venerdì 18 gennaio 2008

Problema rifiuti: chiamate Re Mida

Sono giorni in cui il tema rifiuti è in primissimo piano, come se prima di oggi non fosse un problema. I rifiuti ci sono e dobbiamo saperli gestire, dobbiamo trovare soluzioni ottimali per minimizzare un problema che non si può evitare. Qualcuno è anche capace di parlare dei rifiuti come una “ricchezza”. I rifiuti sono un problema, sempre e comunque, perchè il bilancio finale, comprensivo dell’aspetto economico, ambientale e sociale, è negativo. Nell’affrontare il problema sui rifiuti, si deve cercare la soluzione muovendosi lungo il ciclo di vita dei rifiuti da monte verso valle. Banalmente, la migliore delle soluzioni, quella utopica, sarebbe poter avere una produzione di rifiuti pari a zero; ma i rifiuti ci sono e qualcosa va fatta. In questo post voglio semplicemente fare un quadro generale del ciclo dei rifiuti (quelli urbani, detti RSU), senza scendere troppo nei dettagli di natura tecnica. Per altre tipologie di rifiuti (pericolosi, sanitari, ecc.) le strade da percorrere sono diverse.
La soluzione ideale del problema rifiuti, quella non utopica, va cercata nei sistemi integrati di smaltimento, con i quali si prevede (sempre muovendoci da monte verso valle): la riduzione del quantitativo di rifiuti da smaltire; il riutilizzo, il ricupero e il riciclaggio; il ricupero energetico per combustione delle frazioni a più alto potere calorifico; il compostaggio o la digestione anaerobica della frazione organica; la minimizzazione dell'impatto ambientale.
In altre parole si deve dare priorità alla minimizzazione nella produzione dei rifiuti. Come? Per prima cosa immettere nel circuito consumistico un quantitativo minore di contenitori monouso. Favorire il riutilizzo quindi, ma anche il ricupero e il riciclaggio. Ricupero e riciclaggio sono possibili laddove funzioni la raccolta differenziata, la cui corretta pianificazione e gestione è di fondamentale importanza, al fine di recuperare o riciclare carta e cartone, vetro, plastica, ferro, sostanza organica, ecc. A questo punto, quello che non è possibile riutilizzare, recuperare o riciclare deve per forza di cose essere smaltito. Laddove è economicamente conveniente (non sempre lo è), i materiali che bruciando garantiscono una elevata produzione di energia (in termini di calore o anche di energia elettrica) conviene vengano termicamente distrutti negli inceneritori. Spesso questi impianti sono chiamati termovalorizzatori per sottolineare il fatto che si ha un recupero energetico, ma nella normativa di riferimento (D. Lgs. 133/05 e D.Lgs. 152/06) non si fa mai uso di questo termine. I rifiuti di natura organica andrebbero invece trattati in impianti di compostaggio o di digestione aerobica, impianti che consentono di produrre compost, ossia materiale utile come fertilizzante. L’ultima spiaggia è la discarica controllata, ed è quindi auspicabile che qui finisca il minor quantitativo possibile di rifiuti. Quali sono questi rifiuti? I prodotti residui della combustione in uscita dall’inceneritore, e, attualmente, anche i rifiuti organici, che invece, come detto prima, sarebbe auspicabile venissero trattati negli impianti di compostaggio. E visto che qualcosa in discarica ci finisce, occorre allora minimizzare l’impatto ambientale, con tutte le scelte progettuali e gestionali del caso. Ma minimizzare l’impatto ambientale è anche una priorità che non riguarda solo le discariche controllate ovviamente, ma anche tutti gli altri processi (pensiamo alle emissioni inquinanti degli inceneritori per esempio) ed interessa anche l’aspetto sociale e paesaggistico.

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