domenica 30 marzo 2008

Tempo di elezioni

Tempo di elezioni nel Belpaese. Si dice spesso che per vincere un elezione è fondamentale sfondare al centro perché, come insegna il teorema dell'elettore mediano, il risultato di una elezione a maggioranza coincide sempre con la volontà dell'elettore mediano.
Chi é l'elettore mediano? Ci vorrebbe un'indagine sociologica per rispondere a questa domanda ma provo a farlo da umile profano. Si può dire che oggi l'elettore mediano non ha ancora deciso per chi votare e probabilmente non ha ancora deciso se andrà a votare. Probabilmente è un pensionato, è legato ai valori tradizionali ed è vittima del carovita. Non a caso le tematiche care ai pensionati diventano campo di battaglia in campagna elettorale e i candidati se li contendono a suon di promesse.
In questi giorni sono impegnato a telefonare nelle case dei miei corregionali per meglio capire se il messaggio di Veltroni è passato, e a informarli che nei prossimi nei giorni sarà nella nostra regione per tenere i suoi comizi. E' una perdita di tempo? E' un' operazione che rischia di avere un nefasto effetto boomerang? Non credo. La storia dell'Italia bipolarista ha dimostrato che mobilitare queste persone, coinvolgerle nel dibattito politico, è fondamentale per poter riuscire a vincere le elezioni. Perché? Con un messaggio semplice e diretto puoi conquistare l'elettore mediano. Berlusconi non ha un consenso militante e radicato ma riesce a svegliare i suoi potenziali elettori da una parte mostrandosi buon padre di famiglia e dall'altra come fiero oppositore dei fantomatici comunisti. Veltroni sa bene come colpire al cuore di queste persone ed è sicuramente più amato di quanto lo fosse Prodi, a prescindere dal fatto che il suo programma venga compreso o meno. Paradossalmente a decidere sono gli indecisi e qualche telefonata a casa ricevuta direttamente "dalla segreteria di Veltroni" può avere l'effetto di convincere a mettere una croce sul simbolo del Pd il 13 aprile, coloro che decideranno di andare a votare in base alla loro voglia di farsi una passeggiata.
Nel mentre che si pensa a come mettere definitivamente in soffitta il berlusconismo si sono tenute in questi giorni le elezioni dell'aggregatore Kilombo. Ottimo risultato per Elfobruno che ottiene più del 50% dei voti, socialista e anticlericale; ma non male anche il risultato del Pieroni, su posizioni popolari, che ottiene la riconferma con 24 voti, più di quanti ne ricevette alle precedenti elezioni. Ciò fa pensare che l'elettore mediano di Kilombo è decisamente diverso da quello del nostro Paese, infatti l'età media è notevolmente più bassa (pochi sono i pensionati) e anche il livello culturale è probabilmente più alto perché già chi dedica parte del suo tempo libero alla scrittura non è sicuramente un italiano medio. Si potrebbe dire allora che Kilombo è decisamente meglio dell' Italia ed in grado di esprimere una visione migliore della società (di conseguenza lo è anche il suo giudizio), ma allora dovremmo mettere in discussione la validità e l'adeguatezza della democrazia. Con ciò voglio dire: é il popolo a doversi scegliere il suo futuro, in tutti i suoi elementi, o sono le cosidette avanguardie (come le definì Lenin) a dover assumere un ruolo guida? In realtà nell' affermazione di Lenin non vi è nulla di innovativo perché sta alla base di una visione aristocratica della società. Aristocrazia o democrazia? Un dilemma insoluto ereditato da Aristotele.
Al di là dei ragionevoli dubbi, Kilombo non è sicuramente un avanguardia in quanto incapace, non solo di avere un ruolo guida nella società (già solo a dirlo mi scappa da ridere), ma anche di organizzarsi in un sistema partecipativo che riesca a coinvolgere tutti i suoi elementi. Su più di 500 iscritti solo 100 e rotti hanno votato, su questo punto lavorerei più che su altro perché non c'è niente più di sinistra che coinvolgere direttamente nell'attività politica tutta la propria base sociale e renderla protagonista nella costruzione di qualcosa.

il cinismo è l'arte di vedere le cose per come sono,
non come dovrebbero essere.

La mia praticità consiste in questo:
nel sapere che a battere la testa contro il muro
è la testa a rompersi e non il muro

mercoledì 19 marzo 2008

Radiografia dei candidati per età e genere

Qualche giorno fa su Il Sole 24ore è stata fatta un'analisi dei candidati sui criteri di età e di genere, riporto i dati solo di quelle forze che riusciranno probabilmente ad avere rappresentanti in Parlamento.
A sinistra è più alta la percentuale di donne candidate. Per il Pd vi è un 58,1% di uomini candidati e 41,9 di donne; mentre per la Sinistra l'Arcobaleno il dato è ancora più importante con un 53,5 di uomini e 46,5 di donne candidate. I dati sono ancora incoraggianti se si analizza il dato per classi di età: la percentuale di donne candidate nella fascia di età compresa tra i 25 e 39 anni va oltre il 50% nel Pd, dato importante in chiave futura, per la formazione di classi dirigenti che sembrano proiettate verso una maggiore parità di genere(non vorrei che si arrivasse al punto di dover introdurre quote uomini). Simile questo dato anche per la Sinistra l'Arcobaleno. In difficoltà le donne nella conquista della riconferma, visto che il Pd la concede al 20,8% delle deputate uscenti e la Sinistra l'Arcobaleno al 23,9.
Nel Pdl invece la percentuale di uomini candidati è del 76,8% contro il 23,2% di donne candidate. Nell' Udc anche peggio: 82,7% di uomini candidati e un misero 17,3% di donne. Nelle classi più giovani anche il Pdl vede una maggiore percentuale di donne candidate mentre i dati rimangono simili nei candidati Udc.
In assoluto il dato peggiore in questa statistica è raggiunto dalle liste di Forza Nuova con un 13,1% di donne candidate.
Se si calcola l'età media dei candidati, la media più bassa per i candidati alla Camera si registra per la lista Sinistra Critica con un'età media di 33,17 anni, mentre la media più alta la conquista il Partito Socialista con 49,09 anni di età media. Tra le forze più grandi la media più bassa la fa registrare la Sinistra l'Arcobaleno con 44,58 anni; segue il Partito Democratico con 45,03; poi l'Udc con 48,19 e quindi il Pdl con 48,7. Più o meno simili i dati per i candidati senatori anche se ovviamente cresce l'età media dato che l'età minima per candidarsi al Senato è di 40 anni. Diminuisce anche la percentuale di candidate donna a Palazzo Madama.

martedì 18 marzo 2008

Ps: una sconfitta dalle antiche origini

Io credo che sia difficile avere un partito socialista forte in Italia dopo Craxi, responsabile storico di un sistema corrotto. L'Italia inoltre è un paese diverso dagli altri europei per la presenza del Vaticano che ha sempre avuto un ruolo molto forte nella società italiana. L'unica alternativa nell'Italia repubblicana è sempre stato il Pci che aveva poco da spartire col laicismo e la coscienza liberale del socialismo europeo. All'elezioni per l'Assemblea Costituente il Partito d'Azione, che ebbe un ruolo militare durante la Resistenza con le Brigate Giustizia e Libertà e anche solide basi teoriche nella dottrina liberalsocialista dei fratelli Rosselli, ottenne una sonora sconfitta proprio a vantaggio del Fronte Popolare (Psi-Pci)e della Dc. Forse l'assenza di un partito socialista di stampo europeo in Italia si deve proprio a errori storici fatti nel passato o da un'impossibilità effettiva, tanto che, come cantava Giorgio Gaber, "qualcuno era comunista perché l'Italia ha il peggiore Partito Socialista d'Europa" e così si è arrivati al paradosso che "qualcuno era comunista perché era così ateo che aveva bisogno di un altra Chiesa".
Neanche Garibaldi, spinto dalle masse, riuscì nell'impresa di mettere in ginocchio le istituzioni vaticane. Credo che una risposta alle ingerenze vaticane possa aversi con una forza politica organizzata che coinvolge i cattolici in un dibattito che li metta a confronto con realtà differenti e con la vita pubblica di autorità alternative al Vaticano, non a caso la prima reazione alla nascita del Regno fu il non expedit di Leone XIII.

venerdì 14 marzo 2008

Statalisti al Nord, liberisti al Sud

Il centrodestra lotta per ottenere un sostentamento pubblico per Alitalia e quindi per Malpensa e quindi per le migliaia di lavoratori del Nord ivi impiegati. Quando si parla invece dei problemi del Sud ci invitano sempre ad aprirci al mercato, a favorire gli investimenti sul nostro territorio, a deregolarizzare(per permettere ai capitali settentrionali di investire ovviamente).
Ma se invece pensiamo a noi stessi? Che succede? Esempio può essere la scelta di Soru in Sardegna con la cosidetta tassa sul lusso, combattuta dai settentrionali che non volevano pagare una tassa a quei pecorari dei sardi. "Investite sulle infrastrutture, create servizi" " non è giusto far pagare una tassa facendo discriminazione tra sardi e non sardi" ci dicevano. E noi "sì, ma questa tassa serve proprio per recepire quei fondi necessari agli investimenti". E la Corte Costituzionale bocciò la legge avallando una logica colonialista.
Intanto la Sardegna, dopo 150 anni di unità, continua a non avere una autostrada e un servizio ferroviario che garantisca di muoverci facilmente all'interno dell'isola e se non fossimo riusciti a liberarci di quel peso morto di Alitalia viaggiare nel continente sarebbe ancora troppo costoso(basti pensare che ancora oggi costa meno viaggiare dagli aeroporti sardi verso le capitali europee che verso il resto d'Italia). La privatizzata Trenitalia intanto rinvia la sopressione della tratta Golfo Aranci - Civitavecchia, fondamentale per lo sviluppo dell'isola e per alcune sue aziende (Keller), deciso per il 1° aprile ma spostato al 30 giugno, probabilmente per motivi elettorali. La tratta non porta utili.
E in Padania chiedono aiuti di Stato. I sardi son pochi e portano pochi voti.

venerdì 7 marzo 2008

Stop alla globalizzazione

Qualche giorno fa Berlusconi ha parlato della necessità di salvaguardare Alitalia e ieri Giulio Tremonti, ministro dell' Economia del suo governo e quindi pezzo grosso tra i suoi consiglieri economici, ha definito la globalizzazione una pazzia di presunte menti illuminate.
Due esponenti della destra liberista italiana criticano gli effetti della globalizzazione, conseguenza della crisi che attraversa nel mondo l'ideologia fondamentalista del libero mercato. Anche negli Stati Uniti, patria di questa ideologia, i candidati democratici e repubblicani riprendono a parlare della necessità di rafforzare lo stato sociale.
Recentemente ho letto Shock Economy - Il capitalismo dei disastri: un analisi storica e documentata di tutti gli eventi che hanno segnato l'ascesa di questa ideologia. Nata nell'Università di Chicago negli anni '50 ha trovato subito il suo capofila e la sua icona in Milton Friedman con la sua opera Capitalismo e libertà. I fondamentalisti del libero mercato hanno diffuso nel mondo la convinzione che un mercato lasciato a sé stesso possa raggiungere la piena allocazione delle risorse e propagare la ricchezza in tutto il mondo. Libero mercato come realizzazione della democrazia in campo economico. Principi cardine di questa dottrina sono l'apertura verso i capitali esteri e la riduzione costante della spesa pubblica e dello stato sociale in netta opposizione alle teorie economiche keynesiane trionfanti nel secondo dopoguerra.
L'autrice, Naomi Klein, racconta come queste teorie abbiano trovato una loro prima applicazione pratica nel Cile di Pinochet negli anni Settanta e sono state imposte con una dura repressione e la perdita delle libertà democratiche. Poi anche in Argentina e in Bolivia il fondamentalismo liberista ha trovato spazio ma è sempre stato contrastato dalla popolazione e imposto con la forza. Quindi negli anni Ottanta ha avuto spazio in patria con Reagan e in Gran Bretagna con Margaret Thatcher. Da allora il virus liberista si è diffuso nel mondo attraverso il lavoro di istituzione finanziarie internazionali come l'FMI e la Banca Mondiale che si sono piegate alla nuova dottrina. Ogni crisi politica nel mondo è stata sfruttata per favorire l'ingresso di capitali stranieri in economie e sistemi sociali deboli. In Polonia, in Russia, in Sudafrica, in Cina le risorse locali sono diventate una fonte di arricchimento soprattutto per imprenditori stranieri a parte il caso della Russia dove un immenso patrimonio industriale creato con fondi pubblici è diventato proprietà privata di una ristretta elitè. In questa ascesa l'apogeo è stato raggiunto in Iraq dove i servizi essenziali(acqua, gas, poste, edilizia)sono stati interamente gestiti da imprese private occidentali spesso con personale importato. In tutti questi paesi la ricchezza prodotta ha riempito le tasche delle multinazionali e non ha avuto il merito di contribuire al benessere economico della popolazione. Anche in Europa si è scelta questa strada allargando in maniera precipitosa la nuova Unione semplicemente per favorire la circolazione dei capitali e permettere alle aziende dei paesi industrializzati di investire in paesi a basso costo di manodopera.
Oggi gli effetti di questa politica scellerata si fanno sentire con un progressivo impoverimento delle fasce sociali più deboli in tutto il mondo. Economisiti come Soros e Stiglitz criticano aspramente la linea delle istituzioni finanziarie internazionali e spingono per favorire la creazione di un sistema di sviluppo locale nei paesi poveri prima di aprire i loro mercati al resto mondo, proprio come avvenne in Italia che senza le sue barriere protezionistiche non avrebbe mai potuto sviluppare un sistema industriale in grado di competere con il resto d'Europa. Nel mondo occidentale cresce la spinta migratoria delle popolazioni povere del mondo e si indebolisce lo stato sociale in nome di una competitività con i mercati emergenti dove la protezione sindacale è minima. Anche le destre di tutto il mondo mettono in discussione l'efficacia di una globalizzazione che è l'affermazione di un sistema corporativo a sostegno dei capitali internazionali; in Italia cresce un movimento che chiede di tornare a una gestione pubblica dell'acqua, negli Stati Uniti si chiede un intervento pubblico per risolvere l'emergenza sanitaria e gli inglesi esprimono ammirazione per il Sistema Sanitario Nazionale del nostro paese. E' necessaria una nuova politica a livello internazionale che permetta di conservare i diritti acquisiti nel mondo industrializzato e permetta ai paesi in via di sviluppo di crescere soprattutto in termini di benessere generale e non solo di prodotto interno lordoe di competitività internazionale.
Il popolo di Genova bistratto e umiliato aveva ragione; un altro mondo non solo è possibile ma è anche necessario.

domenica 2 marzo 2008

Dio è potere

Le gerarchie vaticane sono molto attive nel corso di questa campagna elettorale e sembrano avere come principale obiettivo quello di erogare l'elettorato cattolico del Pd e di spezzare il percorso verso una coscienza critica della comunità dei fedeli.
La Santa Sede ha sempre avuto una naturale vocazione per le forze politiche autoritarie o conservatrici. Appoggiò il regime fascista e nell'Italia repubblicana ha sempre spinto per alleanze della Dc con i partiti di destra pur di non cedere all'avanzamento delle forze progressiste. Per tener fede a questa tradizione, in questo primo scorcio di campagna elettorale Dino Boffo, il direttore di Avvenire, sostiene la necessità dell'esistenza di una forza politica di tradizione cristiana, poi scatena una dura reprimenda nei confronti di Veltroni che candida Umberto Veronesi e apre le porte ai radicali. Arrivano anche le accuse di Famiglia Cristiana secondo cui "questo Pd è un pasticcio veltroniano in salsa pannelliana" e sempre Boffo invita Ferrara a desistere "nella sua lodevole iniziativa che rischia di sottrare voti a liste storicamente già affermate, dove la presenza dei cattolici è collaudata". Da non dimenticare poi l'intervento a gamba tesa di qualche settimana fa di Ratzinger che denunciò il "degrado in cui versa la città di Roma".
Stavolta mi pare innegabile che vi sia una precisa strategia politica, una netta ingerenza di un gruppo di potere sostenuto con fondi pubblici nella vita politica repubblicana. Un istituzione con un ordine autoritario cerca di esercitare potere in un' altra istituzione a ordinamento democratico e pare aver fatto una scelta precisa verso quelle forze politiche che sostengono soluzioni autoritarie e il controllo coatto della masse.
Il Vaticano appare spaventato dalla scelta che oggi il sistema politico sta imponendo agli elettori, e quindi anche ai cattolici, tra due candidati che sembrano non avere intenzione di prendere ordini da Oltretevere. Il 13 aprile potrebbe segnare l'inizio di una nuova stagione nel rapporto tra lo Stato e la Chiesa e di un periodo di irrilevanza per il cattolicismo. Quasi si rimpiange il Partito Comunista.
Noi siamo i sacerdoti del potere. Dio è potere.
Fino a questo momento per te potere è solo una parola
ma è bene che adesso ti faccia un'idea più precisa
di che cosa sia veramente.
(...)Il potere è il potere sugli esseri umani:
sul corpo, ma soprattutto sulla mente.