sabato 29 dicembre 2007

Bilancio 2007 per l' attività di questo blog

Ho creato un blog e ho iniziato a scriverci dentro per puro narcisismo, poi piano piano ho coinvolto altre persone, ho aderito a uno dei metablog che raggruppano i vari blogger e ho avuto la possibilità di dialogare con tante altre persone e di affinare le mie capacità nello scrivere e le mie conoscenze. Particolarmente interessante è stata l'esperienza dentro il metablog delle sinistre Kilombo, che è diventato non solo un'opportunità per esprimere la mia voce, ma anche una fonte d'informazione tanto che molto spesso mi è capitato di apprendere le ultima interessanti novità tramite l'home page di Kilombo. Poi ho scoperto OkNotizie che invece mi ha dato l'opportunità di estendere ulteriormente i miei contatti, per alcuni post dai titoli forti questo blog ha ricevuto addirittura 700 contatti in un giorno ed è stato anche riportato sull'home page di Liberoblog.
Ma sicuramente le mie più grandi conquiste sono quei quattro o cinque blogger che sono diventati miei assidui lettori e di cui sono diventato assiduo lettore, come Innoxius, Carnesalli, Polysblog o Okappa. Con loro e anche altri si è creato uno scambio continuo e questo credo sia uno dei punti di grande novità del web: la possibilità tra persone diverse di confrontarsi e discutere continuamente e da casa.
Questo blog ha ricevuto nello spazio di nove mesi più di diecimila visite e non posso che ritenermi soddisfatto grazie anche alla collaborazione di Tore, Escer78 (particolarmente duttile dal punto di vista tecnico) e Shardana che hanno saputo riempire i miei vuoti e spostare l'attenzione di questo blog anche verso questioni e hanno fatto sì che non fosse un contenitore delle mie fissazioni. Speriamo in uno 2008 migliore che permetta di allargare la rete di contatti di questo blog.
Buon Anno Nuovo a tutti.

lunedì 24 dicembre 2007

Buon Natale

Gli autori di questo blog
augurano a tutti i lettori e
a tutti i membri di Kilombo
un Felice Natale.
Tanti Auguri!

lunedì 17 dicembre 2007

I Nuragici conoscevano l'arte della navigazione?


La settimana scorsa sono stato in Francia e ho avuto l'opportunità di incontrare la comunità di emigrati sardi nella regione della Mosella. Sarà che la lontananza mi ha disintossicato dalla politica nostrana, sarà che questo incontro ha risvegliato il mio sentimento "sardista"(soprattutto quando uno dei nostri emigrati ci ha invitato a costruire ex novo un nuraghe nelle sue dimensioni originali), sarà per tutto questo che oggi ho voglia di parlare della civiltà nuragica.

Si sa ancora poco di questa civiltà e uno dei punti più controversi si ha a proposito della capacità dei nuragici di navigare o meno. La tesi fino ad oggi prevalente è quella di Giovanni Lilliu, maestro dell'archeologia nuragica e protagonista degli scavi de Su Nuraxi di Barumini. Secondo Lilliu i nuragici non erano esperti della navigazione e costruirono tutta la loro cultura e società all'interno dell'isola, tanto è vero che i complessi nuragici più grandi si trovano tutti nelle zone interne, mentre sulle coste si trovano solo piccoli complessi. Oggi prendono piede anche diverse teorie a proposito.

Ad esempio Bruno Vacca ritiene che i bronzetti nuragici a forma di nave, con una testa di cervo(credo) sulla prua, non siano solo (come ritiene Lilliu) dei portacandele per la notte, ma siano riproduzioni in scala delle navi utilizzate dai Shardana per solcare i mari del Mediterraneo. Vacca li ritiene, non solo dei navigatori, ma addirittura i dominatori dei mari di quel periodo. Tra i bronzetti vi sono infatti diverse tipologie di nave; alcune più strette e più lunghe e quindi navi da corsa e da guerra, altre più larghe e corte utilizzate invece per i commerci. Questi navigatori dominavano tutto il Mediterraneo ma guardavano soprattutto a ovest. La capitale del regno nuragico non era Cagliari ma si trovava vicino a Oristano e i navigatori che tornavano a casa potevano riconoscere da lontano la loro terra grazie alla presenza di trenta statue di due metri e mezzo che dominavano l' accesso al Golfo di Cabras. Erano i Giganti di Monti Prama, erano guerrieri, lottatori, pugilatori, arcieri, arrampicatori con acconciature nuragiche, erano enormi, erano armati.
Ciò spiegherebbe le similitudini tra lingue antiche come il basco e il sardo e la presenza di strutture simili ai nuraghi nell'odierno Zimbawe. E sì! Secondo Vacca i nuragici riuscirono addirittura a circumnavigare l'Africa. Infatti il bronzo è una lega fatta di rame e un altro metallo. I nuragici producevano tantissimo bronzo per costruire le loro armi e scolpire le loro famose statuine perché c'era e c'è tantissimo rame sul loro territorio natio, ma gli altri metalli dove li prendevano? Nello Zimbawe. Una superiorità marinara che portò a una superiorità tecnologica che determinò a sua volta una superiorità militare e politica. Leonardo Melis ritiene che stessero a capo di tutti i popoli del Mediterraneo e i nuragici furono i celebri shardana temuti dai faraoni egizi. Ha ritrovato immagini nei suoi studi in Egitto dove vengono raffigurati guerrieri con il copricapo identico a quello dei guerrieri rappresentati nei bronzetti sardi. Guerrieri mercenari al servizio dei faraoni. L'inizio dell'età del ferro spiegherebbe, insieme ai problemi climatici, la fine di un periodo d'oro.


Siti utili:

domenica 9 dicembre 2007

Essere Laico

Culturalmente sono cristiano. E' impossibile non esserlo visto il contesto in cui sono cresciuto e chiunque in Italia e in Europa pensi di non esserlo è solo un illuso. La domenica come giorno del Signore da dedicare alla famiglia o comunque agli affetti, la carità, la solidarietà, non uccidere, non rubare e infine il fortissimo precetto "ama il tuo prossimo più di te stesso". Son valori che mi hanno influenzato e continuano a influenzarmi e di cui riconosco il senso. La religione o la religiosità è un elemento fondante del vivere comune perché aiuta l'uomo a darsi un codice di regole, a dominare i suoi istinti e le sue passioni e ciò gli consente di elevarsi dalla sua natura animale. La religione genera la società e civilizza l'uomo.
Politicamente non sono cattolico. Non credo infatti nella Chiesa come istituto di potere. Non credo che Wojitila o Ratzinger non debbano parlare ai loro fedeli, alle loro coscienze. Anzi, credo che debbano farlo e che in questa opera contribuiscano al progresso dell' uomo. Non penso però che abbiano il diritto di imporre all' essere umano un' etica e una morale con la forza coercitiva della legge. L'essere umano è dotato di libero arbitrio e se esiste un Dio che gli ha donato questa dote perché non dovrebbe esercitarla? Non sarebbe il rifiuto di un dono divino? Quindi credo che non possa esistere legge che possa vietare al singolo di fare le proprie scelte di coscienza quando non va ad intaccare il diritto all'esistenza altrui. La questione dei diritti civili non è una questione etica o morale ma è una questione politica. Può un' istituzione religiosa avere un ruolo nella promulgazione della legge dello Stato? No, in uno Stato Repubblicano non può, in un Stato Teocratico può.
Se in Europa siamo arrivati a una concezione di questo tipo sullo Stato è perché abbiamo vissuto sulla nostra pelle cosa comporta l'esercizio del potere coercitivo da parte di un'istituzione religiosa. Le sanguinosissime guerre di religione in Francia (non a caso è lì che nasce lo Stato assoluto e l'Illuminismo) e in Inghilterra(dove nasce poi il liberalismo), la Santa Inquisizione (e le sue atroci torture), la tratta dei neri (dichiarati senz'anima e quindi legittimamente schiavizzabili) e le guerre coloniali (in un'opera missionaria) sono consequenza dell' applicazione da parte di un istituzione religiosa di un potere normativo esercitato sia all'interno che all'esterno. Un cattolico (o ateo devoto, visto che vanno di moda) laico dovrebbe chiedersi poi perché in Italia, nonostante la mancanza di una legge sulle unioni civili e una più aperta sulla fecondazione assistita, si registri comunque il tasso più basso di natalità al mondo e sempre meno giovani si sposano. Forse dovrebbe modificare la sua proposta politica.


Un' espressione chiara di cosa significhi essere laici la fece John Kennedy nel suo discorso di insediamento:
Io credo in un’America che ufficialmente non sia cattolica né protestante né ebraica; in cui nessun pubblico ufficiale richieda o accetti istruzioni sulla politica da seguire vuoi dal Papa, vuoi dal Concilio nazionale delle Chiese, vuoi da altre fonti ecclesiastiche; un’America in cui nessun organismo confessionale cerchi di imporre, direttamente o indirettamente, la propria volontà al popolo in generale ovvero alle iniziative dei pubblici funzionari, e in cui la libertà di religione sia una e indivisibile, talché ogni azione contro una delle Chiese sia considerata attentato contro la nazione nel suo complesso. (...)Infine, io credo in un’America in cui prima o poi l'intolleranza religiosa sia destinata a sparire, e in cui tutti gli individui e tutte le Chiese siano trattati da eguali; un’America in cui ognuno abbia lo stesso diritto di frequentare o no la Chiesa che si è scelta, e in cui non si diano voti cattolici o anticattolici, e in generale nessun blocco di voti di alcuna specie: in cui cattolici, protestanti ed ebrei, laici o ecclesiastici che siano, si astengano da quegli atteggiamenti di disprezzo e ostilità che tanto spesso hanno in passato intralciato la loro azione, per promuovere invece l’ideale della fratellanza tra i cittadini americani. Questa è l’America nella quale io credo, ed è anche il tipo di ufficio presidenziale nel quale io credo; un ufficio d’importanza somma che non deve essere né umiliato, facendone lo strumento di questo o quello schieramento confessionale, né insozzato, negando arbitrariamente la possibilità di accedervi a un membro di qualsivoglia raggruppamento confessionale. Il mio ideale è quello di un Presidente le cui opinioni religiose siano questione che riguardi lui solo e cui esse non siano imposte dalla nazione, e tanto meno imposte quale condizione per il mantenimento del suddetto ufficio.

venerdì 7 dicembre 2007

La Binetti fuori dal Pd

Al Senato il governo ha ottenuto la fiducia grazie al supporto dei senatori a vita(tra questi il superdemocristiano Kossiga). Questa maggioranza risicata è data dal voto contrario della senatrice Paola Binetti e della componente teodem del Pd.
Questo perché la fiducia veniva richiesta sul decreto sicurezza (molto discutibile e sicuramente non di sinistra, credo che si sia già fatto un sacrificio estremo nel votarlo, ma era in gioco il governo) dove si fa anche richiamo all'art.13 del trattato di Amsterdam già ratificato dal Parlamento e quindi di per sé applicabile a prescindere dall'approvazione del Parlamento. Il motivo del contendere è dato dal contenuto di questo articolo che disciplina i provvedimenti per le discriminazioni ""fondate sul sesso, la razza o l'origine etnica, la religione o le convinzioni personali, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali". Ma evidentemente Binetti e i teodem ritengono così importante che la discriminazione basata sulle tendenze sessuali sia garantita dalle legge (almeno nella Santa Italia) tanto da far cadere il governo sostenuto dal loro partito a spada tratta. Oppure semplicemente vogliono lanciare dei segnali. Sintomatico che questo avvenga proprio quando si inizia a parlare nuovamente di unioni civili nei vari comuni e in Parlamento con il nuovo progetto di legge denominato stavolta Cus.
La mia posizione personale è a favore dei matrimoni tra persone dello stesso sesso perché ho una concezione veramente laica dello Stato e di rimando ho una concezione laica del matrimonio. Per il diritto civile il matrimonio non è finalizzato alla procreazione come per il diritto canonico ma è un mero negozio giuridico tra due persone (non sono neanche sicuro che nel codice civile sia chiaramente espresso che debba essere tra uomo e donna). Quindi se è vero che la Costituzione garantisce che "tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali" e che
"è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana" come recita l'art.3, allora mi sembra abbastanza coerente riconoscere anche a chi ha tendenze sessuali diverse da quelle della maggioranza la possibilità di stringere un accordo tramite questo negozio. Ma credo molto anche nella democrazia, nel dialogo, nella concertazione quindi bisogna anche essere flessibili e cercare di arrivare a un punto di incontro con coloro che non condividono questo punto di vista soprattutto se ci devi governare insieme. Così i matrimoni sono diventati Pacs nel programma elettorale ma non andavano bene, poi son diventati Dico, ma ancora non andavano bene, ora sono Cus ma non vanno bene lo stesso. Ogni volta che si parla di legiferare a proposito basta un brusio dal Vaticano perché blocchi tutto e alcuni parlamentari si giustificano dicendo che non è una priorità.
Ma al di là della questione in sé ciò che irrita e proprio questa sottomissione nei confronti della Santa Romana Chiesa di alcuni parlamentari che non sanno cosa sia la disciplina di partito ma sanno bene cosa sia la disciplina del cattolico.
In un suo bel (si fa per ridere) post il teodem Valerio Pieroni arriva addirittura a dire che "questa è la laicità di cui si fa portatore il partito democratico". Incredibile che si arrivi a dire che la posizione etica dei teodem che sono una ristretta minoranza sia ora la posizione del partito. Sia chiaro che io, e come me la quasi totalità dei Ds, non siamo disposti a stare dentro un partito che prende ordini dal Vaticano e che si piega alla sua volontà perché qui non è in gioco solo la questione dei diritti civili ma il principio che a governare e a fare le leggi debba essere il popolo o il papato, l'idea di uno Stato laico e democratico, aperto alle scelte etiche e confessionali dell'individuo o l'idea di uno Stato confessionale e autoritario che disciplina la vita dei singoli con la frusta e con il giogo della legge. Questi soggetti devono capire che le loro posizioni non sono da noi condivise e va bene essere flessibili ma anche dall'altra parte bisogna fare un passo indietro in nome dell'unità di un partito e di un progetto politico a costo di subire gli strali d' oltretevere e soprattutto hanno da capire che gli elettori Ds hanno pure loro una forte fede laica, liberale e democratica e non sono disposti a buttarla a mare per soddisfare le voglie del Vaticano che tanto sogna il potere temporale di una volta. La senatrice Binetti dovrebbe essere buttata fuori dal Partito Democratico e se questo farà cadere Prodi o porrà fine al progetto Pd... Amen, la messa è finita, andate in pace

martedì 4 dicembre 2007

La riforma tv necessaria

Ieri guardavo come raramente mi accade il Tg1 delle ore 20 e son rimasto sbigottito. Si parlava dei problemi con la giustizia di tale Azouz, il tunisino padre e marito delle vittime di Erba. Il servizio si concludeva con i commenti di Mario Giordano, direttore de Il Giornale e di Mario Orfeo direttore de Il Mattino. Così ancora oggi, nonostante l'esito delle elezioni 2006, viene dato ampio spazio(totalitario nell'occasione) a questi personaggi (parte organica del ramo comunicazione della Cdl, o meglio di Berlusconi).

Nell' Espresso di questo settimana il dottore costituzionalista Giovanni Sartori (che a suo tempo denunciò la "collusione e la sudditanza della televisione pubblica a Berlusconi" e per questo fu anche querelato dall' ex dg Flavio Cattaneo) parla di televisione e sugli effetti che può avere nella sostanza democratica. Si fa anche promotore di discutibili riforme. Sartori accusa Prodi di essere stato poco attento alla questione e considera il conflitto di interessi interconnesso alla riforma Tv. Considera il controllo della Rai decisivo per Berlusconi, ma anche per Fini e Casini e soprattutto per il centrosinistra e la situazione politica favorevole a una riforma. Le proposte sono due:



  1. l' obbligo per le tv private di pagare le frequenze che sono di proprietà dello Stato. I proventi servirebbero a finanziare la tv pubblica e il canone verrebbe abolito. I privati pagano solo in base ai profitti e la Rai non avrebbe bisogno di pubblicità, almeno non in tutte le sue tre reti.


  2. formalizzare la lottizzazione della tv pubblica. Visto che è impossibile evitarla, allora due canali vengano apertamente affidati alla maggioranza di governo e uno all'opposizione con consigli di amministrazione e bilanci differenti.

Infine la critica spietata alla televisione odierna che parla solo di delitti caserecci perché ha paura di raccontare i fatti che dispiacciono a qualcuno.


Personalmente credo che liberalizzare il sistema televisivo, che ad oggi è ancora il principale e più popolare mezzo di comunicazione, sia fondamentale per garantire la sostanza della democrazia. Quando il governo controlla l'informazione la democrazia è monca. Lo stesso Biagi parlava della Rai come di una televisione non di Stato ma governativa. Credo non ci sia mai stata come oggi una situazione favorevole per la riforma radiotelevisiva ora che Fini dice di avere "le mani libere su giustizia e tv" e con Casini, strenuo difensore della "par condicio", sensibile al problema. Valuto positiva anche la scelta di Follini come responsabile informazione del PD, perché con la sua esperienza dall'altra parte della barricata potrà sviluppare convergenze favorevoli e conosce bene il nemico che ha combattuto anche da suo alleato. Le proposte di Sartori credo siano ottime basi di partenza, elaborate da un profondo conoscitore degli istituti democratici.

Il recente scandalo Rai-set non mi ha sorpreso e come me non ha sorpreso Sartori e milioni di italiani. Già da tempo ho rifiutato la televisione come mezzo informativo e mi sentivo a posto e libero così, ma una recente esperienza mi ha fatto riflettere sugli effetti della televisione. Infatti solo il 9 settembre del 2007 ho potuto seguire su Raitre una ricostruzione dettagliata e documentata sul G8 di Genova. Fino ad allora ero poco interessato all'argomento ma da quel giorno ho iniziato a documentarmi sempre di più. Per sei lunghi anni ho vissuto nel buio, disinformato sull'argomento. Se la televisione può avere questo effetto su di me, che non la seguo e cerco altri canali di informazione che effetto ha o potrebbe avere su tante altre persone che si informano unicamente tramite di essa?

sabato 1 dicembre 2007

Caro disoccupato, non mollare



Pubblico una lettera apparsa sull'Unione Sarda del 23-11-2007 e scritta dal mio compagno di sezione Elio Contini, maestro del lavoro della Repubblica.




Lettera di un maestro del lavoro a un “bamboccione forzato”


CARO DISOCCUPATO, NON MOLLARE LOTTANDO RIUSCIRAI A FARTI STRADA



Caro giovane disoccupato, permettimi di esprimerti la più sincera solidarietà.
Qualunque titolo di studio tu abbia, ovunque tu viva in Italia, la musica non cambia:
i tuoi meriti e la tua voglia di migliorare non servono.
Ti chiamano bamboccione, scansafatiche, mangia pane a tradimento.
Vivi a carico dei genitori, ma nessuno ha mai preso in esame il tuo disagio nel sentirti sempre più inutile in una società che non ti considera perché non puoi spendere.
Che non considera il tuo desiderio di essere indipendente e formarti una famiglia.
Eppure tu non hai niente da rimproverarti.Hai studiato, hai meritato il massimo dei voti o hai appreso un professione con capacità e sacrifici.
Ma ora constati con rabbia che il futuro pare vincolato alla aleatoria fortuna della conoscenza giusta o dell’apparire. Caro giovane disoccupato, in questa società tutto è effimero. Ma permettimi a 62 anni di incitarti ai valori nei quali ho sempre creduto e ho allevato i miei figli. Ho avuto la soddisfazione di essere decorato con la stella al merito del lavoro e nominato maestro del lavoro della nostra Repubblica.
Ora ti esorto andare avanti e a non demoralizzarti con una buona dose di fiducia in te stesso e di caparbietà prima o poi riuscirai a far riconoscere i tuoi meriti.Ricordati però di lottare perché i tuoi diritti vengano riconosciuti magari aggregandoti con i tuoi coetanei e non delegando il tuo futuro a incantatori che suonano il loro flauto magico promettendoti improbabili paradisi o facili successi.
Come canta Eros Ramazzotti: “nessuno mai ti da di più”. Lotta ogni giorno per l’affermazione dei tuoi diritti, per un mondo più giusto e solidale. Non sei solo né invisibile: molti tuoi coetanei ti saranno vicini in questa santa lotta per l’affermazione della tua dignità. E poi, quale genitore non sarebbe dalla parte dei propri figli? Coraggio, il futuro sarà tuo.


Elio Contini - Quartu Sant’Elena


Farsi strada nella vita con le proprie capacità non è mai stato facile:
Forse la differenza è che per secoli ha regnato la retorica (consolatoria) della fatica; invece oggi i ragazzi crescono bombardati da immagini stereotipe del successo raggiunto, mentre si tace sui sacrifici che questo comporta. Lei parla con la saggezza dell’esperienza e l’affetto del padre. Molti si uniranno volentieri alle sue esortazioni e ai suoi auguri. Forza ragazzi!! DANIELA PINNA

mercoledì 28 novembre 2007

Gioventù bruciata

La settimana scorsa ho partecipato a un incontro con l' Assessore al Lavoro della Regione Sardegna Romina Congera e Amalia Schirru, parlamentare impegnata nella Commissione Lavoro della Camera. Sono emerse prepotenti dal pubblico alcune domande sulle cooperative/agenzie interinali considerate uno dei peggiori effetti della legge 30/2003 sul lavoro, la cosiddetta legge Biagi. Domenica invece è la trasmissione Report a dedicare un intera puntata all'attività di queste agenzie che somministrano lavoro grazie agli appalti che ricevono dalle amministrazioni pubbliche che ormai non assumono più se non per le figure altamente qualificate. Ciò che stupisce è che di fronte a questa situazione, peraltro ben nota, è che non accada assolutamente nulla come lamenta giustamente nel suo blog Doktorgeiger.
Queste agenzie infatti non solo intermediano nell'incontro tra domanda e offerta di lavoro ma successivamente continuano a incassare buona parte dello stipendio del somministrato e continuano quindi a guadagnare sul suo lavoro. Nel caso degli appalti pubblici, come denunciato da Report, queste agenzie ricevono anche 15 euro per ora lavorata e al somministrato lasciano la miseria di 6,50 euro. E' quella che si può definire secondo la vecchia legge 1369/60 abolita in seguito all'approvazione della legge 30/2003, intemediazione di manodopera, allora vietata. Ciò che non si capisce è che ruolo abbiano queste agenzie e cosa giustifichi l'enorme quantità di denaro che ricevono sul lavoro altrui e ancor più grave è il fatto che le pubbliche amministrazioni si rivolgano ormai unicamente a queste agenzie, semplicemente perché in questo modo possono meglio controllare la distribuzione di posti di lavoro e garantire le loro clientele.
E tutto ciò avviene soprattutto sulle spalle di noi giovani, poco abituati a lottare per i nostri diritti e più attenti al nostro look e alle vicende dei reality-show. Tempo fa ho visto un film di Bertolucci(Novecento) dove un giovane contadino interpretato da Gerard Depardieu di fronte alla delusione dei suoi compagni per la latitanza della Lega e del Partito durante il Ventennio dice loro: "il partito sta dove c'è uno che lavora"

lunedì 26 novembre 2007

Il governissimo di Walteroni Berluscalter

In un recente post ho già sottolineato i rischi per Prodi di un dialogo per le riforme tra maggioranza e opposizione. Dicevo che Berlusconi avrebbe teso i suoi tranelli con il rischio che Veltroni e la maggioranza si ritrovassero in mano con un pugno di mosche.
Ora le sirene iniziano a cantare, si fa più chiara la strategia del neonato Popolo/Partito delle Libertà. Così, ieri, in occasione dell'incontro a Saint Vincent, Giulio Tremonti ha affermato con voce soave che le riforme si possono fare ma ha ricordato a tutti che la Costituzione Repubblicana fu scritta con un governo dove stavano insieme Togliatti e De Gasperi e che "non si può collaborare al mattino e alla sera fare opposizione". L' Espresso di questa settimana pone in prima pagina una gigantografia di Berlusconi e ne esalta le doti di stratega. Le grandi manovre sembrano iniziate.
Condivido di fondo le parole di Tremonti ma come ho scritto qualche giorno fa bisogna stare attenti a non farsi prendere di sorpresa (o detta volgarmente, a farsela mettere nel culo). Se si ha una reale volontà di riformare il nostro sistema per realizzre una democrazia compiuta allora sul piatto dovrà essere messa anche la riforma del sistema radiotelevisivo.
Un informazione televisiva plurale, una Tv che dia ai cittadini tutte le informazioni necessarie a formarsi un opinione da esprimere attraverso un voto val bene il governo Prodi.

giovedì 22 novembre 2007

I fascisti non cambiano

La polizia italiana è fascista? Chiedetelo a Mark Covell

A Genova furono violati i principali diritti umani? Chiedetelo a Mark Covell

Negli ultimi cinque anni in Italia esisteva la libertà di informazione? Chiedetelo a Mark Covell

Inchiesta Parlamentare o Corte europea dei diritti umani di Strasburgo? Chiedetelo sempre a lui, Mark Covell

"L' Unione Europea potrebbe sospendere l' Italia dall' Unione finchè tollerate il fascismo se vincessimo, e vinceremo"

Vai avanti Mark, non ti fermare. Fallo per gli italiani ma soprattutto per te stesso.

martedì 20 novembre 2007

La nuova stagione (delle riforme)

Occhio al bluff.
Dopo il 14 novembre sarebbe dovuta implodere la maggioranza e invece è esplosa la minoranza. Gli stracci che volano sono così tanti che riescono a coprire il cielo. Il venditore di vasi esce dall'angolo in cui si era infilato e si rilancia con una ingegnosa operazione di marketing. Crea nuovamente un partito dal nulla (in realtà è sempre lo stesso con unico padrone e un unico pensiero) per lanciare un imponente operazione mediatica e stritolare i suoi (ex)alleati.
E' evidente che si apre una nuova stagione (delle riforme). L' omino di burro cerca di legittimarsi come leader e unico rappresentante della minoranza e umilmente chiede al neonato PD questo favore. Veltroni dovrà stare molto attento e molto attenta dovrà stare tutta la maggioranza. Il soggetto cerca infatti nuove mani a cui aggrapparsi e non bisogna offrirgli ciambelle di salvataggio. Come? Veltroni dovrà tenere sempre la palla dell'azione e non cedere ai ricatti e alle condizioni, trattare da una posizione di forza e ben attento agli umori della maggioranza. Si rischia di essere coinvolti nell'implosione generale e Veltroni ha una grande opportunità di essere la guida di riforma di un intero sistema Paese. Stavolta dovrà mostrare tutta la sua capacità politica perché anche il baffetto (che la politica la conosce bene) cadde sotto i tranelli dello psiconano che in quanto ad abilità nella politica politicante non ha rivali.

domenica 18 novembre 2007

Il tentativo di Golpe

Che Berlusconi tenti di impostare il dibattito politico per vie mediatiche non è una novità. Fin dalla sua "discesa in campo" ha sempre cercato di instaurare un rapporto diretto con la popolazione attraverso i media e ha rifiutato il confronto con la classe politica che esercita costituzionalmente la sovranità popolare. Un modo di fare politica sempre avversato da chi crede la politica si faccia in altra maniera, con capacità di dialogo e di persuasione.
In questi giorni però la strategia berlusconiana ha fatto un salto di qualità preoccupante. La raccolta di firme per chiedere elezioni è un vero e proprio tentativo di colpo di Stato. La democrazia si fonda su regole condivise nel cui seno i cittadini e i loro rappresentanti si confrontano pacificamente e questo insieme di regole sono scritte nella nostra Costituzione. Periodicamente i cittadini vengono chiamati ad esprimersi tramite elezioni con cui nominano i loro rappresentati in Parlamento avallando un sistema di democrazia rappresentativa che finora ha dimostrato di funzionare decisamente meglio dei sistemi di democrazia diretta che hanno invece sempre portato al caos, allo scontro violento e all'instaurazione di regimi dittatoriali. E' la cosiddetta costituzione perfetta di Polibio dove il popolo esercita il potere democratico esprimendo le sue volontà e le sue esigenze e nomina un capo di governo, il quale esercita il potere monarchico con il compito di soddisfare le loro esigenze. Nella sua azione il capo di governo (o monarca) è controllato da un elité di (chiamiamoli così) intellettuali anch'essi nominati direttamente dal popolo, nell'esercizio di quello che Polibio definì il potere aristocratico. Perché questo sistema funziona? E' impossibile chiedere al popolo di decidere e di esprimersi su ogni singola azione di governo, è in sostanza inapplicabile la democrazia diretta perché l'esercizio dell' arte di governo richiede una conoscenza profonda delle cose che non tutti ovviamente possono avere e probabilmente non vogliono neppure. Così si rendono necessari dei delegati del popolo che abbiano il compito di tenersi continuamente aggiornati sull'azione del governo e lo controllano. Sono gli eletti, ossia i prescelti che in linea teorica dovrebbero rappresentare il meglio della nostra società. L'eliminazione di questo tramite porta a quel regime dittatoriale che gli storici definiscono "bonapartismo".
Quindi chiedere nuove elezioni (con 5, 10 o 15 milioni di firme) quando c'è un governo sostenuto nei fatti da una maggioranza parlamentare nominata dal popolo è un tentativo di golpe bonapartista. Si mette in discussione l'intero impianto costituzionale che permette di confrontarci liberamente e pacificamente. Se passasse questo proposito allora anche le forze politiche del centrosinistra potrebbero chiedere all'indomani di elezioni vinte dal centrodestra ancora nuove elezioni e non la finiremo più se non con una guerra civile. Un governo non deve durare necessariamente lo spazio di una legislatura ma può essere deposto solo se privo di una maggioranza parlamentare.
Per fortuna al Quirinale c'è Napolitano e per fortuna il centrosinistra non ha ceduto alle proposte di Berlusconi a suo tempo, altrimenti chissà che pericolosa strada avrebbe potuto prendere questa iniziativa.

martedì 13 novembre 2007

Calcio o non calcio, questo è il problema

Negli ultimi tempi negli stadi ormai si era riusciti a mettere la museruola ai tifosi o comunque a farli apparire come il male del calcio e quindi a isolarli. Alla prima occasione hanno cercato di prendersi la rivincita e di mettere a ferro e fuoco gli stadi e le città per dimostrare che sono ancora loro i padroni del calcio. Ma è stato il colpo di coda di una bestia prossima a esser domata, una volta applicato con efficacia il decreto Pisanu e le recenti innovazioni del decreto Amato-Melandri si porrà definitivamente fine al dominio degli stadi di questi personaggi spesso guidati da menti eversive.
Sono un tifoso di calcio da sempre, da quando ero bambino e aspettavo pazientemente il mercoledì di coppa per guardarmi tutte le partite. Poi sono cresciuto e ho iniziato ad andare allo stadio, anche in curva, anche tra gli ultras. Quello che vedevo erano personaggi sbandati, in cerco di un passatempo, poco preoccupati della sorte della loro squadra e molto preoccupati invece di rimarcare la loro identità e di esaltare epicamente il loro scontro con le forze dell'ordine, persone che concepivano la curva come una zona franca o peggio, come un territorio di loro giurisdizione. Si gridava al coro:"onore ai diffidati" che molti cantavano senza conoscerne il significato ma semplicemente perché era bello cantare tutti insieme o:"anche repressi non molleremo". Poi ho smesso perché non mi piaceva mischiarmi a un gruppo di sbandati e stanco di dover rischiare le botte o le cariche della polizia. L'unico vero motivo per cui andavo allo stadio era godermi lo spettacolo del calcio e tifare per la mia squadra del cuore. Da piccolo pensavo che i veri tifosi fossero loro ma mi sbagliavo. Oggi allo stadio non vado più, forse perché ci vedo ormai poco di spettacolare, ma anche perché mi fa rabbia sentire me, la partita e il mio sport ostaggio di quei beoni e ancor più fastidio mi da essere sottoposto alla legge della curva.
Sogno uno stadio all'inglese, a contatto con i giocatori, dove tutti stanno seduti, senza striscioni o bandiere spesso utilizzati come corpi contundenti. I colori della squadra si possono portare ugualmente, con una maglietta, un capellino o una sciarpa. Sogno società di calcio che considerino loro risorsa solo i veri tifosi, persone educate e civili che non hanno nessuna pretesa di essere protagonisti ma solo di assistere a uno spettacolo. Sogno tifosi che vanno a una partita come si va a un concerto, che tifino, che si esaltino, che piangano ma soprattutto che rispettino gli altri, gli avversari, i valori dello sport e sappiano accettare serenamente una sconfitta.
Quando nelle giovanili giocavo a pallone e i miei allenatori mi dicevano la famosa frase: "l'importante non è vincere, ma partecipare" non gli credevo e scendevo in campo determinato con un solo obiettivo: vincere; e mi arrabbiavo moltissimo se non ci riuscivo. Poi ho capito il senso di quelle parole. Partecipare non significa solo fare presenza ma dare il meglio di sé stessi in un confronto con l'altro, cercare di andare oltre i propri limiti e di migliorarsi continuamente e rispettare anche il tuo avversario perché è grazie a lui che puoi "partecipare". Credo che nel calcio di oggi, ma non solo nel calcio, manchi questa cultura sportiva.
Se oggi fossi l'allenatore di una squadra di bambini che danno il meglio di loro stessi ma non riescono a vincere anche io direi loro: "l' importante non è vincere, ma partecipare".

domenica 11 novembre 2007

La mia prima assemblea da Democratico

Ieri ho assistito alla prima Assemblea Regionale del Partito Democratico. Soru non ha mancato di lanciare le sue frecciate e i suoi gli sono andati subito a ruota. Nel discorso iniziale Cabras infatti propone di rinviare la votazione per l'elezione del presidente dell'Assemblea come stabilito da accordi nelle stanze per evitare una spaccatura sin dalla prima riunione. La platea vota all'unanimità ma evidentemente con forti mal di pancia.
Infatti Soru quando interviene afferma che si poteva eleggere un presidente anche con lo scarto di un voto, ma il presidente dovrebbe avere un ruolo di garanzia e quindi rappresentare tutti e inoltre Soru non ha i numeri per eleggerne uno della sua parte. Dopodichè intervengono alcuni suoi adepti, si lamentano della proposta che loro stessi hanno votato e dei vizi della vecchia politica e si esprimono in maniera abbastanza colorita(non avevo mai sentito dire parolacce in contesti così ampi come può essere un' assemblea regionale). Comunque i soriani mi son sembrati molto determinati, poco preparati ad affrontare il dialogo assembleare e le politiche di concertazione ma per questo molto freschi e nuovi.
Sembra di assistere a un dialogo tra una parte saggia ed esperta e un'altra giovane, irruenta ma impreparata. Ho trovato positivo che tramite il PD nuove persone si siano avvicinate alla politica ma si renderanno conto presto che c'è da faticare per arrivare a delle soluzioni ragionate.
Nell'intervento conclusivo infatti Cabras basta da solo per lanciare le sue eleganti stoccate e per dimostrare che non è disposto a fare la parte della vittima sacrificale e del vecchio rimbambito. Ci si rivede il 24 per discutere della nomina dei coordinamenti provinciali: sembra prevalente la voglia di nuove primarie.

Dossier Caritas sull'immigrazione

La storia insegna che i flussi migratori non si possono fermare, al massimo si possono governare. I mezzi di comunicazione, in primo luogo quelli di massa, ci trasmettono continuamente l'idea che l'immigrazione sia un fenomeno pericoloso e lo fanno non tanto per razzismo ma perché a loro più conveniente. Fa sicuramente più effetto e più audience un delitto che ha per protagonista un albanese o un rumeno che un normale delitto compiuto da un normale camorrista. Si cavalca così la paura per ciò che è diverso e ciò che non si conosce e tutti noi dovremo fare lo sforzo di conoscere meglio la realtà dell' immigrazione e di farla conoscere agli altri per evitare pericolose derive xenofobe che attraversano l'Italia e che rischiano di condizionare il governo e il sistema politico italiano nelle sue decisioni. Sembra quasi di essere tornati al tempo del fascismo quando essere poveri e miserabili era una colpa e la rivendicazione di diritti una pretesa inaccettabile. Di seguito elenco i risultati del Dossier Statistico 2007 sull'immigrazione pubblicato qualche settimana fa dal Centro Studi e Ricerche IDOS su commissione della Caritas/Migrantes dove linkando potrete trovare la versione integrale.


L'incidenza della popolazione immigrata è ormai del 6,2%(3.690.000) sulla popolazione complessiva e l'Italia è uno dei paesi europei a più alto tasso immigratorio. Stanno sopra di noi solo la Germania e la Spagna. Bisogna dire però che altri paesi come la Francia e l'Inghilterra hanno un'alta percentuale di immigrati di seconda e terza generazione che hanno acquistato la cittadinanza e come tali non rientrano nelle statistiche ma portano comunque gli stessi problemi della popolazione immigrata.
L'intensità dei flussi irregolari è favorita da quote di ingresso non adeguate (rimasugli della Bossi-Fini) che porta a una diffusione del lavoro nero. Si presume che gli immigrati arrivino in Italia solo dopo essere stati ufficialmente assunti, in realtà il permesso arriva dopo che questo è già avvenuto. Nel 2006 il governo ha predisposto 170mila ingressi a fronte di 540mila richieste di assunzione di forza-lavoro immigrata. C'è quindi una carenza nel meccanismo di incontro tra domanda e offerta.
Le misure di rimpatrio spesso sono inefficaci. Per rimpatriare un immigrato è infatti necessario la sua collaborazione: questo deve dichiarare la sua identità e la sua provenienza, cosa che spesso non avviene. L'immigrato viene quindi trattenuto nei Centri di Permanenza Temporanea e costa allo Stato 40 euro al giorno. Nel 2006 su 124.383 immigrati irregolari, solo il 36,5% è stato rimpatriato(45.559). Come suggerisce anche il rapporto della Commissione De Mistura(istituita dall'Onu) sono necessarie misure che favoriscano il rimpatrio tramite il coinvolgimento degli irregolari come limitare il divieto di reingresso a 2 anni(anziché gli attuali 10) e ampliando la categoria dei beneficiari dei rimpatri assistiti.
L'irregolarità favorisce la criminalità. I cittadini stranieri incidono per quasi un quarto sulle denunce penali e sempre per quasi un quarto sulle presenze in carcere. Tra questi la percentuale degli irregolari è dell'80%. Gli stranieri regolari incidono invece sulla popolazione carceraria con un 6%, ossia la stessa identica percentuale di incidenza sulla popolazione complessiva. Ciò dimostra che non esiste assolutamente una predisposizione atavica alla criminalità della popolazione immigrata, ma sono in realtà le condizioni disagiate a favorire i comportamenti devianti.
La capacità di inserimento della popolazione immigrata è dimostrata anche dai dati sul PIL. Il tasso di occupazione è infatti molto alto e gli immigrati producono il 6,1% del PIL. Essi pagano 1,87 miliardi di euro di tasse e con le rimesse contribuiscono notevolmente al risparmio e allo sviluppo dei loro paesi di provenienza. Non a caso il 60% si concentra nel Settentrione.
I gruppi nazionali hanno una spiccata vocazione territoriale. Gli ex jugosalvi si concentrano nel Friuli Venezia Giulia, gli ecuadoriani in Liguria, i filippini e i polacchi a Roma per via della sua particolare attrazione come centro del cattolicesimo.
Cresce la ultimamente discussa presenza dei romeni in Italia favorita dall'ingresso della Romania nell'Ue e dall'affinità culturale sentita dai romeni nei confronti del nostro paese. L'ingresso fu fortemente sostenuto dall'attuale opposizione nella scorsa legislatura (come oggi sostiene l'ingresso della Turchia) senza prenderne in considerazione gli effetti migratori. Molto considerati furono invece gli effetti positivi che avrebbe avuto sul capitale italiano, tanto che oggi
vi operano 20mila delle nostra società anche di rilevante entità. Insomma,come un bambino capriccioso l'opposizione dice sì ai diritti, no ai doveri.
Cresce la presenza femminile impiegata soprattutto nel settore del lavoro domestico e di cura delle persone tanto che oggi si è arrivati a una sostanziale parità dei sessi. Un elemento che favorisce l'integrazione sociale verso cui le donne hanno sempre mostrato maggiore disponibilità e apertura.
Secondo un'indagine della "Makno&Consulting" l'85% degli italiani si fa un'idea dell'immigrazione attraverso i telegiornali e sono convinti che gli irregolari siano almeno il 50% in più dei regolari. Ciò significa che gli italiani sono convinti che la popolazione irregolare sia di 4,5 milioni di persone.
L' Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni ha riscontrato nel 2006, 218 casi di discriminazione su base etnica e razziale nei luoghi di lavoro, l'alloggio, ma anche (cosa ben più grave) nell'erogazione di servizi da parte degli uffici pubblici e delle banche. A essere maggiormente penalizzati sono soprattuto gli africani per il loro diverso colore della pelle.
La forza lavoro straniera è di 1.475.000 persone ed è impiegata principalmente nell'industria e nel terziario. L'85% è occupato come dipendente. La crescita di lavoratori immigrati non è accompagnata da una crescita dei diritti. Spesso sono sottopagati e sfruttati ma crescono le iscrizioni ai sindacati (680.000).
1 milione sono i musulmani insediati con 735 luoghi di preghiera, ma costituiscono solo un terzo della popolazione immigrata. I cristiani sono più della metà e la quota restante si divide tra le varie religioni orientali.
Per realizzare una società interculturale ed interetnica è necessaria una preparazione di tutti che miri a conciliare le diversità dei nuovi venuti con le linee portanti della tradizione occidentale. La base unificante è una società laica come contenitore aperto alle diverse scelte etiche e religiose nel rispetto dei principi fondamentali che stanno alla base del vivere civile. Questo non significa mettere da parte le religioni che spesso hanno una funzione civilizzatrice e un effetto costruttivo per l'intera società.

martedì 6 novembre 2007

Addio al grande Enzo

Oggi un breve post per dedicare un caro saluto al grande Enzo Biagi.

Saranno forse le vicende degli ultimi anni, la tristezza di un Biagi umiliato negli ultimi anni di carriera, l'aver scoperto con l'Editto di Sofia che essere bravi non basta ma bisogna essere servizioveli col potente di turno; ma oggi sento un profondo cordoglio.

Leggendo i post su Kilombo mi rendo conto di non essere l'unico ad avere questo stato d'animo e me ne rallegro. Biagi era un uomo libero, un uomo vero; figlio dei tempi che furono quando rimanere fedeli a sé stessi e tenere la schiena dritta era onorevole. Un decano dei giornalisti e un grande professionista.

Mille grazie per ciò che mi hai dato: la fame di verità e di conoscenza.
Ciao Enzo (seguono il ritorno di Biagi in Tv e la sua lettera all'indomani dell'Editto)





La verità è sempre rivoluzionaria

Antonio Gramsci

venerdì 2 novembre 2007

Lo squadrismo di Genova


Sono rimasto molto contrariato nel sapere che in Commissione Affari Costituzionali l'Udeur e l'Idv hanno votato contro l'istituzione di una Commissione d'Inchiesta parlamentare che indaghi sul G8 di Genova. Contrariato ma non stupito.

L'Italia è il paese dove si cerca di insabbiare sempre tutto e dove rimane un filo nero che ci lega al fascismo (Sifar, Ustica, P2, etc.). Carabinieri e Polizia si resero protagonisti di vere e proprie azioni di squadrismo nei confronti dei manifestanti per il semplice fatto che erano dei manifestanti, per questo motivo si possono definire azioni squadriste. La "macelleria messicana", il sangue raggrumato nella pareti della Diaz, i Carabinieri che fracassano le ossa dei manifestanti a terra ormai moribondi, la notte cilena (come la definì D'Alema), le torture fisiche e psicologiche nei confronti dei manifestanti rinchiusi senza una regolare denuncia (anche perché non vi erano gli estremi) nella caserma di Bolzaneto, sono fatti che gettano discredito sulle forze di polizia e su tutte le istituzioni pubbliche responsabili dell'ordine pubblico. Sono una violazione dello Stato di diritto e dello Stato democratico. Manifestare è un diritto è non si può essere pestati solo per questo peraltro da chi questo diritto dovrebbe proteggerlo, così come è un diritto non essere trattenuto e torturato in una caserma di polizia senza regolare denuncia. Alcuni anche sostengono che le forze dell'ordine agirono in questo modo perchè esasperate dai facinorosi e si lasciaron prendere la mano, ma anche questa è una grave responsabilità perchè sono un istituzione che ha il compito di tutelare l'ordnie appunto e non di fare guerriglia.

Perché si è arrivati a quel punto? E' stato alimentato ad arte un clima di tensione che è sfociato in atti di estrema violenza. Ma a chi si possono imputare le responsabilità? Ai singoli manifestanti? Ai singoli rappresentanti delle forze dell'ordine? Per individuare le responsabilità dei singoli bastano i tribunali e la giustizia ordinaria che già sta svolgendo il suo lavoro (e chissà quanto denaro pubblico dovrà essere utlizzato per ripagare i danni morali e materiali allevittime), ma per individuare le responsabilità politiche e istituzionali è assolutamente necessaria una Commissione Parlamentare d'Inchiesta. Chi ha ordinato il massacro alla Diaz? Chi comandava le forze dell'ordine in quei giorni? Come sono state preparate a quest'evento? In che clima? Sono domande che in uno Stato di diritto non possono rimanere senza risposte, un cittadino deve sentirsi protetto dalle forze dell'ordine quando esercita i suoi diritti e non minacciato.

Di Pietro sostiene che per esprimere parere favorevole vuole un'istituzione che indaghi a 360°, ossia anche sulle responsabilità dei manifestanti. Ma perché? I manifestanti esercitavano funzioni pubbliche quel giorno? Non basta la giustizia ordinaria per individuare quelle responsabilità? Oppure Di Pietro pensa che i facinorosi avessero pure loro un mandato politico?



martedì 30 ottobre 2007

Nuovo ammonimento Ue all'Italia

Nei prossimi giorni l’Italia potrebbe essere ammonita. Non si tratta pero’ di questioni sportive. Il cartellino giallo sarebbe la conseguenza del condono Iva previsto dalla manovra del 2003, dell’allora governo Berlusconi e dal suo ministro dell’economia Tremonti, ritenuto contrario agli obblighi UE in materia di riscossione. Ciò che viene contestato all’Italia è di avere reso più vantaggioso evadere,il governo precedente avrebbe “premiato l’evasione più dell’assolvimento degli obblighi fiscali, lasciando intravedere una plausibile speranza in altri rimedi simili nel futuro”.
Insomma si tratterebbe di una ulteriore postuma bocciatura delle politiche fiscali portate avanti dal governo Berlusconi.
Ha così tanta importanza la notizia?
Forse sì, forse no; sicuramente è utile per ricordarci le porcate del governo precedente e a scongiurare il ritorno di un governo che, anche senza bisogno delle bocciature da parte dell’UE, sappiamo ha incoraggiato l’evasione e il non rispetto delle regole.

La fallimentare campagna berlusconiana

Da quando questo governo è in carica non passa giorno che il leader(forse) dell'opposizione parlamentare, Silvio Berlusconi, non si lanci in previsioni nefaste sulla sua tenuta. Alcuni dicevano che non sarebbe andato oltre la finanziaria di un anno fa, altri che sarebbe caduto sul voto per la missione in Afghanistan, altri per il nuovo Stato Sociale e davano manforte alle teorie del Silvio nazionale.
Ma, con lo stupore di tutti(anche il mio), Prodi è ancora in sella, esercita le sue funzioni con un misto di grinta e pazienza e a questo punto prevedere la sua caduta sempre impossibile. Eppure la maggioranza non da assolutamente prova di compattezza. Il voto in Afghanistan si è avuto proprio mentre si discuteva del progetto di allargamento della base statunitense del Dal Molin e dei progetto di legge sulle convivenze civili, tramutatisi da Pacs in Dico. Proprio in quei giorni prevalse una linea moderata anche perché la maggioranza non resse alla prova del voto in Senato. Poche settimane dopo nasceva il PD destinato ad avere nei numeri una forza cannibale nei confronti delle altre forze della maggioranza. Tutto ciò ha indispettito l'ala sinistra della coalizione che si è sentita messa all'angolo e poco presa in considerazione e ha così iniziato a tirare fuori le unghie e vecchi cavalli di battaglia. Nel mentre continuò e continua ancora lo scontro Mastella - Di Pietro dove il Ministro della Giustizia segue una linea berlusconiana e l'altro vuole fare invece il Ministro ombra, fa cioè opposizione (la sua pochezza politica lo porta a sbraitare davanti alle telecamere in cerca di visibilità, invece di farsi valere nei tavoli che contano). In tutto questo trambusto nasce il Pd che perde pezzi a sinistra, con la nascita di Sinistra Democratica, che ha lavorato per ricomporre la frattura con l'ala sinistra, e a destra nascono i partiti personali, quelli di Dini e di Bordon. Il primo in questi giorni si è lamentato che i Liberaldemocratici contano poco in questo governo... Beh, con tre parlamentari non è che si possa pretendere troppo di norma, ma nel Senato odierno sono un enormità e tutti si sentono autorizzati a fare capricci perché indispensabili, con poco senso di responsabilità; basti pensare che dobbiamo affidarci alla benevolenza di Giulio Andreotti.
Nonostante tutto ciò il governo non cade e Berlusconi e la minoranza continuano a chiedere che Prodi si dimetta e che si vada a nuove elezioni. Tipica politica berlusconiana; cerca di impostare la crisi attraverso i mezzi di comunicazione anziché attraverso i mezzi costituzionali. Fa una campagna mediatica anziché combattere in Parlamento. Spesso mi chiedo perché l'opposizione non abbia ancora presentato una mozione di sfiducia del governo Prodi per mandarlo a casa. Basterebbe anche sfiduciare un singolo Ministro, per esempio Mastella e credo che ci siano ottime probabilità di voto positivo in questo caso. Mastella furioso uscirebbe dalla maggioranza e tutti a casa. E' un mezzo legittimo e ineccepibile con cui un Parlamento manda a casa un governo privo di maggioranza. Però tutto questo non accade, perché?
La minoranza è forse ancor più spaccata della maggioranza. Silvio B teme che in caso di un voto di sfiducia qualche franco tiratore possa esserci anche dalle sue parti e che in ogni caso si innescherebbe una spirale che porterebbe sì alla caduta di Prodi ma alla nascita di un governo istituzionale sostenuto da una nuova maggioranza. La stessa cosa temono all' estrema sinistra. Ecco spiegata la sopravvivenza di questo governo: si teme il ritorno a una politica democristiana.
Giorno dopo giorno si rafforza un asse centrale nel sistema politico senza che i loro oppositori possano fare qualcosa. Anzi, qualcosa si potrebbe fare: lavorare per una legge elettorale che, data l'attuale situazione, non potrà che essere elaborata sul modello tedesco. Molto però dipenderà da ciò che deciderà il Pd per ora diviso su due linee: una che punta tutto sul referendum che porterà all'affermazione definitiva di un sistema bipolare maggioritario in caso di esito positivo e l'altra che spinge per un accordo in Parlamento.

lunedì 29 ottobre 2007

Le Commissioni del Partito Democratico

Nel leggere i nomi delle Commissioni del PD si può avere un idea più chiara del partito che sarà.
La Commissione Statuto è zeppa di nomi della vecchia politica che hanno l'esperienza necessaria per dotare un partito di regole, per organizzarlo e per scegliere i metodi di selezione della sua classe dirigente. Così ci troviamo Massimo Brutti, Giulio Calvisi, Sergio Chiamparino, Ciriaco De Mita, Ottaviano Del Turco, Vasco Errani, Salvatore Ladu, Nicola Latorre, Renzo Lusetti, Maurizio Migliavacca, Enrico Morando, Marina Sereni e Antonello Soro tra tanti altri. Autentici animali politici.
Appassionante invece la partita nella Commissione Manifesto dei Valori dove si confronteranno l'ultrapopolare Paola Binetti (che indossa il cilicio) e il matematico ateo convinto Piergiorgio Odifreddi (autore di numerosi scritti critici sul cattolicismo come il recente Perché non possiamo dirci cristiani e meno che mai cattolici). Sui due fronti da una parte si schierano gli ex democristiani Marco Follini e Pierluigi Castagnetti e dall'altra gli ex Ds Franco Bassanini, Antonio Bassolino, Gianni Cuperlo, Anna Finocchiaro; ago della bilancia gli ex Margherita dell'area liberal Franco Monaco, Antonio Polito, Ermete Realacci e Tiziano Treu. Spazio anche ai giovani in una Commissione così importante con la presenza del segretario nazionale delle Sinistra Giovanile Fausto Raciti.
I nomi presenti nella Commissione Codice Etico fanno pensare che lavorerà soprattutto sul codice comportamentale che dovranno seguire tutti coloro che eserciteranno funzioni pubbliche in nome del Pd. E' quel celebre innesto della società civile di cui si è sempre parlato. Molti di loro sono personaggi al di fuori dalle tradizionali nomenklature dei partiti fondatori: Mercedes Bresso, Furio Colombo, Maria Falcone, Lilli Gruber, Gad Lerner, Amos Luzzato, Milly Moratti, Maria Prodi, Ettore Scola, Sergio Zavoli. I pochi politici noti (a me) che faranno da guida sono Rosa Russo Iervolino, Luciano Violante e Sergio Mattarella.
Tutto sommato delle buone scelte. Mi sento più in linea con queste rispetto a quelle fatte per il Comitato Promotore e per il regolamento delle Primarie: il PD is sta avvicinando a me o io sto realmente diventando democratico.

martedì 23 ottobre 2007

Il futuro di Kilombo

Poiché condivido il senso di questa inziativa pubblico questo post copiato dal blog di Meslier. Credo in Kilombo come in una comunità virtuale che possa favorire la partecipazione dal basso e sfruttare le nuove tecnologie per favorire la comunicazione tra realtà tra loro distanti. Una migliore organizzazione e una maggiore capacità di dialogo possono rendere questo progetto incisivo sulla scena politica nazionale.
Kilombo nasce in concomitanza con importanti appuntamenti elettorali come le primarie per l'Unione e le politiche, per far dialogare e scontrare quelli che vengono chiamati riformisti e radicali, cercando di creare un terreno comune di appartenenza.
Kilombo era e deve rimanere un progetto politico (o, anche se non formalmente, una associazione politico-culturale) cioè che raduna tutti coloro che si riconoscono in alcuni valori (quelli della Carta) a prescindere dalla adesione ad un partito del centro-sinistra o alla stessa coalizione dell'Unione. Crediamo che questo sia un punto fondamentale da fissare, anche alla luce delle probabili future evoluzioni politiche. Il tutto per evitare di ricadere nel vecchio detto di Pietro Nenni secondo cui "a fare a gara fra puristi [di sinistra, ndr], si troverà sempre qualcuno più puro, che alla fine ti epura". In questi giorni il progetto politico dell'Unione sembra, invece, alla corda. Il governo ha il fiato corto. A destra e a sinistra della coalizione governativa cresce la voglia di andare da soli. Alcuni non possono sentir parlare di Partito Democratico, altri non ne possono più della sinistra di lotta e di governo. Kilombo rischia di subire questa situazione e di implodere. Sarebbe un peccato, perchè è proprio nel momento in cui la sinistra "reale" si divide che bisogna fare valere le ragioni del dialogo riscoprendo il patrimonio storico e valoriale che ci accumuna. Questo compito è responsabilità anche nostra, la sinistra "virtuale". E', paradossalmente, nel momento di massima distanza politico-parlamentare che l'esperimento kilombista acquista significato e importanza non secondari. Per prevenire l'implosione di Kilombo è cruciale riscoprire le ragioni del nostro aggregatore e farle diventare progetto politico (sebbene rigorosamente non partitico). Se vogliamo impedire che Kilombo si trasformi (o rimanga) una vetrina in cui prevalgono le ragioni della polemica fine a se stessa tra nemici su quelle del confronto fruttuoso tra compagni, dobbiamo dotarci di tutti gli strumenti, reali e virtuali, necessari. Alcuni sono stati individuati molto tempo fa, ma sono rimasti in cantina. Kilombo slow e l'associazione aspettano solo di venire usati. Nessuno, però, osa metterci mano, cuore e testa. Perchè? Il loro scopo non deve essere quello di ricreare dal vivo o alla moviola l'atmosfera litigiosa e individualistica di kilombo.org. Le ragioni dell'associazione e di kilomboslow sono ben altre e altrettanto importanti. Sono le ragioni dello stare insieme a sinistra, nonostante parlamento e governo. Non dobbiamo, infatti, governare un paese, ma salvaguardare legami, contatti, spazi comuni. Non vale la pena impegnarsi in prima persona per queste ragioni? Allora perchè non ci diamo una mossa, magari prima che cada il governo e kilombo chiuda perchè Jaco si è dimenticato di pagare il aruba?
Questo post è stato scritto collettivamente da Chemako, Ciocci, Falecius, Grandangolo, Jaco, Luca, Meslier, Samie, Supramonte e Titollo.
Chiunque condivida le ragioni da noi espresse è caldamente invitato a pubblicarlo sul proprio blog.

domenica 21 ottobre 2007

Scenari futuribili nel centrosinistra

E sia. Il nuovo partito è nato e genera un movimento nell'intero sistema partitico italiano. Qualche giorno fa è stata avviata la costituente socialista e proprio ieri la Sinistra ha dato buona prova di sé organizzando unitamente una manifestazione a difesa dei lavoratori. Ha dimostrato di poter avere ancora un ruolo all'interno della democrazia italiana (se non c'è qualcuno che rompe i coglioni che democrazia è?)
Uno dei principali motivi che mi ha spinto a sposare il progetto Pd é ridurre la frammentazione partitica del sistema politico italiano e siamo già a buon punto. Provo a immaginare un nuovo centrosinistra con tre soli soggetti: PD, PS e Sinistra (ancora non ha un nome ma credo che questo sia il più adatto).
All'interno di questo schieramento molto chances si gioca il Partito Socialista che, se reggerà all'impatto elettorale potrà porsi al centro di questo schieramento e, come insegnano tutti i professori di scienza politica, governarlo scegliendo di volta in volta se allearsi alla sua destra col PD o con la Sinistra. Potrebbe anche non andare così e Ps potrebbe rimanere schiacciato dalle due forze che gli stanno vicino. Ciò avverrà se sbaglierà collocazione politica: solo schierandosi al centro di questo ipotetico schieramento Ps potrà garantirsi un ruolo determinante nella Terza Repubblica. Spero che Boselli e compagnia si rendano conto dell'opportunità che hanno oggi.
In una situazione di questo tipo il Pd potrebbe proporsi come la forza liberale dello schieramento, come la colomba, come elemento di moderazione e voce dialogante con lo schieramento avverso, potrebbe facilmente laicizzarsi e porre in un angolo le componenti clericali presenti al suo interno. Queste troverebbero collocazione in un nuovo partito di stampo democristiano nato con la fusione di Udc e Udeur e alleato a destra a un partito liberalconservatore nato dalla fusione An-Fi.
In un sistema di partito di questo tipo si potrebbe utilmente adottare una legge elettorale alla tedesca dove al governo va il leader del partito che ha la maggioranza relativa o regolarizzare tramite legge il processo di selezione dei candidati al Governo, ossia le primarie. Tutto ciò sembra oggi possibile grazie a un processo innescato dalla dirigenza del Pd( in politica non conta vincere o perdere le elezioni, conta determinare i fatti). Chi vivrà vedrà.

giovedì 18 ottobre 2007

Guazzabuglio Democratico

Il Partito Democratico nasce in Sardegna come un vero e proprio guazzabuglio. A leggere il soriano Altravoce c'è da farsi prendere dai conati di vomito per tutti quei volontari come me che hanno reso possibile questa giornata e credono nell'istituto democratico del voto; mentre c'è da farsi delle grasse risate per tutti i critici del Pd.
Le polemiche che ci sono in questi giorni fanno solo male al nuovo partito ma a Soru sembra non interessare poi tanto. Gli interessava unicamente ricevere l'imprimatur di un grande partito e ricevere un approvazione elettorale per il suo operato. Ha gettato la maschera e si è rivelato per quello che è: unu berlusconeddu. Non accettare i risultati di un elezione significa non riconoscerne il valore, significa metterne in dubbio l'utilità, considerarsi infallibili, e con queste polemiche mi ha tanto ricordato il Berlusconi di un anno fa. Soru si dichiara vincitore politico e morale di queste elezioni ma tant'è, le ha perse. Contesta l'annullamento delle schede dove l'elettore ha posto due croci sulle due diverse liste che lo sostenevano, ma l'elettore votava per una lista collegata al candidato segretario, non direttamente per il segretario, quindi un voto giustamente considerato nullo. Oltretutto questa situazione è determinata da una scelta pilatesca di Soru che non ha voluto schierarsi per nessuno dei candidati alla segreteria nazionale e così imbarcare consensi da tutte le parti, ma questa scelta (dividersi in più liste) portava dei svantaggi secondo le regole che lo stesso Soru ha avallato facendo parte del Comitato 14 ottobre (Cabras non ne faceva parte). Se gli altri sono più bravi non gliene si può fare mica una colpa! Contesta poi la partecipazione dell'elettorato di centrodestra alle primarie e parla di inquinamento del voto ma anche di questa situazione deve considerarsi responsabile: ha voluto fare di queste primarie un referendum su sé stesso e in un voto aperto a tutti, i suoi nemici ne hanno approfittato; eppure è stato più volte invitato a non candidarsi perché Presidente della Regione perché queste elezioni avrebbero dovuto avere un altro significato. Ora continua a sputare fango e veleno e con la sua incapacità politica mette a rischio non solo la sua candidatura per il 2009 ma anche la durata legale di questa legislatura. Che dire: una delusione, non mi aspettavo che fosse incapace di riconoscere una sconfitta e soprattutto che fosse così irrispettoso di un voto democratico!

lunedì 15 ottobre 2007

Solo 3,4 milioni di voti

La mattina del 14 ottobre ho girato un paio di seggi nella mia città e con stupore ho visto con i miei occhi la gente fare la fila per votare. Temevo che sarebbe stato un flop in un periodo caratterizzato da movimenti politici guidati dai comici e da un governo che dà cattiva mostra di sé e da elezioni primarie comunque abbastanza rigide, non abbastanza aperte secondo le aspettative. Mi sbagliavo.
Tre milioni e quattrocentomila votanti. "Solo" tre milioni e quattrocentomila. Molti di meno rispetto agli undici milioni che votarono per L'Ulivo alle elezioni politiche del 2006 e meno dei quattro milioni che votarono alle primarie del 2005. Ma non sarebbe onesto non considerare le diverse condizioni di voto. Le politiche hanno sempre un altro richiamo e un altro valore, diversa è la capacità organizzativa: il Comitato 14 ottobre non ha certamente le stesse possibilità del Ministero dell'Interno e le votazioni si svolgevano solo nella giornata di domenica e fino alle 20 e non fino alle 22. Non si eleggeva poi un governo.
Rispetto alle primarie del 2005 stavolta votavano gli elettori di un solo partito per sceglierne la leadership e non per scegliere il candidato a governare di una intera coalizione. Se consideriamo elettori dell' Ulivo il 75% dei votanti per Prodi a quell'elezione, escludendo quindi coloro che votarono per Bertinotti, Mastella, Pecoraro Scanio, etc; abbiamo una base di partenza di 3 milioni di ulivisti. Oggi sono diventati 3,4 milioni e c'è da gioirne; nel 2005 ebbe notevole peso l'ondata di indignazione antiberlusconiana nel determinare il successo di quella votazione.
Qual'è il senso di questo risultato? Il primo è che gli italiani dimostrano di avere grande voglia di civismo, grande voglia di partecipare alle scelte democratiche ogni qualvolta che gli si offre questa opportunità E' un segnale che tutte le forze politiche, non solo il Pd, dovranno tenere in considerazione. E' un fattore che può contribuire alla democratizzazione del nostro Paese, che può rigenerare la nostra classe politica, il modo di fare politica; e chiunque si professi democratico non può che ammetterlo.
Il secondo è che il progetto politico presentato dal Pd piace a buona parte degli italiani del centrosinistra. Piace perché è un partito a vocazione maggioritaria( gradimento già espresso dagli italiani con i referendum di inizio anni 90), perché è un partito che vuole assumersi la responsabilità di decidere, nel bene e nel male, le sorti del Paese e di assumersi tutte le responsabilità di fronte agli elettori, perché è un partito che lavorerà per costruire un comune senso di appartenenza a una comunità e non per distruggere e per costruire steccati di classe e ideologici. Per quanto riguarda la natura e i valori di fondo di questo partito bisognerà valutare i voti presi dalle varie liste come " A sinistra " o "I coraggiosi".
In Sardegna 90 mila votanti rispetto ai 118mila delle primarie 2005, vince Cabras, con più seggi e più voti e dimostra la voglia tra gli ulivisti sardi di un partito forte e organizzato e non un comitato elettorale stile Forza Italia come sarebbe piaciuto a Soru. Comunque anche le liste soriane reggono allo scontro e il voto rimane incerto fino alla fine: da oggi ci sarà da lavorare per costruire un progetto comune.

lunedì 8 ottobre 2007

Padoa-Schioppa e il neonato PS


Alcune considerazioni sui fatti degli ultimi giorni.




  1. Il superministro dell' economia Padoa-Schioppa ha fatto discutere negli ultimi giorni prima dando dei "bamboccioni" ai giovani di oggi e quindi esaltando la "bellezza" delle tasse. La prima affermazione è stata abbastanza infelice anche se non del tutto infondata, mentre molto più felice è stata la seconda. Felice perché molto impopolare ma la cosa giusta da fare. Bisogna far capire infatti agli italiani che pagare le tasse è " un modo per partecipare attivamente alla vita dello Stato". Le tasse sono un contributo che tutti noi versiamo per il bene della comunità, per la tutela degli interessi collettivi, per la redistribuzione del reddito, per la solidarietà sociale, per l'uguaglianza delle opportunità, basta con l'idea dello Stato spremitore delle tasche degli italiani: tutti devono pagare le tasse secondo la loro capacità contributiva, lo dice la Costituzione! Da gobettiano non potevo che apprezzare il coraggio di Padoa-Schioppa: finalmente qualcuno che ha le palle di dire qualcosa di scomodo.


  2. L'altro fatto è la costituzione del Partito Socialista. Finalmente il termine partito torna di moda e sarà forse in grado di chiudere la parentesi Tangentopoli e torna insieme all'aggettivo Socialista, principale responsabile della corruzione dello Stato, ma sarà il rosso del simbolo, sarà il significato storico del Socialismo, sarà l'insoddisfazione per i procedimenti in corso nella costituente del PD, tutto questo movimento attira la mia attenzione. E' ancora presto per esprimere un giudizio, bisogna attendere questo partito alla prova dei fatti, sperando che non sia un tentativo per riprorre De Michelis.

sabato 6 ottobre 2007

Mandiamo a casa Mastella...

E' ormai sotto gli occhi di tutti che il povero Ministro della Giustizia "Calimero" Mastella sia diventato il bersaglio prediletto di satira, giornalisti e cittadini esausti e sfiniti da una politica fatta di pseudo-politici arrivisti e privilegiati senza onore.
In tv tra Vespa, Santoro, Floris e Mentana non si fa che parlare di lui, chi lo accusa e chi lo difende con tanti "Ma...".
La vera gogna mediatica però si consuma online, in particolare sulla blogosfera.
Paradossalmente nel "non luogo" internet regna la democrazia, l'Altra Informazione, a volte "fake" ma altre volte scintilla che fa emergere le "verità nascoste".
E' proprio di questi giorni la notizia che il nostro caro Ministro ha denunciato il blog "clementemastella.blogspot.com" secondo lui reo di "atteggiamento ostile nei suoi confronti"...ma è altrettanto di questi giorni la risposta della blogosfera: i blog di google risiedono nei server americani e li le leggi sono differenti in materia di libertà di parola (almeno online!).
La blogosfera allora si incazza veramente e iniziano a spuntare come funghi blog anti-Mastella, in particolare due sono degni di nota:

1. http://iononodiomastellamamifalostessocagare.blogspot.com/
Ho ragione di credere che siano gli stessi ragazzi di "clementemastella.blogspot.com" che stanno dando vita a una vera corsa al blog in cui invitano tutti a creare un blog in cui ci sia la parola Mastella: tutto per vendicare l'oscuramento del blog tanto contestato.
2. http://clementemastella.wordpress.com
In questo ho trovato una petizione per chiedere le "DIMISSIONI IMMEDIATE" del caro Mastella
http://firmiamo.it/dimissionidelministroclementemastella

Credo sia doveroso firmare e creare un blog "anti-Mastella"...senza esagerare ;-)

Verso lo sgonfiamento del fenomeno Grillo

Da un po' di tempo volevo scrivere qualcosa sull'immigrazione e me ne da occasione il post del 4 ottobre di Beppe Grillo con cui riesco a prendere due piccioni con una fava. Sull'argomento Grillo getta la maschera e si rivela per quello che é: un tribuno che da fiato alle pulsioni più becere della nostra società. La sua pochezza culturale lo rende inadeguato a esercitare cariche politiche e incapace di illuminazione.
Grillo accusa il nostro governo e in particolare Valium Prodi di essere responsabile dell' inserimento della Romania nella Ue, del movimento migratorio dei rumeni e di tutti i crimini da loro commessi in Italia. Accusa il governo di aver rimosso i sacri confini della nostra nazione(sappiamo dove ci ha portato l'esasperazione del nazionalismo).
Schengen è una conquista e un primo passo verso un mondo aperto e libero: offre a ogni europeo la possibilità di muoversi liberamente per ricercare la propria felicità e realizzare sé stesso, ovunque voglia, come voglia, con chiunque voglia. Offre la possibilità di contaminazione culturale tra diverse nazioni, tra popoli diversi, offre opportunità di crescita umana ed economica. Sarebbe bello se Schengen fosse possibile in tutto il mondo. Non era John Lennon a cantare:"immagina che non ci siano Paesi"? Un mondo dove ognuno di noi può sentirsi a casa e libero ovunque si trovi. Questa sarebbe la vera vittoria.
Non si può accusare gli immigrati di tutti i mali della nostra società. Commettono il 1o per cento dei reati e i media ci offrono la sensazione che questa percentuale sia del 90. Proprio il Grillo che accusa i giornalisti li segue a ruota su questa strada.
E' inevitabile che i fenomeni migratori generino tensioni e scontri sociali dovuti alla diversità culturale e alle diverse posizioni economiche, ma quello che dovremo chiederci e se i fenomeni migratori sono inevitabili? Io sono convinto di sì, fanno parte della storia dell'uomo che da sempre si muove alla ricerca di condizioni economiche, politiche, sociali e ambientali che gli consentano di vivere in modo migliore. Muoversi è un diritto(non solo di noi europei e occidentali). I fenomeni migratori ci offrono l'opportunità di viaggiare senza partire, di incontrare e conoscere culture diverse sul nostro territorio. La soluzione sta nel lavorare pazientemente per costruire l'integrazione sociale e culturale; non solo chi arriva deve integrarsi a i nostri usi, ma anche noi dobbiamo integrarci alle loro abitudini. L'integrazione è possibile solo se siamo in grado di aprirci allo scambio culturale, alla crescita personale, alla creazione di un nuovo "noi" diverso da quello che conosciamo. Se ci chiudiamo nelle nostre certezze, nei nostri confini, nei nostri dogmi dovremo per forza scontrarci e adottare soluzioni estreme come l'eliminazione fisica e lo sterminio di massa.
Questo post è un duro colpo per tutti i sinistroidi sostenitori del comico genovese.

venerdì 28 settembre 2007

Il governo Prodi verso la fine

Che dire del governo Prodi? E' ormai un governo morente che rimane in vita semplicemente perché nel centrosinistra nessuno si vuole prendere la responsabilità di far tornare al governo Berlusconi. Di tutto ciò ne paga soprattutto le spese il popolo italiano che non può permettersi un governo vacante.
Le piccole forze e i piccoli partiti fanno di tutto per mettersi in evidenza per distinguersi dalla masse, per dare un senso alla loro presenza in questo governo. Un giorno Mastella, un altro Di Pietro, quindi radicali, socialisti e via dicendo si propongono con posizioni di forza che possono esibire solo grazie a una maggioranza risicata. Mastella si dimette un giorno sì e un giorno no e Di Pietro pure. Nessuno vuole far cadere Prodi anche per interesse oltre che per immaturità. Con la costruzione del Partito Democratico tutto il sistema politico è in movimento e in definizione e tutti stanno attenti a non fare la mossa sbagliata per non essere spazzati via. Un processo che doveva garantire maggiore stabilità sembra invece abbia avuto l'effetto contrario. Ormai i giorni di questo governo Prodi sono contati, con Mastella, Di Pietro, Pannella e Boselli non si va lontano.

sabato 22 settembre 2007

Le grane Democratiche in Sardegna


La situazione in Sardegna nella corsa alla segreteria del Partito Democratico è anomala. La lotta si concentra tra l'attuale Presidente della Regione(Soru) e un ex Presidente(Cabras). Tutte le speranze di rinnovamento e di discussione democratica vanno a farsi benedire e tutto il dibattito e il confronto si concentrano su queste due persone.

Inevitabilmente tutti i big della Margherita e dei Ds scendono in campo per portare acqua ai due contendenti con tanti saluti all'innesto della società civile e al rinnovamento della classe dirigente. Alcuni furbescamente indicano in Soru la novità e in Cabras la restaurazione, ma Soru poteva essere una novità nel 2004 e se non ci fossero stati a sostenerlo il suo attuale avversario e i partiti che tanto disprezza non sarebbe mai diventato Presidente della Regione. Nel corso di questi tre anni ha dimostrato di avere buone idee ma di avere poca capacità di dialogo anche con i suoi più stretti collaboratori(vedi le dimissioni di Pigliaru, a cui va tutta la mia ammirazione come suo ex studente). E' una situazione particolare voluta e determinata non tanto dalla classe dirigente regionale ma dal Comitato Promotore (di cui Soru fa parte) che ha voluto regole per le primarie che bloccassero il confronto e favorisse la fredda fusione di apparati. Anche la scelta dei segretari regionali è un sistema che favorisce la rigidità e l'esclusione delle forze fresche.

L' Assemblea Costituente sembra ormai priva di utilità e di un ruolo all'interno di questa fase che avrebbe dovuto mantenere un profilo il più orizzontale possibile senza nessuna leadership se non quelle che si sarebbero formate autonomamente all'indomani del 14 ottobre. Sognavo ad aprile primarie con liste aperte senza l' elezione di nessun segretario e di nessun leader. Ciò avrebbe coinvolto realmente la società civile, ci avrebbe messo tutti sullo stesso piano(una testa, un voto) avrebbe responsabilizzato i cittadini coinvolti nel dibattito, mentre ora scaricano le loro responsabilità su un Cabras sì e un Cabras no, Veltroni sì Veltroni no: è un Pd berlusconizzato. Inevitabile che personaggi come Soru, poco abituati al dialogo e più ligi alle esibizioni di forza, avrebbero approfittato dell'occasione per prendere in mano un partito (di cui, nonostante le affermazioni demagogiche, ha disperatamente bisogno). Ridicole inoltre le condizioni poste per un ritiro congiunto: praticamente voleva determinare le regole e l'organizzazione del Pd togliendo valore alle primarie stesse. Ci contiamo e vedremo se veramente i partiti sono forze inutili. Preferisco un Cabras che dice:" dobbiamo far capire che chi fa politica è una persona normale" a un Soru e la sua richiesta "grillesca" di un massimo di due legislature per ogni carica politica. Un partito di stampo europeo che discute, incalza le istituzioni ed elabora, invece che un partito mero comitato elettorale del signorotto di turno; voglio prendermi da cittadino le mie responsabilità e non delegarle a scatola chiusa. Voto Cabras.

lunedì 17 settembre 2007

Beppe Grillo VS il mio impegno in politica

Era il 2001 quando mi decisi a fare attivamente attività politica e decisi di farla dentro un partito e una coalizione destinati a perdere le elezioni. Presi quella decisione spinto dal sacro fuoco che già da tempo ardeva in me, per dare il mio contributo nella costruzione di un mondo migliore e scelsi il partito a cui avevo sempre consegnato il mio voto: i Ds (prima Pds). Il mio sogno era quello di migliorarlo questo partito, di modellarlo secondo le mie idee.
Una volta dentro ho capito che non sarebbe stato facile realizzare i miei obiettivi, ho imparato che anche dentro il tuo partito nessuno la penserà mai come te su tutte le cose, ho capito che chi fa politica è un uomo come tutti e non un essere superiore privo di emozioni quali invidia, ambizione e narcisismo. Spesso mi è capitato di temere di farmi dominare io stesso da questi sentimenti ma chi fa politica deve imparare anche a controllarsi. Perché mettere d'accordo un gruppo di persone che pensano autonomamente, colte o meno, è veramente difficile; ma bisogna avere la pazienza di provarci sempre, l'umiltà di mettere da parte il proprio orgoglio e la forza di non mollare mai per realizzare un bene supremo: un progetto politico condiviso.
Capita spesso poi che chi esercita ruoli di rilievo si lasci prendere la mano in delirio di onnipotenza, anche quando esercita cariche ridicole: il potere logora chi ce l'ha, dà una soddisfazione che rischia di travolgere l'essere umano. Dentro un partito ho capito quanto può essere piccolo un uomo se agisce da solo e quanto può essere potente se agisce affiancato da altri uomini e donne, ho capito quanto il dialogo sia uno strumento in grado di produrre forza e potenza, ho capito il valore dell'associazionismo( un partito è prima di tutto un'associazione).
Per questo non capisco chi denigra il ruolo di questi organismi: si può criticare un dirigente di partito, si può criticare un partito, un sistema partitico; ma non l'idea di partito.
Troppo facile parlare a vanvera, offrire soluzioni demagogiche: nel criticare siamo tutti bravissimi. Molto più difficile invece confrontarsi con i problemi reali e proporre soluzioni: lì sì che emergono le difficoltà, le incomprensioni, la diversità delle posizioni, i nemici.
Oggi D'Alema ha detto che senza i partiti esistono solo i militari e le sue parole mi hanno ricordato quelle di Tocqueville che nel suo "L'Antico Regime e la Rivoluzione" prevede che, una volta finita la spinta rivoluzionaria, sarà un Generale militare a prendere il potere perché, nel vuoto di potere creatosi, l'unico in grado di esercitare una forza coercitiva. Grillo quindi come Robespierre cerca di abbattere un sistema, ma chi sarà il nostro Napoleone?
Quando i candidati di Grillo assumeranno gli onori delle cariche politiche si confronteranno con i duri e pesanti oneri che ciò comporta e senza preparazione, spirito di sacrificio e struttura organizzativa imploderanno lasciando alle loro spalle solo terra bruciata: non bastava Forza Italia?

lunedì 10 settembre 2007

Dal G8 di Genova all' 11 settembre


Il sospetto mi è venuto ieri mentre guardavo la puntata di Blunotte, un documentario che ricostruisce i fatti di Genova durante il G8. Un'idea maligna, ma mi piace prendere in considerazione tutte le idee che la mia mente distorta può produrre. Son convinto infatti che a tutto ci sia un perché e che niente avvenga per caso; che l'uomo sia l'unico artefice del suo agire e non ci sia nessun disegno divino. Così cerco di darmi spiegazioni plausibili, facendomi guidare da Andreotti, un cattolico convinto:"pensar male è peccato, però spesso ci si azzecca".

Rivedere le immagini di Genova e sentire i racconti delle vittime mi ha fatto gelare il sangue. Nella nostra bella Italia accadono cose del genere? Una polizia fascista che gestisce l'ordine pubblico come un esercito porta avanti un conflitto armato? Come dicevo, tutto ha una spiegazione e io provo a dare la mia.

Siamo a luglio 2001 e dopo pochi mesi ci sarà l'11 settembre, un evento catastrofico catalogato come un attentato terroristico. Ma non sono pochi i dubbi sulle sue origini, sui mandatari,sugli autori di quel giorno terribile. Molte sono le tesi a proposito e non sto qui a raccontarle, sono abbastanza note. Qualche anno prima(1999) nasce invece il movimento no-global. Durante l'incontro dell'Organizzazione Mondiale del Commercio si rende protagonista di forti proteste e chiede a gran voce un altro mondo. Questo movimento prende poi il nome di Popolo di Seattle e si renderà protagonista di nuove proteste nel 2000 a Praga e in Danimarca. Nel 2001 arriva in Italia, prima a Napoli e poi a Genova. Numerosi sono gli incidenti durante queste proteste rivolte soprattutto contro le multinazionali. Che legame c'è tra il movimento no-global e l'11 settembre?

Finita la guerra fredda, cancellato l'incubo di una guerra nucleare, i popoli possono finalmente iniziare a costruire un nuovo mondo fatto di pace e di benessere, di solidarietà e di felicità; possono pensare a costruire un futuro, una società veramente democratica governata dalle scelte del popolo. Contestano soprattutto le multinazionali che inquinano l' aria che respiriamo, il cibo che mangiamo, la nostra stessa vita, la nostra coscienza. La dominante logica del profitto che ha governato l'occidente fino ad allora non può condividere.

La protesta fa proseliti, attira l'attenzione dei media su temi scottanti e questo non piace ai governi delle multinazionali. La repressione di stampo fascista anziché indebolire il movimento lo rafforza e non può che essere così. Dopo l'11 settembre la spinta del movimento si indebolisce e l'attenzione mondiale si sposta su un nuovo pericolo: il terrorismo islamico internazionale. Si conoscono i rapporti che la famiglia Bin Laden aveva con l'amministrazione USA e ancora non si capisce come tutti i Bin Laden siano potuti scappare in un momento in cui è stato predisposto il blocco aereo. E se in tutto ciò ci fosse una strategia mirata a ristabilire l'ordine e a controllare le masse agitate? A dare ai governi delle multinazionali una delega in bianco, una licenza di prendere qualsiasi decisione in nome della nostra sicurezza? A favorire una svolta autoritaria? Neanche il peggior Machiavelli sarebbe stato in grado di concepire una tale soluzione(la P2 invece sì).

Fantapolitica? Chi conosce la storia sa che a volte la realtà va oltre la nostra immaginazione.