sabato 5 aprile 2008

Noi, Vescovi di Sicilia

Meno otto alle elezioni. Si vota anche per il rinnovo del consiglio regionale in Sicilia, una terra martoriata dalle cosche mafiose. Non mancano le interconnessioni del potere istituzionale con le cosche tanto che si va al voto proprio per le dimissioni di Totò Cuffaro, condannato a cinque anni per favoreggiamento. Nonostante ciò si presenta alle politiche per un posto sicuro al Senato e alla presidenza della Regione Sicilia si candida il suo erede Raffaele Lombardo che ebba a dire: "Non ci piace Garibaldi, noi dobbiamo rivalutare i nostri briganti". Di fronte a queste candidature, propongo un documento pubblicato dai vescovi siciliani nel 1994, all'indomani dell'omicidio di Don Pino Puglisi da parte della mafia.


Incompatibilità della mafia con il Vangelo
«E’ nostro dovere ribadire la denuncia, altre volte espressa, circa la sua assoluta incompatibilità con il Vangelo […] Tale incompatibilità con il Vangelo è intrinseca alla mafia per se stessa, per le sue motivazioni e per le sue finalità, oltre che per i mezzi e per i metodi adoperati. La mafia appartiene, senza possibilità di eccezione, al regno dei peccato e fa dei suoi operatori altrettanti operai del Maligno».

I mafiosi sono fuori della comunione della chiesa
«Per questa ragione, tutti coloro che, in qualsiasi modo deliberatamente, fanno parte della mafia o a essa aderiscono o pongono atti di connivenza con essa, debbono sapere di essere e di vivere in insanabile opposizione al Vangelo di Gesù Cristo e, per conseguenza, di essere fuori della comunione della sua Chiesa. Né potrà ritenersi escluso da questo giudizio chi, trovandosi in una delle suddette condizioni, pretendesse di coonestarla con atti esteriori di devozione o con elargizioni benefiche. Al limite, siffatte manifestazioni dovranno essere considerate strumentali e perciò false ed esse stesse peccaminose».

A un cristiano non è lecito ricorrere alla mafia per avere aiuti o vantaggi
«Per questa stessa ragione chiedere o accettare qualsiasi forma di intermediazione a persone conosciute come appartenenti o contigue alla mafia e in quanto tali, qualunque sia il vantaggio che se ne voglia o possa ricavare, si deve ritenere che rientri sempre, quanto meno indirettamente, ma non meno colpevolmente, nella fattispecie della connivenza e della collusione».

Contro la mafia la Chiesa oppone il Vangelo
«Contro questa mentalità mafiosa e contro la violenza della mafia, noi Vescovi di Sicilia intendiamo opporre, ancora una volta e più decisamente, la forza disarmata ma irriducibile dei Vangelo, una forza che è per se stessa rivolta alla persuasione, alla promozione e alla conversione delle persone, ma è nello stesso tempo intransigente nel non autorizzare sconti o ingenue transazioni per ciò che concerne il male, chiunque sia a commetterlo o a trarne profitto».

Don Puglisi nuovo modello per tutti, preti e laici
«Don Giuseppe Puglisi ha incarnato pienamente questa duplice forza del Vangelo: egli rappresenta un’indicazione per tutti noi; il modello che ne deriva per il clero di Sicilia e per ogni vero cristiano è la sfida che lanciamo a chiunque gli competa. Se questa sfida dovesse bastare a giustificare per la pastorale delle nostre Chiese la qualifica di pastorale di frontiera, noi la accettiamo, ma solo nel senso della duplice forza dei Vangelo appena rivendicato e con l'invincibile speranza di una redenzione sempre possibile per tutti che da esso ci deriva».

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