giovedì 21 febbraio 2008

Il festival delle cazzate

Tale è ormai la campagna elettorale in Italia. Forse è anche dettato dai tempi ma si cerca ormai di convicere gli elettori promettendo cose che probabilmente non si potranno realizzare oppure esaltando sé stessi senza nessun fondamento o peggio ancora attaccando gli altri con motivazioni pretestuose. Per questo attendo che questa fase passi per poter parlare finalmente di politica vera al servizio degli elettori e non degli eletti.
Naturalmente non vivo in un altro mondo e seguo le proposte dei candidati in un alternarsi di emozioni. Berlusconi ormai mi genera un'assoluta indifferenza, Casini conati di vomito, Veltroni speranza e Bertinotti passione. Incredibile come tutto questo terremoto politico sia stato determinato dalla Nascita del Pd.
Il cambiamento prima di tutto c'è stato in casa dove è possibile esprimere una leadership autorevole e rappresentativa grazie allo strumento delle primarie. Poi nella sinistra dove si è innescato un meccanismo di aggregazione che ha portato alla formazione di due forze politiche che rappresentano l'una la sinistra riformista e liberale, l'altra la sinistra socialista e critica. Dall'altra parte la nascita del Pd ha portato alla rottura definitiva tra la cultura liberista e autoritaria e la cultura conservatrice e cristiana delle destre. Così il popolo della destra e della sinistra potranno sentirsi rappresentati e spetterà invece alle forze moderate del Pd e del polo bianco il compito di tessere il dialogo e quando sarà necessario anche rompere gli schieramenti in nome dell'unità del popolo. Berlusconi rischia di essere tritato tra Casini, che tenderà sempre di più a marcare le distanze, e Fini, che grazie alla maggiore formazione politica dei suoi colonelli saprà prendere le redini del neonato Pdl. Le parole di Veltroni mi son finora piaciute, tese alla rinconciliazione nazionale, alla costruzione di qualcosa, ma anche quelle di ieri di Bertinotti che ha marcato le deficienze del libero mercato riferendosi alle critiche di Joseph Stiglitz, un economista keynesiano, non certo un marxista. In questo quadro gli elettori potranno scegliere con più chiarezza e sarà possibile delineare politiche di governo adatte alla situazione odierna. La speranza è che nella prossima legislatura queste forze politiche collaborino per stabilizzare questo quadro.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Ogni volta che leggo i tuoi post vedo una eccellente capacità di lucida interpretazione dei fatti politici.

Unknown ha detto...

Grazie per la stima ma credo che molti non la pensino allo stesso modo...

Giuseppe Gallo ha detto...

Ho apprezzato molto la premessa del discorso, anche se forse un po' troppo severa (in campagna elettorale bisogna esporsi un po', altrimenti come si fa a conquistare i consensi?).

Ho qualche dubbio invece sulla previsione fatta verso la fine. Mi sembra difficile che il dialogo possa partire "dal PD e dal polo bianco". Hanno scopi diversi: il PD ha bisogno di rafforzare un sistema bipartico, UDC and CO hanno bisogno di romperlo, per riaprire uno spazio al Centro.

Sulla carta, mi sembra più probabile un (temporaneo) dialogo PD-PDL (almeno sulle grandi questioni istituzionali). Ma bisognerebbe aspettare i risultati elettorali. Le opportunità di dialogo cambiano se vince questa o quell'altra forza.

Anonimo ha detto...

Bè caro omonimo :-) non crucciarti! Quando si esprimono opinioni si può essere criticati! Però non ti si può accusare di scarsa lucidità! Anzi...

Unknown ha detto...

Ciao giuseppe. Non è vero che il Pd mira al bipartitismo, semplicemnte mira a stabilizzare il sistema partitico. Se l'Udc avesse detto sì a un governo Marini probabilmente oggi si starebbe lavorando per una legge elettorale di tipo tedesco...

Giuseppe Gallo ha detto...

Caro Stefano, anche con una legge elettorale di tipo tedesco si può creare un sistema bipartitico. Del resto, in quelle settimane erano diverse le condizioni politiche. Ricordi? Si parlava di un centrodestra composto di quattordici forze e passa. In quelle condizioni era inevitabile pensare a soluzioni diverse. Si muovono i pezzi a seconda della scacchiera su cui si gioca.

La sera del 14 aprile la scacchiera potrebbe essere ancora molto diversa. Un conto è se gli elettori premieranno la scelta di PD e PDL, un altro conto se dovessero riconoscere una significativa fiducia ai piccoli.

Il secondo caso rimetterebbe tutto in discussione, al prezzo però di una drammatica instabilità politica i cui esiti sono difficili da prevedere.

Anonimo ha detto...

Torniamo al concreto. Dal nuovo sito http://www.politiche08.org si evince chiaramente che il voto al Senato potrebbe portare ad un pareggio! La legge elettorale ha un effetto perverso: il PdL potrebbe conquistare 14 regioni su 20 ed ottenere come risultato di avere gli stessi seggi della maggioranza dell'Unione nel 2006, ovvero 158. L'effetto è dato dalle tre distorsioni effettuate dal "porcellum": per prima cosa tutto è fatto a livello regionale, si tratta in verità di 20 piccole elezioni e non di una elezione nazionale, con ben 8 regioni "in bilico", ovvero con un distacco minore del 4% tra PdL e PD. E' chiaro quindi che il guadagno o la perdita di anche una sola regione può essere sufficiente per passare dalla vittoria alla sconfitta per una coalizione. Poi non viene premiato chi vince "molto": se una coalizione è vicina al 55% non vengono assegnati seggi in premio, questo penalizza il PdL che in alcune regioni non riceve senatori in più. Infine la soglia di sbarramento dell'8% ne mette in forse il superamento da parte dell'UDC (in quasi tutte le regioni) e della Sinistra Arcobaleno (in molte regioni): questi seggi potrebbero andare di volta in volta all'una o all'altra delle coalizioni maggiori, cambiando così radicalmente la composizione del Senato.