martedì 10 luglio 2007

La rivoluzione digitale

Forse c’è stata e non me ne sono accorto, ma la tanto agognata rivoluzione digitale non credo abbia avuto il successo sperato e propagandato. Il problema viene da lontano. Il duopolio radiotelevisivo, pubblico–privato, che caratterizza il nostro paese ha inizio negli anni ‘80 quando Fininvest acquista Rete 4 e Italia 1. Inizia così la lunga storia che arriva oggi al nostro digitale terrestre. Nel mezzo ci sono le sentenze della Corte Costituzionale che ripetutamente bocciano il sistema venutosi a creare in quanto non garantisce il pluralismo dell’informazione; il D.L. 807/1984 chiamato anche “Berlusconi”, dal principale beneficiario, se non unico, del decreto stesso e l’ultima riforma del 2004 con Gasparri (il c.d. decreto salva rete 4; sì, perché la Consulta per aprire al maggior numero di voci possibile, aveva proposto di privare una rete pubblica della possibilità di trasmettere pubblicità, liberando risorse, mentre sarebbe stato ridotto a due il numero di concessioni nazionali private permettendo però allo stesso soggetto di trasmettere sul satellite). Il digitale in definitiva avrebbe dovuto aprire le porte ad un effettivo pluralismo nell’informazione offrendo la possibilità di uscire dal numero limitato di frequenze che offre il sistema analogico permettendo così l’affacciarsi di nuovi soggetti nel panorama radiotelevisivo. Senza considerare le possibilità stesse che il digitale ha in termini di servizi (e-government, interattività). Ma come possiamo facilmente constatare tutto questo non ha avuto il benché minimo seguito e anche Soru ha alzato bandiera bianca dirottando le cifre per la diffusione dei decoder verso altri progetti. Per il momento la rivoluzione digitale ha conquistato gli appassionati di calcio, consentendo loro di vedere le partite della squadra del cuore e arricchito coloro che hanno prodotto i decoder per la ricezione del segnale digitale. Nella finanziaria del 2004 vennero stanziati 110 milioni di euro al fine di incentivare la diffusione del decoder, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti. La rivoluzione digitale oggi no, domani forse, ma dopodomani (forse 2012) sicuramente.

8 commenti:

Andrea ha detto...

Noto una certa confusione nelle tue affermazioni. Prima di tutto lo scarso successo non ha niente a che vedere con il duoplio RAI - Mediaset. La scarsa diffusione può essere ricondotta inizialmente (quando c'erano gli incentivi) ad un'offerta carente, oggi ad un costo decisamente eccessivo dei decoder ed al fatto che quello che si può definire lo standard internazionale sia senza la piattaforma MHP. E sta proprio lì la vera causa del problema: aver voluto insistere in un passaggio troppo affrettato e pensando di fare da soli senza tenere conto delle scelte delle altre nazioni. L'e-government è una stupidaggine, quando ci si arriverà nessuno si sognerà di utilizzare il televisore perchè tutti utilizzeranno il computer (e forse coincideranno). Le tue affermazioni faziose sulla legge Gasparri ed il decreto Berlusconi non le commento neppure, tanto non c'entrano nulla.
Comunque vedo che la confusione è un po il tema conduttore del tuo blog, altrimenti come potrebbe chiamarsi "Rivoluzione Liberale" ed essere iscritto ad un aggregatore come Kilombo?

Tore ha detto...

Noti male caro Andrea.La mia intenzione non era quella di insinuare che il fallimento del digitale fosse dovuto al duopolio Rai-Mediaset, ma che probabilmente le misure adottate per il suo superamento siano state inadeguate ed abbiano avuto come unica finalità il mantenimento del duopolio stesso.La “diffusione” del digitale è andata di pari passo con il sistema degli incentivi statali e la scarsa diffusione tra gli utenti non è dovuta ad una offerta carente ma ad una scarsa domanda.Nessuno era interessato a questo passaggio che è risultato essere una forzatura.
Le mie affermazioni sul decreto “Berlusconi” e la legge Gasparri per quanto possano sembrare faziose (e probabilmente lo sono) sono parte della storia del sistema radiotelevisivo e si commentano da sole.

Unknown ha detto...

caro andrea,
Tore ti ha risposto sulle questioni tecniche, io ti rispondo sulle ultime righe che riguardano il nome del blog cui sono ideatore.
Io stesso ho scelto il nome e non mi sento incoerente; per usare la stessa espressione di Tore ti dico che sei tu ad aver capito male. Non devi aver molto dimestichezza con l'ambiente politico: anche a sinistra, all'interno della Margherita e dei Ds, nei radicali e nei socialisti, esistono compenenti liberali.
Ma non devi essere tanto ferrato anche in storia e in filosofia politica: probabilmente credi che la parola liberale l'abbia inventata berlusconi e le due cose vadano di pari passo ossia berlusconi=Liberalismo (guardi troppa televisione). Se avessi avuto l'acume, la voglia, il tempo e la pazienza di leggerti meglio questo blog, ti saresti reso conto che fa riferimento a uno dei grandi della storia italiana. Qualcuno che probabilmente tu neanche conosci e che si chiamava Piero Gobetti(ti invito a cliccare sulla sua foto per andare a istruirti un poco).
Gobetti fu uno dei più attivi antifascisti all'inizio degli anni '20 e conduceva la sua ferma critica in un giornale dal titolo "Rivoluzione Liberale" dove aveva spazio anche Antonio Gramsci. Scriveva anche critiche teatrali sull'Unità e diceva frasi del tipo:"il movimento comunista internazionale è un movimento di liberazione perché consegna alla classe operaia una coscienza politica" e "l'italiano medio paga le tasse bestemmiando non rendendosi conto che farlo è un modo per partecipare attivamente alla vita dello Stato"; frasi che Berlusconi non ha mai pronunciato neanche nelle sue barzelette. Morto a 25 anni a seguito dei continui pestaggi squadristi contro un uomo che non si arrendeva alle prepotenze altrui, avrà i suoi eredi nei fratelli Rosselli e in generale nel movimento clandestino Giustizia e Libertà, che, nonostante fu protagonista assoluto nei giorni della Resistenza, non ebbe molta fortuna elettorale e le sue compenenti si dispersero da una parte nel Partito Liberale e dall'altra nel Partito Socialista. Il resto è storia recente, spero che la lezione ti sia servita. D'altronde mi pare che Gobetti lo conoscano molto di più i Kilombiani, dato che nessuno ha mai messo in discussione la mia appartenenza: ci voleva un membro di Tocque-Ville( ma come ci sei arrivato fin qui? ti piace leggere quello che scrivono i comunisti?)

Andrea ha detto...

@Stefano:
Checchè tu ne dica il movimento liberale ha avuto sempre poco a che vedere con il comunismo. Poi se guardiamo gli schieramenti politici al giorno d'oggi, nel centro sinistra troviamo a braccetto il diavolo e l'acqua santa alleati solo perchè sono "contro" qualcosa o qualcuno.
Io leggo sempre i "comunisti", non mi piace leggere solo quelli a cui do ragione.

@tore:
- E' singolare come un duopolio in campo televisivo sia una cosa terribile mentre quello che si è creato in campo bancario è buono e giusto, forse perchè entrambe le banche sono del centro sinistra? (nooooo). Comunque se si vuole superare il duopolio non è certo con il digitale terrestre che lo si fa. Ma hai idea cosa significa mettere in piedi un canale televisivo ai livelli di RAI e Mediaset? il problema non sono solo le frequenze ma le competenze, i capitali, le strutture. Editori televisivi non ci si inventa se si tiene ai propri soldi.
- La domanda la fa l'offerta se è varia e di qualità, nel periodo incentivi a malapena si riusciva a prendere i 6 canali RAI e Mediaset.

Unknown ha detto...

La tua è una personalissima opinione, io ti ho citato fatti storici che motivano l'appartenenza di questo blog a Kilombo. Sul liberalismo potremo discutere anche ore, mi sembri quel tipo di persona che è conivinta che la ragione stia solo dalla sua parte. Anche a destra stanno insieme per essere contro qualcuno: gli uomini liberi, comunisti e non!

Tore ha detto...

In parte iniziamo forse a capirci caro Andrea.La mia chiave di lettura voleva essere quella, la difficoltà di superare il duopolio con l’introduzione del digitale terrestre.Probabilmente viste le difficoltà che tu stesso hai evidenziato la strada del digitale era quella più difficile da percorrere, tanto è vero che del resto non è cambiato niente (probabilmente perché non si voleva cambiare niente).Per quanto riguarda il duopolio delle banche è un'altra storia (non è né buono né giusto, sarei io il fazioso?), ma non credi che un duopolio in campo radiotelevisivo dove in gioco c’è il diritto ad essere informati e a informare possa risultare viziato nel momento in cui il duopolio assume forme monopolistiche (magari nel periodo del governo Berlusconi)?

Andrea ha detto...

@Tore
Il digitale terrestre non è mai stato uno strumento per superare il duopolio, ricordo che si tratta di un piano che coinvolge tutta le nazioni del mondo, reso possibile dagli sviluppi tecnologici e che in Italia si è solo voluto accelerarlo con la motivazione di superare il ritardo tecnologico che ci ha sempre condizionato.
Concordo comunque che a destra il problema duopolio non venga visto come prioritario.
Per quanto riguarda le banche penso che un duopolio o un monopolio sia di gran lunga peggiore di quello in campo televisivo perchè senza soldi nessuna iniziativa può partire o svilupparsi e chi controlla i rubinetti controlla l'Italia, governo compreso. Solo un altro potere è più pericoloso dei banchieri ed è la magistratura (ed anche qui si potrebbe discutere di monopolio o monopolizzazione politica). La televisione è solo una voce, tra l'altro mai stata a senso unico (Michele Santoro ha lavorato anche a Mediaset no?), nel panorama informativo italiano caratterizzato dalla carta stampata che è in netta maggioranza favorevole al centro sinistra.

@Stefano
mi sembra che il discorso stia scadendo, la mia opinione, in quanto mia è personalissima, ed ognuno è (si spera) libero di pensarla come vuole.
Vedi se non pensassi di aver ragione su un argomento sicuramente non sosterrei quell'argomento. Purtroppo in politica molte persone sanno di avere torto ma per tradizione e conformismo si convincono di aver ragione falsificando la realtà delle cose.

Unknown ha detto...

Hai ragione andrea, la discussione sta scadendo, ma non solo per colpa mia. Mentre io ho proposto le mie argomentazioni per spiegarti i motivi dell'appartenenza di questo blog a Kilombo, la tua unica risposta è stata "Checchè tu ne dica il movimento liberale ha avuto sempre poco a che vedere con il comunismo" senza avere spiegato perché e senza avere osato contrargomentare una delle mie affermazioni. Finchè non sarai in grado di fare questo non ci sarà nessuna discussione, non posso parlare con un muro.