martedì 22 gennaio 2008

Troppa apertura nel Pd

Come uno dei 3,5 milioni di votanti alle primarie del 14 ottobre e come futuro aderente e quindi potenziale candidato mi è venuto da chiedermi cosa diavolo ci facesse Giuliano Ferrara l' Ateo Devoto alle riunioni della Commissione Manifesto dei Valori e per quale stramaledetto motivo abbia avuto l'opportunità di dire la sua a differenza non solo degli elettori, ma anche degli eletti all' Assemblea Costituente. Qualche motivazione la dà Marco Travaglio in un articolo sull' Espresso che riportò qua sotto:

Lo smemorato della 194
DI MARCO TRAVAGLIO


Tutto si può dire del Pd, ma non che sia un partito prevedibile. Pochi dei 3,5 milioni dei votanti alle primarie di ottobre potevano immaginare (tra questi io) che Walter Veltroni avrebbe discusso la legge sull'aborto con Giuliano Ferrara e che il medesimo Ferrara avrebbe preso la parte al comitato Valori del Pd, addirittura invitato a prendervi la parola dal presidente Alfredo Reichlin. La bizzarra rimpatriata tra ex comunisti - un déjà vu anni Settanta - pareva impensabile ancora pochi giorni prima, quando un' illuminante intervista alla Stampa il supermazziere berlusconian-vaticano aveva gettato la maschera sul movente tutto politico della sua "crociata" contro l' aborto: "Mi piacerebbe che i promotori di questa iniziativa fossero un "cattolico adulto" come Prodi, una cattolica democratica come la Bindi e una cattolica ex-comunista come la Turco". E perché non l'amico Silvio, che si dice cattolico a ogni piè sospinto? Ecco: la cosiddetta moratoria non riduce gli aborti, ma in compenso getta una questione sensibile come la 194 tra le ruote già storte del Pd. Altrimenti sarebbe partita durante il governo Berlusconi, che ben si guardò dallo sfiorare il tema. Anche perché la signora Veronica, in una sofferta intervista a Maria Latella, ha raccontato:"Al quinto mese di gravidanza ho saputo che il bambino che aspettavo era malformato e per i due successivi mesi ho cercato di capire, con l'aiuto dei medici, cosa potevo fare, cosa fosse più giusto fare. Al settimo mese sono dolorosamente arrivata alla conclusione di dover abortire" (Corriere della Sera, 8 aprile 2005). A sentire Ferrara ultimo modello, la signora - che tra l'altro è il suo editore - sarebbe un' omicida. Per nobilitare una campagna tutta politica, l'astuto Ferrara invoca il diritto alla vita, sancito dalla Dichiarazione dei diritti dell' uomo del 1948 e due "laici perbene, seri e responsabili": Norberto Bobbio e Pier Paolo Pasolini, che si pronunciarono coraggiosamente contro l'aborto nel 1981 e nel 1975 (quando Ferrara era abortista sfegatato). Quanto al diritto alla vita, è singolare che a farsene paladino sia un ultrà della guerra in Iraq che sorvola sulle centinaia di migliaia di civili ammazzati e giustifica le torture di Abu Ghraib e le detenzioni illegali a Guantanamo. Quanto al compianto Bobbio, le annate del Foglio sono un florilegio di attacchi al filosofo torinese, dipinto come papa laico, guru azionista, moralista e giacobino da strapazzo che "non ha i titoli di profeta e guida della nuova Italia, "parla e scrive col ditino alzato" e "dovrebbe portare rispetto a se stesso, alla sua complicata storia etica e morale (18.5.1996) perché " scriveva lettere d'amore al Duce" (12.1.1999) e "lusingava Togliatti facendosene lusingare" (17.1.1998). Uno che osa vibrare "pugnalate sicarie" a Berlusconi "con gesti verbali da domatore di circo equestre" e lascia incustodita la Costituzione, purché a manometterla siano gli amici" ( 13.11.1996). Insomma un tipaccio abituato a "servire non la verità, ma i suoi rancori personali" e ad " aggiogarsi al carro dei vincitori" (15.9.1999). Il che, detto da Ferrara a Bobbio, fa già ridere. Mai però quanto Ferrara che fa il suo ingresso trionfale al comitato Valori del Pd.



A parte il paragone che fa Travaglio tra Ferrara e Bobbio, dove appare chiaro che le accuse rivolte dall' Ateo Devoto potrebbero benissimo essere a lui stesso indirizzate in un processo psicologico che solo Freud potrebbe spiegarci, a parte la sua storia personale, segnata da innumerevoli cambiamenti di posizione, a parte la storia personale di Veronica Berlusconi che dovrebbe chiarire meglio quanto la decisione di abortire sia sempre sofferta e spetti sempre e comunque al portatore del feto, questo articolo fa riflettere sulla natura del Pd e sugli errori finora commessi.
L'ultima frase di Travaglio è abbastanza sintetica nell'esprimere una situazione paradossale dove lui ride ma molti di noi avrebbero voglia di piangere e di spaccare il muso a qualcuno. E' vero che il Partito Democratico è aperto a chiunque voglia offrire il suo contributo ma a farlo dovrebbero essere solo coloro che si sentono parte di questo progetto, coloro che esercitano il diritto alla partecipazione, ma anche i suoi doveri. Porte aperte a Ferrara, ma se vuole intervenire nelle nostre assemblee deve prima farsi eleggere dai sostenitori del Pd. E non mi si dica che questa è una chiusura, nella società di Diritto ad ogni diritto corrisponde un dovere. E' bene tracciare dei limiti per evitare che alle primarie vengano a votare anche rappresentanti istituzionali eletti nelle file dell'opposizione, come accaduto dalle mie parti. Non sarebbe male richiedere di registrarsi due mesi prima in liste apposite per poter esercitare il voto. Troppa apertura rischia di far inserire in questa azione cavalli di Troia del nemico.

Nessun commento: