mercoledì 13 giugno 2007

A che punto siamo con le liberalizzazioni?

Il decreto Bersani sulle liberalizzazioni non ha mai avuto terreno fertile nell'Italia delle corporazioni tanto da far scendere in piazza le categorie più disparate, dai tassisti agli avvocati. Nessuno poteva sopportare che qualcuno toccasse i propri privilegi acquisiti. Leggo sui giornali che l'Autorità garante della concorrenza si sta apprestando a chiudere la propria Indagine Conoscitiva avviata il 18 gennaio scorso nei confronti di quattordici categorie. Le categorie interessate sono avvocati, commercialisti e ragionieri geometri etc etc etc. Finalità dell'indagine è quella di verificare "lo stato del recepimento dei principi di concorrenza nelle disposizioni di natura deontologica e pattizia, con particolare riferimento all'abolizione delle seguenti restrizioni: obbligatorietà di tariffe fisse o minime; divieto dei c.d. patti di quota lite; divieto, anche parziale, di svolgere pubblicità informativa; divieto di costituire società interdisciplinari tra professionisti". A tutto questo ci si oppone tanto che "nel periodo successivo all'emanazione del decreto, alcuni organismi rappresentativi dei professionisti hanno assunto decisioni volte ad interpretare in senso restrittivo le disposizioni contenute nel decreto anzidetto" ed inoltre "sono pervenute segnalazioni di singoli professionisti relative a comportamenti di alcuni organismi tesi a precludere ai propri iscritti l'opportunità di avvalersi delle leve concorrenziali previste nel decreto". A propria tutela gli ordini hanno avanzato il decoro della professione considerando indecoroso il mancato rispetto dei minimi tariffari, l'utilizzo di alcuni mezzi di comunicazione o la pubblicità comparativa. Sarà, intanto l'Autorità garante va avanti e il momento decisivo è per fine giugno quando l'Autorità trarrà le proprie conclusioni. Che la strada intrapresa sia difficile non se ne avevano dubbi e il ministro Bersani sembrerebbe non mollare nonostante si perdano i pezzi della propria riforma strada facendo. Intanto già nel 2005 il Fondo Monetario Internazionale ha chiaramente "stigmatizzato le criticità regolatorie che impediscono lo sviluppo di efficienti mercati nel settore dei servizi professionali, con danno grave per l'economia intera del Paese". Sempre dello stesso anno il rapporto dell'Ocse che vede "una delle cause della debolezza economica dell'Italia proprio nelle inefficienze dei mercati delle professioni, in quanto regolati in maniera eccessivamente protezionistica". Semplice trarne le conclusioni.

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