sabato 30 giugno 2007

Un altro futuro per l'energia



Per anni l'uomo ha depredato l'ambiente e le sue materie prime; si è legato alla combustione dei fossili e ha destabilizzato l'atmosfera sempre più contribuendo ad innalzare la temperatura terrestre e utilizzando le risorse naturali come se fossero inesauribili.


Ciò che mi ha più sorpreso nel corso di questo dibattito e la questione dell'edilizia: i costruttori hanno sempre meno considerato l'idea di costruire abitazioni che fossero in grado di offrire da sé un clima confortevole. Così il consumo di energia e in particolare di carbonfossile è cresciuto a dismisura soprattutto nelle case. Due decreti legislativi(192/2005, 152/2006) prevedono l'obbligo per i costruttori di fornire le nuove case di sistemi alimentati da energie rinnovabili, ma chissà quanti di loro fino ad oggi hanno rispettato queste direttive.


In una realtà come la Sardegna inoltre si investe poco nella viabilità pubblica e nelle rotaie, così cresce la circolazione su gomma. Tutti questi fattori a livello planetario ci hanno portato a questa situazione di un clima instabile e pericoloso, tanto che si rischia addirittura una nuova era glaciale nel caso in cui tutti i ghiacciai della Groenlandia si sciolgano; in questo caso infatti interromperebbero la circolazione delle correnti oceaniche che si incrociano proprio nei Mari del Nord. Senza l' apporto delle calde correnti del Golfo l'Europa si glacerebbe; si va quindi dal rischio della glaciazione al rischio di desertificazione. Il calore della terra fa evaporare l'umidità presente nel terreno e diminuiscono le acque interne e la loro fertilità. Tutto ciò per colpa nostra.



La soluzione secondo il protocollo di Kyoto sta in primo luogo nel ridurre i nostri consumi, quindi nell'utilizzo di energie rinnovabili e pulite come l'energia solare e l'energia eolica. In Sardegna di sole e di vento ce ne stanno a volontà, anche se mancano i produttori di questi impianti e il rischio sta proprio nello sciaccalaggio di imprese esterne che fanno a gara per ottenere fondi pubblici. La natura su questo territorio offre opportunità, sta alla classe politica saperle gestire. L'assessore all'ambiente Morittu ha sottolineato quanto la nostra riduzione di consumi sia ininfluente quando paesi come la Cina, in piena espansione economica, fanno grande consumo di energie fossili e ritiene necessario prepararsi per affrontare i sempre più evidenti cambiamenti climatici. Ha comunque garantito che la Regione Sardegna sta investendo nella costruzione di impianti eolici e guarda con attenzione alla possibilità di investire sul fotovoltaico. Cresce inoltre l'utilizzo di fonti geotermiche, ossia di impianti che si trovano sotto il suolo per raccogliere il maggiore calore che si trova in quell'ambiente.



Ognuno di noi però nel suo piccolo può fare molto e iniziare a ridurre i suoi consumi, gli enti pubblici devono investire nelle energie rinnovabili e incentivare l'uso dei mezzi pubblici e ancora, applicare i decreti legislativi che impongono nuove norme nella costruzione degli edifici. per chi volesse farsi velocemente un'idea consiglio la visione del film di Al Gore: "Una scomoda verità".

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono molto d'accordo con il tuo articolo perchè nell'universo in cui viviamo ad ogni consumo energetico corrisponde sempre una perdita termica che si riversa nell'ambiente in cui si verifica. Regola prima quindi è diminuire i consumi: meno luci notturne a giorno di città intere, stadi, discoteche, ecc.
meno industria che consuma elettricità in dosi massicce come quella elettronica (componenti di computers, telefonini, ma anche celle al silicio per celle solari, ecc.)
usare un maglione a casa invece che alzare la temperatura dell'appartamento per stare in manichette, ecc.
demolire quei fabbricati che sono stati costruiti in deroga alle norme antispreco o meglio sanzionare quegli enti pubblici (loro funzionari)che accettano quei progetti e che non operano i dovuti controlli e naturalmente chi costruisce
Per quanto sopra dare due o tre telefonini a un bambino e vari giochini elettronici per tenerli buoni costituisce un indubbio spreco sul quale siamo chiamati tutti a decidere.
La lista degli sprechi è enorme e non basterebbe una intera biblioteca a descriverli, bisogna però vedere quanto bene sappiamo predicare e quanto male razzolare.
Sono d'accordo che bisogna utilizzare di più le cosiddette fonti alternative anche se non bastano per la civiltà (sic) cosiddetta moderna. Vento, dove c'è, "vulcanotermia" dove possibile, maree, salti idrici, pannelli solari (termici) vanno bene, le celle solari come ho già detto no perchè devo sprecare molta energia elettrica per la loro realizzazione. Inoltre durano una ventina d'anni e la loro eliminazione pericolosa perchè i componenti sono velenosi.
Con gli sprechi delle popolazioni dei paesi ricchi potremmo far vivere meglio non meno di una popolazione dieci volte maggiore per ordine di grandezza. La domanda quindi è: cosa succederà nel momento in cui quella popolazione povera diventando ricca vorrà consumare (e sprecare) come noi se noi, con il nostro esempio, non le avremo insegnato come vivere?
La conclusione è ovvia.
GIGAS

Unknown ha detto...

certo è che a queste popolazioni che crescono (vedi cinesi) non possiamo opporre la faccia di tosta e chiedergli di ridurre i consumi energetici di investire in energie rinnovabili se prima non lo facciamo noi. Cipotrebbero essere anche vantaggi economici nel lungo termine.

Anonimo ha detto...

Certo che dal numero di commenti a questo ottimo articolo, direi che dell'energia e degli sprechi non gliene può fregare di meno (detto alla romana) a nessuno. I quantitativi di immondizie che produciamo e il loro spaventoso riciclaggio sia in discariche nemmeno progettate, termico(con termovalorizzatori sbagliati)sia delinquenzialmente sotto forma addirittura di concimi, dimostrano, per una grande percentuale senza possibilità di smentita, gli sprechi che la nostra civiltà (sic) e il nostro senso civico combattono solo a parole ma non coi fatti.
Anche il non differenziare lo smaltimento dei rifiuti è uno spreco energetico. Una lattina di alluminio richiede molta energia per essere prodotta, se la mettiamo solo in una discarica oppure la trasformiamo in nanoparticelle in un termovalorizzatore, oltre al danno di salute, tenuto conto che non smetteremo di utilizzarne, ci costerà perlomeno di energia di estrazione di alluminio dal minerale (fusione ad alte temperature).
GIGAS

Anonimo ha detto...

Invio qualcosa da Alice news che non solo ci deve far pensare ma soprattutto agire.
Sono "gassi" nostri
GIGAS


Petrolio: le ultime gocce

Nell'ultimo aggiornamento del suo Medium-Term Oil Market Report [file .pdf], la parigina Agenzia Internazionale dell'Energia (Aie) lancia l'allarme: l'offerta di petrolio non regge più la domanda e i prezzi sono destinati a crescere geometricamente.
Data una crescita annua dell'economia mondiale stimata sul 4,5 per cento, il rapporto prevede che da qui al 2012 la domanda di greggio aumenterà ogni anno di 2,2 punti percentuali, passando dagli attuali 86,1 milioni di barili al giorno a 95,8 mbg.
Questo aumento è dovuto soprattutto al boom dei Paesi Asiatici - Cina e India in primis - e allo sviluppo della regione mediorientale.
In queste aree, la domanda di petrolio cresce circa tre volte più velocemente di quanto faccia nei Paesi dell'Ocse - l'organizzazione che riunisce i Paesi più sviluppati - grazie al fatto che il reddito pro capite ha raggiunto ormai la soglia dei 3000 dollari, livello che determina un cambiamento di qualità nei consumi.
Ad aumentare la domanda globale di greggio contrbuirà probabilmente anche una nuova fase di sviluppo dei trasporti in Nord America.
Di contro, secondo l'Aie la produzione nei Paesi non Opec - Canada, Messico, Usa, Russia, Norvegia e Oman - aumenterà solo dell'1 per cento.
Si stanno esaurendo i giacimenti nel Mare del Nord, in Messico e nel Nord America e i membri dell'Opec avranno quindi buon gioco nell'aprire e chiudere i rubinetti secondo convenienza.
Stante l'attuale livello produttivo, nel 2012 saranno estratti solo 2,6 mbg in più rispetto a oggi, a fronte di una domanda che già nel periodo 2000-2007 è aumentata di 4,6 mbg.
Sempre secondo il rapporto, andrà ancora peggio per il gas naturale, perché in tutti i Paesi Opec la produzione sta calando mentre la domanda resta molto forte.
D'altra parte non è molto chiaro quanto i biocarburanti possano sostituire il petrolio senza compromettere la produzione alimentare o provocare problemi ambientali. Secondo previsioni ottimiste, nel 2012 la produzione di biofuel sarà di 1.75 mbg. E' oltre il doppio del livello attuale, ma corrisponderà solo al 2 per cento della domanda mondiale.

Secondo Lawrence Eagles, responsabile della divisione petrolifera dell'Aie, "qualcosa dovrà succedere. Abbiamo bisogno di sviluppare una maggiore produzione, oppure dobbiamo diminuire la domanda".
Sembra comunque inevitabile un generale spostamento del peso specifico verso l'Opec. Secondo l'Aie, nel 2012 l'Ocse avrà bisogno di 36,2 mbg di greggio forniti dal Cartello, contro i 31,3 attuali. Per quella data, è probabile che l'Opec diventi con la Cina, anche il principale fornitore di carburanti, perché si calcola che il 51 per cento della capacità di raffinazione mondiale sarà in Paesi non Ocse.
L'Aie sta da tempo facendo pressioni sull'Opec affinché aumenti la produzione e, secondo alcuni osservatori, il rapporto si inserisce in queste schermaglie. Secondo l'agenzia parigina, i Paesi raccolti nel Cartello non investono sufficientemente in ricerca e sviluppo e, per forza di cose, questo si riflette sul livello di output.
Nel rapporto, si tace però sia di un possibile aumento della produzione da parte di Iran, Iraq o Venezuela, sia di un ripristino dell'export nigeriano, attualmente bloccato dai disordini politici.
Nel frattempo, le previsioni Aie hanno già avuto effetti sui listini internazionali. Immediatamente dopo la diffusione del rapporto, il Brent è salito a 75,78 dollari al barile (il massimo da 11 mesi).
G.B.
Medium-Term Oil Market Report [file .pdf]