domenica 11 novembre 2007

Dossier Caritas sull'immigrazione

La storia insegna che i flussi migratori non si possono fermare, al massimo si possono governare. I mezzi di comunicazione, in primo luogo quelli di massa, ci trasmettono continuamente l'idea che l'immigrazione sia un fenomeno pericoloso e lo fanno non tanto per razzismo ma perché a loro più conveniente. Fa sicuramente più effetto e più audience un delitto che ha per protagonista un albanese o un rumeno che un normale delitto compiuto da un normale camorrista. Si cavalca così la paura per ciò che è diverso e ciò che non si conosce e tutti noi dovremo fare lo sforzo di conoscere meglio la realtà dell' immigrazione e di farla conoscere agli altri per evitare pericolose derive xenofobe che attraversano l'Italia e che rischiano di condizionare il governo e il sistema politico italiano nelle sue decisioni. Sembra quasi di essere tornati al tempo del fascismo quando essere poveri e miserabili era una colpa e la rivendicazione di diritti una pretesa inaccettabile. Di seguito elenco i risultati del Dossier Statistico 2007 sull'immigrazione pubblicato qualche settimana fa dal Centro Studi e Ricerche IDOS su commissione della Caritas/Migrantes dove linkando potrete trovare la versione integrale.


L'incidenza della popolazione immigrata è ormai del 6,2%(3.690.000) sulla popolazione complessiva e l'Italia è uno dei paesi europei a più alto tasso immigratorio. Stanno sopra di noi solo la Germania e la Spagna. Bisogna dire però che altri paesi come la Francia e l'Inghilterra hanno un'alta percentuale di immigrati di seconda e terza generazione che hanno acquistato la cittadinanza e come tali non rientrano nelle statistiche ma portano comunque gli stessi problemi della popolazione immigrata.
L'intensità dei flussi irregolari è favorita da quote di ingresso non adeguate (rimasugli della Bossi-Fini) che porta a una diffusione del lavoro nero. Si presume che gli immigrati arrivino in Italia solo dopo essere stati ufficialmente assunti, in realtà il permesso arriva dopo che questo è già avvenuto. Nel 2006 il governo ha predisposto 170mila ingressi a fronte di 540mila richieste di assunzione di forza-lavoro immigrata. C'è quindi una carenza nel meccanismo di incontro tra domanda e offerta.
Le misure di rimpatrio spesso sono inefficaci. Per rimpatriare un immigrato è infatti necessario la sua collaborazione: questo deve dichiarare la sua identità e la sua provenienza, cosa che spesso non avviene. L'immigrato viene quindi trattenuto nei Centri di Permanenza Temporanea e costa allo Stato 40 euro al giorno. Nel 2006 su 124.383 immigrati irregolari, solo il 36,5% è stato rimpatriato(45.559). Come suggerisce anche il rapporto della Commissione De Mistura(istituita dall'Onu) sono necessarie misure che favoriscano il rimpatrio tramite il coinvolgimento degli irregolari come limitare il divieto di reingresso a 2 anni(anziché gli attuali 10) e ampliando la categoria dei beneficiari dei rimpatri assistiti.
L'irregolarità favorisce la criminalità. I cittadini stranieri incidono per quasi un quarto sulle denunce penali e sempre per quasi un quarto sulle presenze in carcere. Tra questi la percentuale degli irregolari è dell'80%. Gli stranieri regolari incidono invece sulla popolazione carceraria con un 6%, ossia la stessa identica percentuale di incidenza sulla popolazione complessiva. Ciò dimostra che non esiste assolutamente una predisposizione atavica alla criminalità della popolazione immigrata, ma sono in realtà le condizioni disagiate a favorire i comportamenti devianti.
La capacità di inserimento della popolazione immigrata è dimostrata anche dai dati sul PIL. Il tasso di occupazione è infatti molto alto e gli immigrati producono il 6,1% del PIL. Essi pagano 1,87 miliardi di euro di tasse e con le rimesse contribuiscono notevolmente al risparmio e allo sviluppo dei loro paesi di provenienza. Non a caso il 60% si concentra nel Settentrione.
I gruppi nazionali hanno una spiccata vocazione territoriale. Gli ex jugosalvi si concentrano nel Friuli Venezia Giulia, gli ecuadoriani in Liguria, i filippini e i polacchi a Roma per via della sua particolare attrazione come centro del cattolicesimo.
Cresce la ultimamente discussa presenza dei romeni in Italia favorita dall'ingresso della Romania nell'Ue e dall'affinità culturale sentita dai romeni nei confronti del nostro paese. L'ingresso fu fortemente sostenuto dall'attuale opposizione nella scorsa legislatura (come oggi sostiene l'ingresso della Turchia) senza prenderne in considerazione gli effetti migratori. Molto considerati furono invece gli effetti positivi che avrebbe avuto sul capitale italiano, tanto che oggi
vi operano 20mila delle nostra società anche di rilevante entità. Insomma,come un bambino capriccioso l'opposizione dice sì ai diritti, no ai doveri.
Cresce la presenza femminile impiegata soprattutto nel settore del lavoro domestico e di cura delle persone tanto che oggi si è arrivati a una sostanziale parità dei sessi. Un elemento che favorisce l'integrazione sociale verso cui le donne hanno sempre mostrato maggiore disponibilità e apertura.
Secondo un'indagine della "Makno&Consulting" l'85% degli italiani si fa un'idea dell'immigrazione attraverso i telegiornali e sono convinti che gli irregolari siano almeno il 50% in più dei regolari. Ciò significa che gli italiani sono convinti che la popolazione irregolare sia di 4,5 milioni di persone.
L' Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni ha riscontrato nel 2006, 218 casi di discriminazione su base etnica e razziale nei luoghi di lavoro, l'alloggio, ma anche (cosa ben più grave) nell'erogazione di servizi da parte degli uffici pubblici e delle banche. A essere maggiormente penalizzati sono soprattuto gli africani per il loro diverso colore della pelle.
La forza lavoro straniera è di 1.475.000 persone ed è impiegata principalmente nell'industria e nel terziario. L'85% è occupato come dipendente. La crescita di lavoratori immigrati non è accompagnata da una crescita dei diritti. Spesso sono sottopagati e sfruttati ma crescono le iscrizioni ai sindacati (680.000).
1 milione sono i musulmani insediati con 735 luoghi di preghiera, ma costituiscono solo un terzo della popolazione immigrata. I cristiani sono più della metà e la quota restante si divide tra le varie religioni orientali.
Per realizzare una società interculturale ed interetnica è necessaria una preparazione di tutti che miri a conciliare le diversità dei nuovi venuti con le linee portanti della tradizione occidentale. La base unificante è una società laica come contenitore aperto alle diverse scelte etiche e religiose nel rispetto dei principi fondamentali che stanno alla base del vivere civile. Questo non significa mettere da parte le religioni che spesso hanno una funzione civilizzatrice e un effetto costruttivo per l'intera società.

2 commenti:

Antonio Candeliere ha detto...

articolo interessante

Blog su blogger di Tescaro ha detto...

Complimenti per il vostro interessante blog. Anche sul mio stò trattando un post sulla cultura degli immigrati in Italia e in particolare del Bangladsh, vi invito a visitarlo e a lasciare un commento che sarà molto gradito. Buon pomeriggio da Tiziano