martedì 14 agosto 2007

Polemica internazionale a cavallo di Ferragosto

A cavallo di Ferragosto scoppia la polemica internazionale. Le recenti dichiarazioni di Prodi e di D'Alema su Hamas hanno scatenato un putiferio e acceso lo scontro con l'opposizione. Gli israeliani si dicono preoccupati di questo cambiamento di rotta mentre Hamas si rallegra e gli Stati Uniti tacciono. Il Parlamento britannico approva questa linea.
Il problema del Medioriente non è di facile soluzione, nessuno può dire con certezza quale sia la gestione migliore. I metodi di lotta di Hamas e dei palestinesi vengono contestati e considerati illegittimi ma nessuno mette in dubbio la legittimità loro causa: la creazione di un benedetto Stato palestinese(...e se è vero che in amore e in guerra tutto è permesso...). Negli anni '80 del diciannovesimo secolo gli ebrei cominciarono ad affluire in Palestina avallati dal governo del Regno Unito che allora amministrava il Medioriente, per la creazione di un altro benedetto Stato: Israele. Nonostante i vari movimenti arabi di protesta, all'indomani della Seconda Guerra Mondiale nasce Israele con una risoluzione dell'Onu che prevede la creazione anche di uno Stato palestinese con tante piccole macchie di terra inserite nel territorio israeliano. Soluzione che non piace agli arabi e nascono i primi conflitti che porteranno alle due guerre arabo-israeliane, all'occupazione della penisola del Sinai, delle alture del Golan e della Cisgiordania. Quindi le due Intifade e le due guerre in Iraq.
Si dice sempre di volere la pace ma per farlo è necessario prendere atto delle realtà più rappresentative che esistono sul territorio e aprire un dialogo con loro. Sin dall'inizio di questa storia il mondo arabo è sempre stato tenuto fuori da decisioni che lo riguardavano e ha dovuto subirle. Trattato come un popolo inferiore ha sviluppato nei decenni una rabbia che è sfociata in varie forme di conflitto. Oggi si chiede di ignorare Hamas perché è un organizzazione terroristica ma ci si dimentica del grande consenso popolare che incontra tra i palestinesi. L'Occidente va in giro ad "esportare" la democrazia però non ne accetta i risultati ma soprattutto non rispetta la volontà e le esigenze di un popolo. Ci si dimentica che Israele viola da ormai cinquant'anni la risoluzione 181 delle Nazioni Unite, ci si dimentica che Israele domina militarmente il Medioriente grazie alle armi fornite gentilmente dagli Stati Uniti che ogni volta protegge Israele dalle sanzioni del Consiglio di Sicurezza esercitando il suo diritto di veto. Ci si dimentica che Hamas e i palestinesi non fanno terrorismo ma fanno guerra e la fanno con i mezzi che hanno a disposizione, fanno di necessità virtù. Ma noi ragionando da popolo eletto crediamo di essere sempre nel giusto e di avere diritto di fare quello che vogliamo e come vogliamo mentre chi è diverso da noi deve adeguarsi e subire. Arriviamo al punto di pretendere di decidere chi rappresenta i palestinesi e con chi dobbiamo (o meglio dire vogliamo) trattare. L'interlocutore non si può scegliere.
E' una mentalità intollerante e monoteista (opposta al "relativismo culturale") che genera inevitabilmente conflitti.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Stefano, ma come diavolo si fa a completare il claim del blog su Technorati? Gli spiders non riescono a vedere il post con il codice. Mah?!

Anonimo ha detto...

D'accordo con il tuo post...e vorrei precisare che è doveroso per l'Italia dialogare con hamas anche perchè è la nostra invidiabile posizione geopolitica di "ponte" fra medioriente, Africa ed occidente che ce lo impone.

Unknown ha detto...

Non mi intendo molto di questioni tecniche, solitamente mi aiuta escer78, uno dei collaboratori.
Per quanto riguarda il commento di Valerio anche io ritengo che la politica estera è determinata fortemente dalla posizione geografica e non ci si può dimenticare che l'Italia ha importanti relazioni economiche con il mondo arabo e ha interesse non solo a mantenerle ma a nche a consolidarle.