Le elezioni spagnole confermano l'avanzata dei partiti "antisistema" in Europa. Antisistema perché evadono dai tradizionali sistemi di partito. In Italia questa esigenza di cambiamento è stata già intercettata dal M5S, che ha per certi versi precorso i tempi. La nostra fragilità non ha infatti origine nella crisi economica dell'ultimo decennio, ma è conseguenza di Tangentopoli e della fine della guerra fredda.
L'unica alternativa possibile sono le forze regionaliste e localistiche. Scozia, Corsica e Catalogna tracciano una linea in questo senso. I cittadini europei sentono sempre più forte la distanza dalle istituzioni e vedono la soluzione in forze politiche che siano espressione specifica del territorio. L'UE ha cercato fino ad oggi di dare risposte organizzative e comunicative, ma non risposte politiche.
In Sardegna i sintomi ci sono tutti. Alle scorse elezioni regionali le liste regionali hanno ottenuto il 35% dei consensi. Alle scorse comunali a Quartu c'è stato un floriregio di liste civiche e candidati che hanno ottenuto anche un buon risultato, per un totale del 46% dei voti espressi. Medesimo floriregio si annuncia per le elezioni di Cagliari dell'anno venturo. Solo un'amministrazione targata PD-Sel che si è preoccupata in primo luogo di amministrare la città, può resistere a quest'onda.
Ecco dove sta la soluzione. Il PD in particolare è riuscito a resistere finora grazie a una classe amministrativa locale capace di rappresentare gli interessi del territorio. Oggi invece è in atto una deriva centralista, piegata a interessi globali, che rischia pregiudicare tutto questo lavoro e di aprire le porte a forze cosiddette "antisistema" che in uno scenario di questo tipo non possono che apparire come l'inevitabile soluzione.
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