Dalla riunione del Consiglio dei Ministri si è giunti ad un accordo per la riforma del sistema pensionistico alle ore 5.31 del 20 luglio:
- dal primo gennaio 2008 si andrà in pensione a 58 anni.
- dall' 1 luglio 2009 si andrà in pensione a quota 95 (somma di età e di anni di contributi) o in alternativa a 59 anni.
- dall'1 gennaio 2011 in pensione si va a quota 96 o a 60 anni.
- dall' 1 gennaio 2013 si andrà in pensione a quota 97 o a 61 anni.
Questo per i lavoratori dipendenti mentre per i lavoratori autonomi basta aumentare tutti i dati forniti di una unità per individuare le quote necessarie.
Sono stati stabiliti anche i criteri per determinare quali sono i lavori usuranti:
- i lavoratori impegnati in attività previsto dal decreto del Ministero del Lavoro del 1999 (decreto Salvi)
- lavoratori considerati notturni
- lavoratori adetti a linea catena: lavoratori dell'industria addetti alla produzione in serie; lavoratori vincolati all'osservanza di un determinato ritmo produttivo; lavoratori che ripetono continuamente lo stesso ciclo lavorativo su parti staccate di un prodotto finale;
- conducenti di mezzi pubblici pesanti
Costoro potranno richiedere il diritto a pensione con requisito anagrafico ridotto di tre anni rispetto a quello previsto purchè abbiamo svolto tale attività per almeno metà del periodo di lavoro complessivo o almeno 7 anni negli ultimi dieci di attività lavorativa.
Mi pare un buon accordo tutto sommato, un accordo che da respiro a questo governo moribondo e che permette di non scaricare ingiustamente tutto il peso di una situazione insostenibile su un unica classe d'età. Si respira un po'.
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