenti. La novità più importante della bozza disponibile nel sito http://www.partitodemocratico.it/ è proprio la distinzione tra sostenitori e aderenti. I sostenitori sarebbero coloro che nelle primarie del partito esercitano unicamente l'elettorato attivo, mentre gli aderenti eserciteranno elettorato attivo e passivo. In soldoni, solo gli aderenti, eredi degli antichi iscritti, potranno candidarsi a esercitare ruoli negli organismi dirigenti del nuovo partito, a loro volta eletti ogni due anni e mezzo con elezioni aperte a tutti i sostenitori.



Il pessimismo dell'intelligenza

Non credo sia una cosa saggia abbandonare la forma Congresso come momento topico della discussione interna a un partito. Le primarie sono sì un esercizio democratico nella forma ma vuoto nei suoi contenuti e quindi nella sostanza. La democrazia non consiste solo nell'eleggere dei rappresentanti periodicamente ma consiste nel confrontarsi, nel proporre problemi e soluzioni, nel dialogo che si concretizza poi nell'incontro a metà strada tra posizioni differenti. L' uso continuo delle primarie rischia di indebolire la democrazia perché riduce il confronto tra le parti a una prova di forza, col richiamo di un elettorato ormai stanco dei continui conflitti (spesso di interesse). Per questo motivo credo che il congresso sia un momento di maggiore sostanza democratica dove i singoli, per alcuni giorni, dicono la loro e ascoltano quello che hanno da dire gli altri e votano solo dopo aver cercato punti di convergenza. Questa è democrazia: la ricerca del più largo consenso. Un' operazione che richiede tempi lunghi e tanta pazienza, ma sicuramente destinata a durare nel tempo.


L'ottimismo della volontà

Lo strumento delle primarie potrebbe essere utile per avvicinare i cittadini alla vita politica del nuovo partito e del Paese. Un continuo richiamo, aperto a chiunque voglia parteciparvi, potrebbe aiutare a non vedere più un partito come un ritrovo massonico dove pochi decidono per molti. Gli italiani potrebbero riconquistare la loro voglia di partecipazione. Ma lo vogliono veramente?




giovedì 3 gennaio 2008

Cosa pensare della proposta di riforma della 194

Iniziamo il nuovo anno con un argomento vecchio e molto controverso che ha scatenato il dibattito anche nella comunità di Kilombo. Si parla infatti di modifiche alla legge 194, la cosiddetta legge sull'aborto, dopo che Giuliano Ferrara l' Ateo Devoto ha lanciato una moratoria dell' aborto sulla scia dell'entusiasmo generato con l' approvazione da parte dell' Assemblea Generale delle Nazioni Unite della moratoria universale della pena di morte. Sull'assunto che l'aborto è anch'esso una forma di omicidio legalizzato Ferrara giustifica la sua battaglia civile.
In realtà questa è una battaglia condotta in pompa magna dal Vaticano che all'indomani dell' esito del Referendum sulla legge 40 si sente più forte e lotta per soffocare le libertà individuali prima in Italia e poi chissà dove. In fondo bisogna ammettere che è una posizione coerente di chi sostiene che anche gli spermatozoi, l'embrione e le cellule staminali sono forme di vita e non può che essere naturalmente portato a ritenere che anche un feto di qualsiasi data lo sia. Una posizione rispettabile e onorevole ma soggettiva.
Nel mio Relativismo Culturale sono infatti portato a pensare che tutte quelle citate sopra non siano forme di vita, o almeno sono progetti di vita di chi mette a disposizione il proprio corpo per creare una vita. La donna non è uno strumento di riproduzione a disposizione della società, pronta a sfornare pargoli che diventeranno menti da indottrinare e braccia per produrre beni. La donna è individuo dotato di libero arbitrio e dispensatrice di vita e come tale ha il diritto di decidere se dare alla luce o meno una nuova vita, se potrà portarne avanti l' evoluzione, se avrà la forza e il coraggio per farlo. Queste sono scelte che appartengono all'individuo e che non si possono consegnare alla collettività. Siamo tornati ai tempi di Sparta quando i neonati venivano educati dalla polis per diventare forti guerrieri. L'individuo non appartiene allo Stato (o comunità o chiesa o che dir si voglia), ma viceversa. Questo è ciò che fa del Vaticano odierno un istituzione oscurantista paragonabile a un regime talebano, che vuole farci tornare agli anni bui del Medioevo. Il grande risultato della moratoria sulla pena di morte è proprio l' affermazione che lo Stato non può prendersi la vita di un individuo perché non gli appartiene e il feto, non ancora individuo, appartiene unicamente a chi lo porta in grembo.