domenica 9 dicembre 2007

Essere Laico

Culturalmente sono cristiano. E' impossibile non esserlo visto il contesto in cui sono cresciuto e chiunque in Italia e in Europa pensi di non esserlo è solo un illuso. La domenica come giorno del Signore da dedicare alla famiglia o comunque agli affetti, la carità, la solidarietà, non uccidere, non rubare e infine il fortissimo precetto "ama il tuo prossimo più di te stesso". Son valori che mi hanno influenzato e continuano a influenzarmi e di cui riconosco il senso. La religione o la religiosità è un elemento fondante del vivere comune perché aiuta l'uomo a darsi un codice di regole, a dominare i suoi istinti e le sue passioni e ciò gli consente di elevarsi dalla sua natura animale. La religione genera la società e civilizza l'uomo.
Politicamente non sono cattolico. Non credo infatti nella Chiesa come istituto di potere. Non credo che Wojitila o Ratzinger non debbano parlare ai loro fedeli, alle loro coscienze. Anzi, credo che debbano farlo e che in questa opera contribuiscano al progresso dell' uomo. Non penso però che abbiano il diritto di imporre all' essere umano un' etica e una morale con la forza coercitiva della legge. L'essere umano è dotato di libero arbitrio e se esiste un Dio che gli ha donato questa dote perché non dovrebbe esercitarla? Non sarebbe il rifiuto di un dono divino? Quindi credo che non possa esistere legge che possa vietare al singolo di fare le proprie scelte di coscienza quando non va ad intaccare il diritto all'esistenza altrui. La questione dei diritti civili non è una questione etica o morale ma è una questione politica. Può un' istituzione religiosa avere un ruolo nella promulgazione della legge dello Stato? No, in uno Stato Repubblicano non può, in un Stato Teocratico può.
Se in Europa siamo arrivati a una concezione di questo tipo sullo Stato è perché abbiamo vissuto sulla nostra pelle cosa comporta l'esercizio del potere coercitivo da parte di un'istituzione religiosa. Le sanguinosissime guerre di religione in Francia (non a caso è lì che nasce lo Stato assoluto e l'Illuminismo) e in Inghilterra(dove nasce poi il liberalismo), la Santa Inquisizione (e le sue atroci torture), la tratta dei neri (dichiarati senz'anima e quindi legittimamente schiavizzabili) e le guerre coloniali (in un'opera missionaria) sono consequenza dell' applicazione da parte di un istituzione religiosa di un potere normativo esercitato sia all'interno che all'esterno. Un cattolico (o ateo devoto, visto che vanno di moda) laico dovrebbe chiedersi poi perché in Italia, nonostante la mancanza di una legge sulle unioni civili e una più aperta sulla fecondazione assistita, si registri comunque il tasso più basso di natalità al mondo e sempre meno giovani si sposano. Forse dovrebbe modificare la sua proposta politica.


Un' espressione chiara di cosa significhi essere laici la fece John Kennedy nel suo discorso di insediamento:
Io credo in un’America che ufficialmente non sia cattolica né protestante né ebraica; in cui nessun pubblico ufficiale richieda o accetti istruzioni sulla politica da seguire vuoi dal Papa, vuoi dal Concilio nazionale delle Chiese, vuoi da altre fonti ecclesiastiche; un’America in cui nessun organismo confessionale cerchi di imporre, direttamente o indirettamente, la propria volontà al popolo in generale ovvero alle iniziative dei pubblici funzionari, e in cui la libertà di religione sia una e indivisibile, talché ogni azione contro una delle Chiese sia considerata attentato contro la nazione nel suo complesso. (...)Infine, io credo in un’America in cui prima o poi l'intolleranza religiosa sia destinata a sparire, e in cui tutti gli individui e tutte le Chiese siano trattati da eguali; un’America in cui ognuno abbia lo stesso diritto di frequentare o no la Chiesa che si è scelta, e in cui non si diano voti cattolici o anticattolici, e in generale nessun blocco di voti di alcuna specie: in cui cattolici, protestanti ed ebrei, laici o ecclesiastici che siano, si astengano da quegli atteggiamenti di disprezzo e ostilità che tanto spesso hanno in passato intralciato la loro azione, per promuovere invece l’ideale della fratellanza tra i cittadini americani. Questa è l’America nella quale io credo, ed è anche il tipo di ufficio presidenziale nel quale io credo; un ufficio d’importanza somma che non deve essere né umiliato, facendone lo strumento di questo o quello schieramento confessionale, né insozzato, negando arbitrariamente la possibilità di accedervi a un membro di qualsivoglia raggruppamento confessionale. Il mio ideale è quello di un Presidente le cui opinioni religiose siano questione che riguardi lui solo e cui esse non siano imposte dalla nazione, e tanto meno imposte quale condizione per il mantenimento del suddetto ufficio.

15 commenti:

Unknown ha detto...

interessante.
impossibile non essere cristiano?intanto è importante ch tu faccia questa specificazione, perchè culturalmente essere cristiano non è essere cattolico, non piu'. inoltre io mi sento non cristiano, con ciò non dico di non aver nulla a che fare col cristianesimo, anzi.come non mi sento comunista, ma mi sento vicino a tante intuizioni di marx e l'ideale comunista, etc. la religione fa parte della cultura. mentre i cristiani accettano questo, i semplici cattolici sono chiusi, e non accettano che ci sia chi la pensi diversamente o si comporti diversamente(il film chocolat è emblematico). non a caso la democrazia cristiana non rappresentava i cristiani, nè era votata da tutti i cristiani. la laicità oltre che rispetto per i non credenti, è anche un segno di umiltà, civiltà e dignità per le religioni e i religiosi, perchè rispetta tutti i credo allo stesso modo. il papa vuole comandare e non essere il pastore delle sue pecorelle. la chiesa è una gerarchia di potere spesso immorale in cui il senso religioso viene meno, infatti la dc reincarnava perfettamente questo modello culturale. è ora di cambiare, l'italia è a pezzi, anche per colpa della dc e dell'istituzione vaticana.

Rigitans'
http://blog.libero.it/rigitans

Unknown ha detto...

Si dovrebbe cancellare il Concordato, ecco cosa si dovrebbe fare. Eliminare l'otto per mille, fare concorrenza nelle politiche sociali e insegnare educazione civica invece che religione nelle scuole

Anonimo ha detto...

La distinzione tra cattolico e cristiano non esiste. Il cattolico fa parte della Chiesa di Cristo, come i protestanti, gli anglicani e gli ortodossi. Nè più né meno.

Per quanto riguarda la politica, giusto che ognuno voglia e possa agire secondo coscienza. Non c'è nulla di male decidere secondo le proprie convinzioni culturali. Ma il politico sa anche che quando decide, deve essere sicuro di aver rappresentato tutti i cittadini di una comunità, non solo i suoi elettori.

Escer_78 ha detto...

Concordo che la Chiesa debba tenersi fuori dalla materia politica. Sono d'accordo per l'educazione civica al posto dell'ora di religione, per l'otto per mille...
La vedo diversamente invece quando parli di cultura cristiana.
Innanzitutto, per rispondere ad innoxius, la distinzione tra cattolico e cristiano esiste nel senso che un cattolico è senz'altro un cristiano ma non è vero il contrario. Una distinzione di forma, ma d'altronde di forma ne è piena la Chiesa.
Poi, se da una parte è vero che la cultura cristiana ha fatto e fa parte della nostra storia, non vedo perchè dobbiamo essere etichettati (Ste, proprio tu che detesti le etichette!) a vita come cristiani. Il fatto che io non uccida, rispetti il prossimo e sia generoso, non fa di me per forza un cristiano, benchè si tratti di valori comuni (anche) al cristianesimo. Proprio perchè sono valori presenti anche in altre religioni e filosofie (laicismo compreso), non solo al cristianesimo. Sul fatto che la domenica sia dedicata agli affetti è semplicemente una scelta dettata dalla settimana lavorativa. Che poi una persona senta la domenica come il giorno del Signore o meno dipende da lui. D'altronde molti simboli cristiani sono di origine pagana, ma nessun cristiano direbbe di essere un pagano.
Quindi, anche se il cristianesimo e il cattolicesimo hanno fatto parte della nostra vita (per volere altrui), sentiamoci liberi di prendere ciò che di buono abbiamo imparato da questa dottrina, ma a prescindere da essa, e quindi liberi di prenderne le distanze.
Infine vorrei farti notare come è difficile non storcere il naso quando dici che la religione è fondamentale al progresso di una società quando poi tu stesso, poche righe dopo, parli di Santa Inquisizione, guerre coloniali e tratta dei negri.

Unknown ha detto...

Inno, il cristianesimo non l'ho inteso infatti da un punto di vista religioso, ma culturale. Il cattolicesimo come una cultura politica che mira ad esercitare la sua influenza sulle coscienze degli individui tramite il giogo della legge. Di questioni teologiche non mi intendo e le lascio ai devoti.

Unknown ha detto...

@escer: beh, le idee non sono innate e nascono comunuque su un terreno ideologico preesistente. Così tutti siamo un po' cristiani, un po' marxisti, un po' liberali e un po' illuministi. Non sono innatista.
Quando parlo della necessità di religione o religiosità per fare una società, intendo dire che è attraverso le regole comuni, un codice di valori che l'uomo impara a dominare i suoi istinti e a fare comunità, ma per far sì che queste regole vengano rispettate è necessario paventare l'esistenza di un qualcosa di superiore all'uomo perché queste regole vengano rispettate, Certo in una società che riconosce il valore del fare comunità, che ne sa comprendere il valore e la necessità, l'esistenza del soprannaturale non sarebbe necessario per garantire i rispetto e l'applicazione di queste norme. Sono "culturalmente cristiano" queste sono le aprole che ho usato. Ma potrei dire anche che sono "culturalmente marxista" anche se non lo sono, sicuramente ne subisco in parte i valori.

Anonimo ha detto...

Neanche culturalmente regge. Io sono cattolico, privatamente e in politica, eppure mi sento diverso (e probabilmete lo sono) da un certo tipo di politica cattolica.
Prendiamola invece per come è la realtà, cioè che il mondo cattolico è vario, c'è chi è conservatore, chi progressista, chi così, chi cosà, ma tutti, indipendentemente da come sono schierati culturalmente, sono cattolici.

Quanto alla religione, ha ragione Stefano. Diceva Scoppola, che non era proprio integralista come cattolico, almeno in politica, che la religione può avere una funzione civile. Tale la considerava anche il Machiavelli. Non vedo perché abbandonare anche questa dimensione della religione nella vita pubblica. Anche perché, diciamo la verità, l'uomo che non crede in una religione, crede comunque in un credo alternativo. Chiamatelo laicismo, ma sempre credo è.

Unknown ha detto...

beh, innoxius, non mi vorai dire che tutti i cristiani sono cattolici? E poi ho spiegato che il cattolicismo è un qualcosa che rientra nella sfera politca e materiale, cioè, chi fa e applica leggi? Al Vaticano manca fortemente la possibilità di poter esercitare il potere per imporre i suoi dettami. Essere cristiani significa anche riconoscere l'esistenza del libero arbitrio.
@escer: leggerò odifreddi ma tu devi leggere benedetto croce, quando vai a correre?

Escer_78 ha detto...

Neppure io sono innatista. E infatti neppure i primi cristiani sono nati cristiani. Il cristianesimo affonda le sue radici in religioni molto più antiche, in particolare quella egizia. Nel Libro dei Morti si trovano le Confessioni (non ho rubato, non ho ucciso, non ho commesso ingiustizie, ecc.) a cui il cristianesimo evidentemente si è ispirato. Noi abbiamo appreso questi insegnamenti attraverso la dottrina cristiana, e in questo senso siamo secondo me culturalmente cristiani. Non perchè sono insegnamenti ideati dal cristianesimo.

Leggerò Croce. Riguardo Odifreddi, già pensavo quello che penso, dalla lettura del suo libro ho appreso tanti piccoli dettagli che prima, per pigrizia, non mi ero preso la briga di conoscere.
Sono andato a correre ieri, ma in scioltezza: ho un fastidio al ginocchio per cui riprendo più seriamente da gennaio.

Anonimo ha detto...

No, non ho detto questo. Certo che non tutti i cristiani sono cattolici. Ma quello che voglio farti intendere è che non tutti i cattolici sono come la Binetti, e che se fai una distinzione tra cattolico e cristiano sul fatto che giudichi che tutti i cattolici sono stile Teodem, fai un errore madornale.

Anonimo ha detto...

Tu scrivi che la religione genera la società. Io credo sia l'opposto. La religione è frutto di un processo culturale e non viceversa. Ogni religione, guarda caso, impone delle regole che, ancor prima di essere religiose, servono al viver comune. La punizione divina è lo strumento con il quale si ammoniscono i trasgressori. Dal punto di vista sociale non noto grandi differenze tra una religione e l'altra. Nelle grandi religioni monoteiste vi è sempre un giorno riservato al Signore, esiste in ogni caso il precetto "non uccidere", e quello di "non rubare"

Anonimo ha detto...

Molto vicino a te negli ultimi due post
carnesalli@splinder.com

Unknown ha detto...

rispondo solo a paolo perché è l'unico con cui non ho dialogato.
E' un pò difficile capire se sia nato prima l'uovo e la gallina, quello che sostengo, e credo che tu concordi, è che il sentimento religioso, o meglio la spiritualità è necessaria a formare una società migliore e avviata al progresso, tale da non abbandonarsi a una materialismo senza scopo. La religione è (o dovrebbe essere) espressione della moralità, dell'etica di una società che punta a migliorarsi. Non c'è libertà senza giustizia (scusa il Giellismo).

per tutti. Il succo del mio discorso è che non ci si può considerare completamente avulsi dal contesto culturale(e quindi anche religioso) in cui si forma il nostro pensiero, altrimenti non si può pensare di modificarlo, in meglio possibilmente.

Anonimo ha detto...

cito:
Dal punto di vista sociale non noto grandi differenze tra una religione e l'altra.

l'Italia del tremendo Vaticano e l'Arabia Saudita hanno modelli sociali praticamente identici? Il peso ele rispettive religioni nelo sviluppo di quei modelli sociali è ininfluente?

Unknown ha detto...

@holden: è un po' scorreto citare frasi da un contesto più ampio, infatti non mi ricordo neanche dove ho scritto quella frase.
Comunque sia tu parti dal pressupposto che sia la religione l'elemento culturale fondante di una società. E' un discorso molto ampio e che merita un approfondimento lungo un intera carriera di ricercatore. Sicuramente la religione ha un ruolo nel determinare l'evoluzione dell' organizzazione sociale e politica di una comunità ma, come giustamente in uno dei commenti è stato fatto notare, si può anche sostenere che è l'organizzazione sociale e politica di una società a determinare la sua religione, i suoi valori, le sue norme, etc. E' un discorso appunto molto complesso e ramificato. Con quella frase comunque volevo dire che tutti le religioni cercano di promuovere il bene e la fratellanza. Poi mi potrai pure dire che l'Islam con il concetto delle Jihad non promuove la fratellanza ma a quel punto io direi che le Crociate, il Colonialismo come opera missionaria, la tratta dei negri, e ci aggiungerei anche la ferma opposizione al Relativismo Culturale di cui parla Ratzinger non mi sembrano fatti che dimostrano la maggiore tolleranza del cristianesimo. Galielo Galilei è stato costretto all'biura e Bruno Giordano posto al rogo. Ricordiamoci che siamo noi uomini e donne, con la nostra voglia di pace e giustizia,ad aver creato il nostro mondo e non il Vaticano. Forse lo stesso dovrebbe avvenire nel mondo arabo, ma così come noi teniamo ancora oggi ai nostri simboli religiosi che sono anche simboli culturali e identitari e normale che lo stesso sentimento lo nutrano anche i musulmani. Attaccare la loro religione è attacare la loro cultura e la loro identità