venerdì 4 settembre 2015

Dalla speranza alla delusione

Devo ammettere che la vicenda politica che riguarda Quartu rappresenta per me una grossa delusione. Perché sì, in fondo ci avevo sperato che si potesse costruire qualcosa di buono. Mi avevano convinto i così tanti giovani che hanno sostenuto con passione e dedizione il sindaco Delunas, alle primarie come alle elezioni. Perché mi hanno fatto intravedere una speranza di rinnovamento. Speravo si avviasse una fase di buona amministrazione per la nostra città, in un momento storico in cui gli enti locali sono sempre più ridimensionati, ridotti a esattori di tasse per conto dello Stato, depotenziati della loro azione intermediazione e di limite al potere centrale, del loro ruolo. Stessa sorte che subiscono purtroppo tutte le rappresentanze politiche e sociali. In un contesto del genere ho voluto sperare in un lavoro che invertisse la tendenza e ciò a cui ho assistito negli ultimi mesi rappresenta anche per me, che non sono stato un “delunasiano” della prima ora, una forte delusione.

Credo che il sindaco abbia sbagliato da subito i tempi e i luoghi di una battaglia politica pur legittima, come tutte le battaglie politiche. E proprio questi errori l'hanno ridotta a uno scontro personale consumato nelle sedi istituzionali, e quindi sulla pelle dei cittadini, a suon di comunicati e di colpi di teatro. Un lusso che la città non può permettersi, uno spettacolo che non si merita.


I sostenitori del sindaco rivendicano la legittimità e la bontà del suo agire nel tentativo di liberarsi dal giogo di poche persone che vogliono esercitare su di lui un potere assoluto. Ma l'agire del sindaco non è stato volto ad aprire la discussione e la partecipazione, ma anzi a restringerla ulteriormente e ricondurre le principali decisioni alla sua persona e al suo fumoso entourage. Insomma a fare suoi quei metodi che contesta. Ha provato a realizzare quella che Gramsci avrebbe definito una rivoluzione passiva, una rivoluzione guidata dall'alto invece che dal basso. Mi chiedo infatti perché Delunas, di fronte alle prime difficoltà, non abbia provato ad aprire e allargare la discussione all'interno del suo stesso partito. A questa domanda conosco già la risposta: lo ha fatto scientemente, consapevole che gli organismi dirigenti del PD a Quartu sono blindati e cooptati. Perché frutto di meccanismi che ben conosce e che gli hanno permesso di essere prima consigliere comunale, poi assessore alle politiche sociali, a seguire capogruppo in consiglio provinciale e oggi sindaco. Non si è mai fatto sostenitore di una battaglia per cambiare il suo partito, ha sempre sostenuto posizioni di comodo e oggi ne paga lo scotto. Se la sua volontà di cambiare il PD fosse sincera, avrebbe dovuto agire molto prima, pagandone il prezzo; o meglio ancora avrebbe potuto dare un'opportunità al giovane segretario e a tutti giovani che lo hanno sostenuto, costruendo un futuro migliore per la città e il suo partito. Con l'equilibrio e la pazienza di un uomo al servizio delle istituzioni. Abbiamo bisogno di statisti, non di Don Chisciotte. Ho sentito invece il sindaco dire di tutto contro un partito da cui ha avuto tutto. Per questo oggi le sue battaglie sono per me incondivisibili, ma soprattutto non sono credibili. E bene fa il PD ad aver deciso di porre fine a questa tragicomica esperienza. Certo ne pagherà le conseguenze perché è sua la responsabilità di aver fatto questa scelta e di averla consegnata alla città, ma sarebbe ancora più irresponsabile e ancora più alto il prezzo da pagare allungare una consiliatura che, viste le premesse, non potrà produrre nulla di buono.

La parola fine non è ancora scritta, aspettiamo l'8 settembre, perché questo partito riserva sempre delle sorprese. Ad esempio può succedere che consiglieri eletti con il PD arrivino a votare contro quanto deciso dagli organismi dirigenti del loro partito. Da parte mia posso dire che se ciò dovesse avvenire, se la mozione di sfiducia non dovesse passare per il voto contrario, astensione o assenza strategica di anche solo uno dei consiglieri PD, porrò definitivamente fine alla mia esperienza con questo partito.