venerdì 7 marzo 2008

Stop alla globalizzazione

Qualche giorno fa Berlusconi ha parlato della necessità di salvaguardare Alitalia e ieri Giulio Tremonti, ministro dell' Economia del suo governo e quindi pezzo grosso tra i suoi consiglieri economici, ha definito la globalizzazione una pazzia di presunte menti illuminate.
Due esponenti della destra liberista italiana criticano gli effetti della globalizzazione, conseguenza della crisi che attraversa nel mondo l'ideologia fondamentalista del libero mercato. Anche negli Stati Uniti, patria di questa ideologia, i candidati democratici e repubblicani riprendono a parlare della necessità di rafforzare lo stato sociale.
Recentemente ho letto Shock Economy - Il capitalismo dei disastri: un analisi storica e documentata di tutti gli eventi che hanno segnato l'ascesa di questa ideologia. Nata nell'Università di Chicago negli anni '50 ha trovato subito il suo capofila e la sua icona in Milton Friedman con la sua opera Capitalismo e libertà. I fondamentalisti del libero mercato hanno diffuso nel mondo la convinzione che un mercato lasciato a sé stesso possa raggiungere la piena allocazione delle risorse e propagare la ricchezza in tutto il mondo. Libero mercato come realizzazione della democrazia in campo economico. Principi cardine di questa dottrina sono l'apertura verso i capitali esteri e la riduzione costante della spesa pubblica e dello stato sociale in netta opposizione alle teorie economiche keynesiane trionfanti nel secondo dopoguerra.
L'autrice, Naomi Klein, racconta come queste teorie abbiano trovato una loro prima applicazione pratica nel Cile di Pinochet negli anni Settanta e sono state imposte con una dura repressione e la perdita delle libertà democratiche. Poi anche in Argentina e in Bolivia il fondamentalismo liberista ha trovato spazio ma è sempre stato contrastato dalla popolazione e imposto con la forza. Quindi negli anni Ottanta ha avuto spazio in patria con Reagan e in Gran Bretagna con Margaret Thatcher. Da allora il virus liberista si è diffuso nel mondo attraverso il lavoro di istituzione finanziarie internazionali come l'FMI e la Banca Mondiale che si sono piegate alla nuova dottrina. Ogni crisi politica nel mondo è stata sfruttata per favorire l'ingresso di capitali stranieri in economie e sistemi sociali deboli. In Polonia, in Russia, in Sudafrica, in Cina le risorse locali sono diventate una fonte di arricchimento soprattutto per imprenditori stranieri a parte il caso della Russia dove un immenso patrimonio industriale creato con fondi pubblici è diventato proprietà privata di una ristretta elitè. In questa ascesa l'apogeo è stato raggiunto in Iraq dove i servizi essenziali(acqua, gas, poste, edilizia)sono stati interamente gestiti da imprese private occidentali spesso con personale importato. In tutti questi paesi la ricchezza prodotta ha riempito le tasche delle multinazionali e non ha avuto il merito di contribuire al benessere economico della popolazione. Anche in Europa si è scelta questa strada allargando in maniera precipitosa la nuova Unione semplicemente per favorire la circolazione dei capitali e permettere alle aziende dei paesi industrializzati di investire in paesi a basso costo di manodopera.
Oggi gli effetti di questa politica scellerata si fanno sentire con un progressivo impoverimento delle fasce sociali più deboli in tutto il mondo. Economisiti come Soros e Stiglitz criticano aspramente la linea delle istituzioni finanziarie internazionali e spingono per favorire la creazione di un sistema di sviluppo locale nei paesi poveri prima di aprire i loro mercati al resto mondo, proprio come avvenne in Italia che senza le sue barriere protezionistiche non avrebbe mai potuto sviluppare un sistema industriale in grado di competere con il resto d'Europa. Nel mondo occidentale cresce la spinta migratoria delle popolazioni povere del mondo e si indebolisce lo stato sociale in nome di una competitività con i mercati emergenti dove la protezione sindacale è minima. Anche le destre di tutto il mondo mettono in discussione l'efficacia di una globalizzazione che è l'affermazione di un sistema corporativo a sostegno dei capitali internazionali; in Italia cresce un movimento che chiede di tornare a una gestione pubblica dell'acqua, negli Stati Uniti si chiede un intervento pubblico per risolvere l'emergenza sanitaria e gli inglesi esprimono ammirazione per il Sistema Sanitario Nazionale del nostro paese. E' necessaria una nuova politica a livello internazionale che permetta di conservare i diritti acquisiti nel mondo industrializzato e permetta ai paesi in via di sviluppo di crescere soprattutto in termini di benessere generale e non solo di prodotto interno lordoe di competitività internazionale.
Il popolo di Genova bistratto e umiliato aveva ragione; un altro mondo non solo è possibile ma è anche necessario.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Oddio ce ne vuole di coraggio per chiamare due statalisti come Tremonti e Berlusconi liberisti.

Unknown ha detto...

Loro si definiscono tali, e tali sono quando propongono come soluzioni ricette che riducano la spesa pubblica soprattutto nei servizi sociali o spingono per la privatizzazione di alcuni servizi essenziali finora svolti dagli enti pubblici.